Ghiacciai
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Ghiacciai
I GHIACCIAI
I ghiacci attuali sono i residui dei ghiacciai quaternari che erano molto più estesi.
Il ghiacciaio è in movimento perché sopra il limite delle nevi perenni la neve non si scioglie nel periodo estivo. Questo limite varia dalla latitudine e dalle quote. Le quote maggiori si trovano ai tropici e raggiungono i 6000m., all’equatore la quota è di 4000m.
Al di sopra di questo livello le precipitazioni nevose non si sciolgono completamente e avviene l’accumulo di neve anno dopo anno.
La neve più vecchia si trasforma in ghiaccio, i fiocchi si compattano e si fondono dando origine all’acqua di fusione che chiude i vuoti. Si passa quindi alla formazione del nevaio e poi del ghiacciaio vero e proprio.
Parte della neve può scendere a quote basse sotto forma di valanga, la quale ha origine o per la mancanza di equilibrio gravitazionale o a causa di fenomeni climatici che provocano la fusione degli strati superficiali.
Ai poli si può avere la formazione di ghiacciai per solidificazione dell’acqua marina che forma la banchisa. Il sale presente nell’acqua fa abbassare il punto di fusione che quindi solidifica a basse temperature.
Il ghiacciaio è formato da due parti: un bacino collettore che è una zona di alimentazione , una zona concava del territorio nella quale si accumula la neve; e un bacino ablatore che si trova quando il ghiacciaio scende sotto il limite delle nevi perenni e c’è presenza di fusione.
La parte anteriore del ghiacciaio si chiama fronte o bocca e da questo può uscire un torrente alimentato dall’acqua di fusione.
I ghiacciai si possono suddividere in tre tipi in base alle proprietà fisiche.
Ci sono i ghiacciai polari freddi che sono come il polo sud parti di continente coperti da una calotta, dove per la temperatura che non sale più dello zero non avviene mai fusione.
I ghiacciai temperati o caldi risentono di estati calde e quindi si ha fusione abbondante.
I ghiacciai intermedi o subpolari hanno una fusione intermedia, molto modesta legata alla latitudine e alla quota.
Per quanto riguarda la morfologia esistono:
calotte, che sono distese di ghiaccio che ricoprono parte del continente e arrivano fino al mare.
Qui il ghiacciaio risente dei movimenti del mare: onde, maree e correnti. Le onde sono moti costanti dovuti alla presenza del vento che comprime l’acqua creando le cosiddette onde forzate, mentre se si propagano da quelle forzate si chiamano libere.
Le maree sono moti periodici e dipendono da cause astronomiche dovute alla forza di attrazione della luna. Le correnti invece sono moti irregolari e sono flussi d’acqua con caratteristiche fisiche e chimiche diverse dall’acqua dell’oceano.
Questi moti fratturano il ghiacciaio che si immerge nel mare dando vita agli ICEBERG, montagne di ghiaccio che scendono a latitudini più basse e si sciolgono.
Il ghiacciaio scandinavo è una calotta che ricopre un altopiano e ha lingue che scendono nelle valli.
I ghiacciai alaskiani o pedemontani invece hanno valli parallele e da ogni valle scende una lingua del ghiacciaio che arrivate a valle si fondono perché hanno le stesse caratteristiche chimico-fisiche simili. Se invece queste sono diverse nella fascia pedemontana le lingue non fondono ma scorrono una sull’altra: si ha un ghiacciaio himalayano o a vallivi composte.
Il ghiacciaio alpino ha un bacino collettore (circo) a forma di tazza e quello ablatore molto lungo tanto che si parla di lingua glaciale.
Il ghiacciaio pirenaico invece è formato da raccolte di ghiaccio in cavità della roccia.
Il nevato è una via di mezzo tra il campo innevato e il ghiacciaio.
Il ghiacciaio scivola sulla superficie sulla quale insiste con una velocità che dipende dalla massa, dalla pendenza delle rocce, dalla natura litologica delle rocce (quelle meno erodibili frenano), dalla presenza di acqua di fusione e dalle caratteristiche plastiche del terreno.
Se si fa una sezione trasversale di un ghiacciaio si nota che la parte che si muove di più è quella centrale perché quelle laterali e inferiori hanno a che fare con l’attrito.
Le conseguenze del movimento sono i crepacci, spaccature che isolano enormi blocchi detti seracchi.
I ghiacciai con il loro passaggio modificano i paesaggi.
Come tutti i fenomeni esogeni anche i ghiacciai hanno una triplice azione: erosione, trasporto e accumulo. L’erosione può avvenire per estrazione o esarazione.
Scivolando sulle rocce che hanno caratteristiche diverse e alcune fessure l’acqua di fusione può penetrare in queste fessure. Se l’acqua ghiaccia all’interno della roccia aumentando di volume favorisce la frantumazione delle rocce e il ghiacciaio asporta i frammenti. E’ il fenomeno dell’estrazione.
L’esarazione è legata all’azione meccanica del ghiacciaio sulle rocce. Il ghiacciaio modella le rocce che con il tempo assumono forme caratteristiche. Le rocce montonate per esempio assumono la forma convessa.
Se il ghiacciaio trasporta frammenti rocciosi resistenti questi possono striare le rocce sottostanti, che poi risultano quindi striate.
Anche il territorio assume forme caratteristiche: tipica è la forma a U della valle glaciale che viene scavata anche sui bordi e ha un fondo ampio.
Se si fa un profili longitudinale del territorio si notano zone sopraelevate dette SOGLIE caratterizzate da rocce dure e zone scavate dette OMBELICHI formate da rocce tenere.
Le porzioni più piccole di un ghiacciaio che ha molte diramazioni lasciano delle valli poco profonde dette VALLI PENSILI.
Alcuni frammenti asportati dal ghiacciaio vengono inglobati in esso o trasportati sulla superficie. In questo secondo caso i frammenti lasciati sono i massi erratici, frammenti grassi di composizione litologica diversa dalla zona in cui si sono formati.
Le morene invece sono depositi di materiale di diversa origine e di diversa grandezza. Se si trovano al fronte del ghiacciaio prendono il nome di morene frontali se sono ai lati sono morene laterali.
Le morene mediane si trovano alla confluenza delle lingue del ghiacciaio.
Gli ANFITEATRI MORENICI sono morene disposte a gradoni, il gradone più ampio e più vecchio. Questo ci fanno vedere come si è ritirato il ghiacciaio.
I torrenti alimentati dalle acque di fusione erodono le morene e trasportano il materiale e lo depositano. Questi residui sono detti FLUVIOGLACIALI.
Fonte: http://www.webalice.it/forluca/materials/appunti/SCIENZE.DOC
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