Mastro don Gesualdo riassunto

 

 

 

Mastro don Gesualdo riassunto

 

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Mastro don Gesualdo riassunto

 

Personaggi

Nel racconto i personaggi sono davvero numerosissimi, alcuni dei quali presentati dettagliatamente, altri guardati solamente di sfuggita.

  • La Famiglia Motta: questa famiglia, quella del protagonista, è composta da fornaciai e da muratori, ovverosia: Mastro Don Gesualdo, un muratore che si è arricchito con il suo lavoro; Mastro Nunzio, suo padre, il quale possiede le miniere di gesso; Santo Motta, il fratello minore di Gesualdo; Speranza, la sorella con il marito Burgio e i loro figli; Isabella Motta Trao, figlia di Gesualdo e Bianca Trao nata però dall'amore di Bianca con Ninì Rubiera; vi sono poi vari dipendenti dei Motta, tra i quali: Diodata, fedele serva alla Canziria, essa deve sposarsi con Nanni L'Orbo, ma ha avuto due figli da Gesualdo; Carmine, Brasi, mastro Nardo, Agostino, Neli, Cola Ventura, Mariano, manovali al servizio di don Gesualdo. Purtroppo per lui don Gesualdo non è molto amato tra la nobiltà, infatti si è arricchito con le sue mani con il lavoro ed il sudore della sua fronte e anche quando inizia a frequentare i luoghi dei nobili resta comunque un borghese, guardato sempre di traverso perché ha le mani callose dal lavoro. Ma Gesualdo fa comunque parte dei vinti, della borghesia senza riscatto; infatti anche quando muore viene sbeffeggiato dalla servitù, morirà infatti nella dimora del genero che ha scialacquato i suoi soldi, il vecchio leone morirà in una casa di un altro senza nessun affetto, come era successo al padre Nunzio e alla moglie Bianca che non erano stati da nessuno tranne che appunto da Gesualdo ed il suo amore contadino. Ma il mastro è un uomo solo, con Bianca era riuscito ad avere un approccio, seppur protetto dal pudore contadino, mentre con Isabella è tutta un'altra cosa, lei si vergogna del padre e lui dal canto suo è costretto a sacrificarla alla nobiltà.
  • La Famiglia Trao: sono nobili decaduti che vivono nella squallida miseria del loro grandissimo palazzo ormai in rovina e in procinto di cadere a pezzi. Questa un tempo nobile famiglia è composta da tre fratelli: don Ferdinando, il più anziano dei tre, rimbambito e non molto furbo; don Diego, il secondogenito, molto più furbo del fratello maggiore, è lui che cerca di far qualcosa dopo lo scandalo tra la sorella Bianca e Nini Rubiera, suo cugino; ultima sorella è appunto Bianca, la quale sposerà Gesualdo. I Trao sono una famiglia di cocciuti, rappresentano l'aristocrazia in decadenza, ormai povera, e il loro palazzo ne è lo specchio, ma non accettano lo stesso di lavorare come la gente comune né di affittare camere del loro prezioso palazzo. Il loro decadimento è causato dalla loro stupidità.
  • I numerosi parenti Trao: sono quasi tutti i nobili del paese, ovvero: la Baronessa Rubiera, ricca cugina Trao, e suo figlio Nini, il quale ha provocato lo scandalo con Bianca; al servizio Rubiera vi sono Vito Orlando, Giacalone, Rosaria, Alessi e il garzone Gerbino; vi sono poi Zia Mariannina Sganci, il barone Mendola, cugino Trao come donna Sarina Cirmena, zia tra l'altro di Corrado Lagurna, a cui vorrebbe dare in sposa Isabella; il Marchese Limolì, parente d'animo buono che capisce la gente e due parenti poveri: Zia chiara Macrì e il barone Zacco.
  • Altri personaggi importanti: il canonico Lupi, persona presente in tutti gli intrighi del paese e con le mani in pasta dappertutto, è lui che aiuta a trovare un compagnio a Bianca e a Ninì e che vuole comprare le terre di Zacco assieme alla Baronessa di Rubiera; don Calogero Bugno, arciprete; Padre Angelino, confessore; fra Girolamo, il frate rivoluzionario; il dottor Tavuso, medico del paese; Il notaro Neri; il capitano e la capitana; il Capitano d'arme don Bastiano Strangafame, che alla fin fine sposerà al posto di Nini Fifì Margarone, che fa appunto parte della famiglia Margarone: don Filippo, donna Bellonia, Fifì, Giovannina, Mita e Nicolino; donna Giuseppina d'Alosì, la ricca vedova che sposerà Ninì; Marina di Leyra, amica di Isabella e suo fratello Alvaro Ferdinando Maria Garganatas d Leyra, che sposerà Isabella Motta Trao; i commedianti Pallante e Aglae; I medici di Caltagirone don Vincenzo Capra e don Muscio.

 

Trama

"Mastro Don Gesualdo" è diviso in quattro parti ed ha come centro Vizzini nella Sicilia borbonica degli anni venti prima dell'unità d'Italia. Il racconto inizia all'alba del giorno di San Giovanni, santo patrono di Vizzini, quando le campane svegliano gli abitanti del paesello per accorrere al palazzo dei Trao, in fiamme. Tutto il Paese accorre per spegnere l'incendio e anche per spettegolare sui Trao, ma in quel trambusto don Diego scopre la sorella Bianca in camera con il cugino Ninì, se si venisse a sapere sarebbe uno scandalo, ma il fatto passa Inosservato tra i paesani intenti a spegnere il fuoco capitanati dall'operoso Gesualdo che fa quanto gli è possibile per evitare che succeda qualcosa alla sua roba. Il giorno successivo don Diego si reca dalla cugina Rubiera, madre di Ninì, chiedendo un matrimonio riparatore tra i due, ma la ricca e operosa cugina va su tutte le furie, suo figlio dovrà mettere la testa e sposare una donna ricca e d'alto rango, in quanto a Bianca non sarà difficile trovarle un11 gennaio 2000 marito adeguato. E così grazie all'aiuto del canonico Lupi, gia compagno d'affari meno santi con la baronessa si decide di maritare Ninì con Fifì Margarone e Bianca con don Gesualdo. Il primo matrimonio non andrà in porto, mentre il secondo si, anche se Bianca accetta di sposare Gesualdo solo per riparare al danno commesso con Ninì. Ma Gesualdo è un brav'uomo, sempre pronto con i suoi soldi ad aiutare perenti ed amici, e pensa che Bianca, anche senza dote è pur sempre una nobile: lei metterà il nome e lui la ricchezza. Infatti quando nascerà una figlia prematura (frutto infatti degli amori prematrimoniali di Bianca), verrà chiamata Trao Motta Isabella. Il padre vuole che lei sia una vera signora, e la manda in collegio, ma lei lo delude innamorandosi con un cugino poeta e spiantato: Corrado La Gurna. La relazione è duramente ostacolata da Gesualdo che così facendo si fa odiare anche dalla figlia che però poi finisce per cedere, accondiscendendo al padre e accettando di sposare, con l'aiuto del marchese Limolì un attempato nobile, Alvaro Filippo Maria Gargantas de Leyra, andando a vivere nella sua casa. Con la partenza di Isabella iniziano i guai di don Gesualdo: infatti il genero non fa altro che attingere alle sue casse, parenti, amici e vicini si accaniscono contro di lui infangando il suo nome e le sue ricchezze e Bianca muore consumata dalla tisi e dal dolore della lontananza della figlia. Gesualdo rimane solo, tormentato dai dolori allo stomaco causatigli dal cancro e anche i più quotati medici non sanno che fare per lui. A questo il genero che lo detesta con tutto il cuore decide di trascinarlo nella sua casa di Palermo per guadagnarne l'eredità e promettendogli le cure dei migliori medici. Non c'è però nessuna speranza per il vecchio leone che morirà roso dal cancro in una casa non sua Trascorrendo le ultime ore della vita in compagnia solo di un servo che lo sbeffeggerà. Nemmeno dopo la sua morte qualcuno avrà delle belle parole da destinargli.

 

 

Ambientazione

La vicenda è ambientata a Vizzini, centro agricolo non molto distante da Catania. Vizzini è un grande e animato borgo campagnolo dove convivono persone di ogni genere. Non vi sono riferimenti a fatti storici o date specifiche, vi sono accenni in alcuni punti al 1820-21 e al 1837; si presume che lo svolgimento si collochi tra il 1820 e il 180-45.

Personaggi principali

  • Mastro Don Gesualdo: il protagonista, uomo forte e robusto dall'aspetto forse calmo e pacifico ma che nasconde in realtà il prototipo di self-made-man testardo e sicuro. Si è costruito la fortuna con le sue mani, ha guadagnato (a volte in modo disonesto) ed ora si trova attaccato alla "roba" e ai suoi campi fino al punto di diventare cattivo nei confronti di chi ostacola la sua ascesa. Non si preoccupa troppo della moglie e della figlia perchè è troppo preso dai suoi affari; riesce a fare studiare la figlia nelle scuole perchè la gente parli bene di Isabella, educata e ricca. Il suo attaccamento alla roba sarà la sua rovina fisica e psicologica, la paura dello sperpero lo spaventa fino al punto di morire accorgendosi forse, che in realtà non era mai stato felice veramente.
  • La famiglia Trao: Don Diego e Don Ferdinando sono i tipici nobili del paese attaccati a certi valori e a certe tradizioni ormai passate che vedono nella nobiltà e nelle proprie ricchezze le ragioni principali di vita, per questo si sentono persi quando brucia il loro palazzo con i loro averi. Evidenziando questo loro modo di pensare anche quando non si dimostrano d'accordo con Bianca quando decide di sposarsi e di andarsene da casa. Bianca invece è la classica vittima delle situazioni negative. Debole, infelice e ammalata per tutta la vita sposa un uomo che ama solo la sua posizione nobile, che non è nemmeno il padre di sua figlia. È dolce, sensibile, tranquilla, buona, calma, sincera; la classica ragazza brava e religiosa che tutti odiano e amano allo stesso tempo e così rimarrà fino alla morte.
  • Don Ninì e la Baronessa Rubiera: sono i classici parenti ricchi di Trao, che si prestano a concedere favori soltanto in situazioni veramente tragiche. La baronessa è una donna arrivista, ricca, ambiziosa e molto attaccata alla roba, quasi come Gesualdo. Rimane senza parola e paralizzata solo quando viene a sapere della relazione del figlio con l'attrice perchè si sente ferita nella sua nobiltà di famiglia. Don Ninì è il tipico scavezzacollo di paese a cui piace divertirsi senza pensare troppo ai problemi della vita anche se sembra cambiare quando si innamora di Bianca. Dopo l'amore improvviso per l'attrice (alla quale dà anche un figlio) si trova di fronte a molte difficoltà (la madre è paralizzata per causa sua) e quindi si trova di fronte a un matrimonio quasi obbligato che lo costringe a mettere la testa a posto, anche se forse in fondo in fondo rimane sempre lo stesso.
  • Famiglia Margarone: è formata da mamma, papà Margarone, donna Giovannina, Donna Mita, Donna Bellania, Donna Fifi e dal piccolo nicolino. Una famiglia che riveste un gradino importante all'interno dei pettegolezzi di Vizzini, soprattutto per quanto riguarda donna Fifì e mamma Margarone. Sono due donne vanitose, orgogliose, permalose e si considerano superiori alle altre per ricchezza e aspetto fisico di cui amano andare molto fiere. Purtroppo sono costrette a diventare meno superbe quando Fifì viene lasciata da Don Ninì e di fronte alla bontà e alla generosità della semplice e povera Bianca che si contende con Fifì e il Baronello.
  • L'arciprete Bugno, il Marchese Limoli, Canali, Cav. Peperito, notaio Neri: sono personaggi importanti all'interno della vita del paese; sempre presenti in ogni situazione e attenti a ogni avvenimento. L'arciprete e il marchese sempre pronti a consigliare Bianca in come comportarsi col marito e il suo denaro. Canali, Peperito, Neri, sono pronti a interessarsi a ogni tipo di affare pur di guadagnare denaro, quasi per emulare Gesualdo che invidiano per la sua ascesa dal nulla.
  • Isabella, la sua amica Marina di Leyra e il marito di Isabella: Isabella, la figlia di Bianca e Gesualdo, non ha un buon rapporto con il padre che la considera e la tratta come una perla rara, perchè è erede del patrimonio e quindi è considerata un buon partito. La ragazza è un po' vanitosa ma in fondo buona e forse un po' ingenua a causa del padre. La madre le vuole molto bene anche se non la capisce, solo la zia riesce a tirala un po' su di morale. Cerca nel marito, il fratello della sua amica Marina, un motivo di felicità e di distacco dal padre che però disprezza la figlia perchè il genero sperpera tutto il denaro ereditato in feste ricche e sfarzose.
  • Don Luca il sagrestano: è sempre pronto ad aiutare Gesualdo nei suoi affari e a consigliarlo in tutte le situazioni, cercando di essere più vicino alla famiglia per quanto gli è possibile.
  • Nanni l'orbo, compare Cosimo, Pelagatti, Diodata, Brasi, Camauro, Giacolone: sono sempre pronti ad aiutare il padrone in ogni situazione lavorando duramente senza sosta. Diodata che è l'unica che riesce a dare veramente un momento di vera felicità al padrone del quale è innamorata, dal quale non è però corrisposta; semplice e buona sposerà Nanni l'orbo, lavoratore buono e onesto come lei, e riuscirà a renderla felice. Compare Cosimo, Pelagatti, Brasi, Camauro e Giacolone sono le persone più affezionate a Gesualdo, forse perchè sono le uniche che riescono veramente a capirlo.
  • La famiglia di Gesualdo: è formata da Mastro Nunzio (il padre), il fratello Santo, la sorella Speranza, il cognato Burgio e il loro figlio. Il padre, che contesta il modo di condurre gli affari del figlio, che considera uno spendaccione perchè sperpera gli averi di famiglia che in realtà sono solo i guadagni faticosi di Gesualdo. La sorella e il marito, che sono invidiosi della ricchezza accumulata da Gesualdo, con il quale sono solidali poche volte, e Santo nolta che passa le sue giornate all'osteria.
  • Il sig. Capitano, l'avvocato fiscale, don Liccio Papa, don Filippo, barone Zacco: persone importanti del paese con il quale Gesualdo si contende l'appalto di edifici e l'acquisto di alcune terre fruttuose e importanti. Il barone Zacco e don Liccio Papa che con il loro potere a Vizzini cercano di ostacolare Gesualdo con ogni mezzo, che sono sempre al centro dell'attenzione per quanto riguarda feste, manifestazioni e occasioni importanti. Avari attaccati alla roba cercano sempre di far colpo sulle persone con la loro personalità e modo di agire e comportarsi.
  • Barone Nendola, il canonico Lupi: personaggi influenti che cercano di aiutare Gesualdo nel guadagnare denaro e consigliarlo a proposito del matrimonio che gli potrà essere utile.
  • Personaggi secondari: Aglea l'attrice, Grazia, Rosaria, Pirtuso, Alessi, Corrado, la zia Sganci, zia Macrì, Donna Sarina Cirmena, Donna Giuseppina Alosi, Donna Agrippina, Donna Mariannina, la sig.ra Capitana, zia Filomena.

 

Riassunto

Nella notte di San Giovanni brucia il palazzo della famiglia Trao, una delle più importanti e influenti del paese a causa della loro nobiltà e durante la notte viene scoperta donna Bianca insieme a don Ninì Rubiera. Il giorno dopo don Ferdinando si reca dalla baronessa Rubiera per raccontarle il fatto; ella però non vuole vedere il figlio sposato con una ragazza povera, così la convince a maritarsi con Gesualdo Motta soprattutto per interessi economici. Intanto Don Ninì rifuta di sposare Fifì e dopo il breve amore con Aglea si trova costretto a un matrimonio di convenienza con Donna Giuseppina Alosi. Isabella orami cresciuta se ne torna a Vizzini dopo aver studiato a Palermo; si innamora di Corrado Lagurna, con il quale si trova a suo agio, nipote della zia Cirmana. Poche settimane dopo muore il padre di Gesualdo insieme ad altri cari amici a causa del colera, così Santo e Speranza pretendono la divisione delle terre perchè sono convinti che appartengano al padre; ciò segna l'inizio della "decadenza di Gesualdo". Ad aggravare la situazione subentra Isabella che ama Corrado contro il volere del padre, così quando viene rimandata a Palermo, scappa per tornare dall'amato. Gesualdo la convince a sposare il duca di Leyra che non la amerà mai ma dissiperà tutta la dote della figlia in ricevimenti. Isabella si sente sola senza Corrado. Bianca muore di Tisi e Gesualdo rimane solo con Diodata dalla quale ha due figli che non riconoscerà mai. La rivoluzione giunge anche a vizzini, dove i contadini pretendono le loro terre e Gesualdo si rifugia da Limoli dove si ammala. Tornato a casa non trova nemmeno Diodata che lo ha abbandonato; Gesualdo muore in solitudine nel suo palazzo a causa della malattia provocata dai dolori di famiglia, la figlia e gli eredi che vogliono dividersi la sua eredità e dal suo troppo attaccamento alla roba dalla quale si accorge di avere avuto soltanto dispiaceri.

 

Fonte: http://quintac.altervista.org/appunti/italiano/mdg.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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Riassunto di “Mastro Don Gesualdo” di Giovanni Verga

Parte I

Capitolo 1

La vicenda inizia durante le prime luci dell’alba, quando scoppia un incendio in casa Trao, dove vivono Don Ferdinando, don Diego e la sorella Bianca,un tempo ricchi, ma ora ridotti in miseria, scoppia un incendio, dove accorre tutto il paese. Nel parapiglia generale, i due fratelli cercano Bianca, mentre mastro don Gesualdo tenta di convincere la gente a spegnere il fuoco, preoccupato che si possa estendere fino a casa sua.  Bianca viene scoperta dal fratello con un uomo, Don Ninì, figlio della baronessa Rubiera, una loro parente ricca.

Capitolo 2

 Il giorno seguente, Don Diego si reca dalla Baronessa che si dichiara pronta ad aiutarli, anche se senza troppa convinzione, e, quando viene sapere della relazione del figlio con Bianca, si arrabbia molto ma fa intendere che non ha intenzione di farli sposare. Oltretutto, Don Ninì deve sposare Donna Fifì, una ragazza ricca e superba.

Capitolo 3

Durante un ricevimento, i parenti dei Trao discutono sull’eventualità di far sposare Bianca con Mastro Don Gesualdo.
Pensano che permettere a Don Gesualdo di imparentarsi con loro sia un disonore, ma d'altronde per Bianca non ci sono molte altre possibilità, in quanto senza dote e disonorata, e pensano che sia la soluzione migliore.

Capitolo 4

Don Gesualdo non sa se sposare Bianca o meno.  Si reca a controllare i muratori che aveva lasciato sotto la sorveglianza del fratello Santo e si arrabbia con lui, perché non si impegna affatto nel lavoro.  Parla con Diodata, sua serva fedele ed innamorata, le chiede scherzando se ha qualcuno che la corteggia. Infine le dice dell’opportunità di imparentarsi con i Trao e la ragazza si rattrista.

Capitolo 5

Accade un incidente: il crollo di un ponte e tutti se la prendono con Mastro Don Gesualdo

Capitolo 6

Don Luca cerca di convincere Bianca a sposarsi con Don Gesualdo.  Infine la ragazza accetta solo per salvare l’onore macchiato dalla sua storia con il cugino. 

Capitolo 7

Mastro don Gesualdo e Bianca si sposano, benché non abbiano la benedizione dei fratelli di lei.

Parte II

Capitolo 1

Nel paese si mettono all’asta le terre comunali, e Mastro Don Gesualdo le compra.  Ciolla vuole scatenare una sommossa contro di lui.

Capitolo 2

Inizia la rivolta per protestare; nel paese si pensa che non sia giusto che le terre comunali vadano tutte a Don Gesualdo

Capitolo 3

Don Diego, il fratello di Bianca, si ammala e muore.  Bianca, incinta da vari mesi, sviene per il dolore, e viene chiamato un medico.

Capitolo 4

Mastro Titta, il parrucchiere delle attrici, consegna a donna Fifì una lettera lasciva di Don Ninì indirizzata ad una commediante.
Bianca partorisce una bambina che assomiglia incredibilmente a Ninì Rubiera. 
Donna Fifì dice a Don Ninì della lettera e lo lascia. Si crea un gran trambusto a teatro, ma l’attrice dichiara di non conoscere e di non voler conoscere Antonio Rubiera, ma dopo vari regali di Ninì, che si indebita per comprarli, decide di incontrarlo.

Capitolo 5

La baronessa Rubiera scopre della storia tra Ninì e l’attrice e degli sperperi fatti dal figlio e per la rabbia si ammala e diventa muta.

Parte III

Capitolo 1

Isabella, la figlia di Bianca e di Mastro Don Gesualdo, ma in realtà concepita da Don Ninì, viene mandata in collegio per volere di Gesualdo, anche se Bianca era contraria.  Isabella si rifiuta di farsi chiamare Motta, perché è una Trao e prova una forte ostilità verso il padre.
Scoppia un’epidemia di colera a Palermo e Isabella viene mandata a casa.

Capitolo 2

La famiglia di Mastro don Gesualdo si trasferisce in campagna per scampare al colera.  Bianca sta male.
Isabella conosce un giovane poeta, Corrado la Gurna, di cui si innamora.
Si presenta Nanni l’orbo, sposato con Diodata, con i figli della moglie e di Mastro Don Gesualdo, che hanno chiamato Nunzio e Gesualdo, chiedendo delle terre.  Di malavoglia, Don Gesualdo gliele concede.

Capitolo 3

Mastro Don Gesualdo torna in paese, perché il padre Nunzio sta male. Nunzio muore, Nanni l’orbo si ripresenta con i figli illegittimi di don Gesualdo e chiede delle altre terre.

Capitolo 4

I fratelli di Gesualdo si spartiscono l’eredità.
Mastro Don Gesualdo fa arrestare Corrado, lo vede come una minaccia per la figlia, che manda momentaneamente in monastero.
Decide di far sposare a Isabella il Duca di Leya; la ragazza non vuole ma infine cede al volere del padre e si trasferisce nel palazzo del Duca a Palermo.

Parte IV

Capitolo 1

Isabella minaccia di suicidarsi perché è infelice con il Duca, uomo spietato non innamorato di lei e che ha sperperato la dote.
Bianca sta per morire e vorrebbe vedere la figlia, anch’essa cagionevole di salute.

Capitolo 2

Mastro don Gesualdo viene abbandonato anche dai servi.
Bianca fa promettere al marito di non risposarsi e muore.

Capitolo 3

Mastro Don Gesualdo rimane solo e sofferente, torturato da atroci dolori di stomaco. 

Capitolo 4

Gesualdo si fa ospitare dal marchese Limoli, ma poi si trasferisce da Don Ferdinando.
Il genero, che lo disprezza ma vuole a tutti i costi accaparrarsi l’eredità, lo costringe a trasferirirsi anche lui a Palermo. 

Capitolo 5

Mastro don Gesualdo sta per morire.  Vorrebbe fare testamento per lasciare una parte dell’eredità ai figli illegittimi, ma dato che legalmente Isabella è l’unica erede, le chiede di fare una donazione. Muore assistito solo da un servitore, che ritiene questo compito indegno persino per lui.
SCHEDA DI LETTURA


Titolo: Mastro don Gesualdo;
Autore: Giovanni Verga;
Editore: Alberto Peruzzo;
Editio Princeps: 1889;
Pagine: 214;
Capitoli: 4 parti divide rispettivamente in 7, 5 4 e 5 capitoli;
Lingua originale: Italiano;
Genere letterario: Romanzo verista;
CONTENUTO:
Bianca Trao, una giovane discendente di una famiglia di nobili decaduti, si trova nella sua stanza con suo cugino, il baronetto Ninì Rubiera, mentre gli abitanti del paese stanno cercando di spegnere il fuoco nella sua casa.
Dato che la madre di Ninì non vuole che i due si sposino Bianca viene promessa sposa a Mastro–don Gesualdo Motta, suo vicino di casa, e Ninì si fidanza con Donna Fifì.
Don Diego, Il fratello di Bianca, inizialmente non acconsente al matrimonio, ma poi si sente male e così dice a Bianca di fare ciò che vuole, spinto soprattutto dalle parole della zia Sganci. Bianca e Mastro–don Gesualdo, quindi, si sposano.
Mastro–don Gesualdo decide d'entrare nella Carboneria convinto dalle parole del canonico Lupi.
Intanto don Diego è quasi in punto di morte; Bianca alla notizia va immediatamente da lui e, quando muore, perde i sensi.
Ninì s'innamora di una prima donna di nome Aglae. Donna Fifì gli fa una scenata e così lui tronca il loro fidanzamento.
Bianca, rimasta incinta di Ninì, partorisce una bambina che viene battezzata con il nome Isabella Trao e che assomiglia tutta a suo padre. Mastro–don Gesualdo all’età di cinque anni la manda al Collegio di Maria e poi, quando diviene più grande, al primo educatorio di Palermo.
Intanto Ninì si sposa, per pura convenienza, con Donna Giuseppina Alòsi, facendo, così, infuriare l’amante di lei, Peperito.
Nel 1837 c’è un’epidemia di colera e Mastro–don Gesualdo, dopo essere andato a prendere Isabella, parte con lei e Bianca per Mangalavite. Lì Isabella s'innamora di suo cugino Corrado, figlio di Cirmena.
Il padre di Mastro–don Gesualdo si sente male e lui è costretto a partire per la Salonia dove resta per tutta la notte; quando si sveglia trova suo padre morto.
Mastro–don Gesualdo, tornato a Mangalavite, manda via zia Sarina, Cirmena e Corrado non essendo felice dell’amore che unisce Isabella e Corrado. La famiglia Motta torna in paese e Isabella e Corrado continuano a vedersi. Ciò fa sì che Mastro–don Gesualdo decida di mandare sua figlia al Collegio di Maria. Corrado riesce, però, a mandarle dei messaggi e un giorno Isabella scappa con lui.
Dopo poco i due vengono trovati; Corrado viene arrestato e Isabella rinchiusa al monastero di Santa Teresa e poi promessa sposa al quarantenne duca di Leyra, un aristocratico palermitano a cui interessava soltanto la dote.
I due si sposano e si trasferiscono a Palermo. Dopo pochi mesi Isabella vuole suicidarsi perché il matrimonio è un fallimento.
Bianca, che era malata da molto tempo, peggiora e muore. Anche Mastro–don Gesualdo, dopo la morte di sua moglie, si ammala. Il marito di Isabella decide, allora, di trasferire da loro a Palermo per farlo curare dai migliori medici, ma dopo un po' di tempo Mastro–don Gesualdo muore solo.

Personaggi e loro tipologia:





MASTRO DON GESUALDO: protagonista
Uomo forte e robusto dall'aspetto forse calmo e pacifico ma che nasconde in realtà il prototipo di self-made-man testardo e sicuro. Si è costruito la fortuna con le sue mani, ha guadagnato (a volte in modo disonesto) ed ora si trova attaccato alla "roba" e ai suoi campi fino al punto di diventare cattivo nei confronti di chi ostacola la sua ascesa. Non si preoccupa troppo della moglie e della figlia perchè è troppo preso dai suoi affari; riesce a fare studiare la figlia nelle scuole perchè la gente parli bene di Isabella, educata e ricca. Il suo attaccamento alla roba sarà la sua rovina fisica e psicologica, la paura dello sperpero lo spaventa fino al punto di morire accorgendosi forse, che in realtà non era mai stato felice veramente.

LA FAMIGLIA TRAO:
Don Diego e Don Ferdinando sono i tipici nobili del paese attaccati a certi valori e a certe tradizioni ormai passate che vedono nella nobiltà e nelle proprie ricchezze le ragioni principali di vita, per questo si sentono persi quando brucia il loro palazzo con i loro averi. Evidenziando questo loro modo di pensare anche quando non si dimostrano d'accordo con Bianca quando decide di sposarsi e di andarsene da casa. Bianca invece è la classica vittima delle situazioni negative. Debole, infelice e ammalata per tutta la vita sposa un uomo che ama solo la sua posizione nobile, che non è nemmeno il padre di sua figlia. E' dolce, sensibile, tranquilla, buona, calma, sincera; la classica ragazza brava e religiosa che tutti odiano e amano allo stesso tempo e così rimarrà fino alla morte.

DON NINI' E LA BARONESSA RUBIERA:
Sono i classici parenti ricchi di Trao, che si prestano a concedere favori soltanto in situazioni veramente tragiche. La baronessa è una donna arrivista, ricca, ambiziosa e molto attaccata alla roba, quasi come Gesualdo. Rimane senza parola e paralizzata solo quando viene a sapere della relazione del figlio con l'attrice perchè si sente ferita nella sua nobiltà di famiglia.

Don Ninì è il tipico scavezzacollo di paese a cui piace divertirsi senza pensare troppo ai problemi della vita anche se sembra cambiare quando si innamora di Bianca. Dopo l'amore improvviso per l'attrice (alla quale dà anche un figlio) si trova di fronte a molte difficoltà (la madre è paralizzata per causa sua) e quindi si trova di fronte a un matrimonio quasi obbligato che lo costringe a mettere la testa a posto, anche se forse in fondo in fondo rimane sempre lo stesso.

FAMIGLIA MARGARONE:
E' formata da mamma, papà Margarone, donna Giovannina, Donna Mita, Donna Bellania, Donna Fifi e dal piccolo nicolino. Una famiglia che riveste un gradino importante all'interno dei pettegolezzi di Vizzini, soprattutto per quanto riguarda donna Fifì e mamma Margarone. Sono due donne vanitose, orgogliose, permalose e si considerano superiori alle altre per ricchezza e aspetto fisico di cui amano andare molto fiere. Purtroppo sono cotrette a diventare meno superbe quando Fifì viene lasciata da Don Ninì e di fronte alla bontà e alla generosità della semplice e povera Bianca che si contende con Fifì e il Baronello.

L'ARCIPRETE BUGNO, IL MARCHESE LIMOLI, CANALI, CAV. PEPERITO, NOTAIO NERI:
Sono personaggi importanti all'interno della vita del paese; sempre presenti in ogni situazione e attenti a ogni avvenimento. L'arciprete e il marchese sempre pronti a consigliare Bianca in come comportarsi col marito e il suo denaro. Canali, Peperito, Neri, sono pronti a interessarsi a ogni tipo di affare pur di guadagnare denaro, quasi per emulare Gesualdo che invidiano per la sua ascesa dal nulla.

ISABELLA (FIGLIA DI BIANCA E GESUALDO), LA SUA AMICA MARINA DI LEYRA E IL MARITO DI ISABELLA:
Isabella non ha un buon rapporto con il padre che la considera e la tratta come una perla rara, perchè è erede del patrimonio e quindi è considerata un buon partito. La ragazza è un po' vanitosa ma in fondo buona e forse un po' ingenua a causa del padre. La madre le vuole molto bene anche se non la capisce, solo la zia riesce a tirala un po' su di morale. Cerca nel marito, il fratello della sua amica Marina, un motivo di felicità e di distacco dal padre che però disprezza la figlia perchè il genero sperpera tutto il denaro ereditato in feste ricche e sfarzose.

DON LUCA IL SAGRESTANO:
E' sempre pronto ad aiutare Gesualdo nei suoi affari e a consigliarlo in tutte le situazioni, cercando di essere più vicino alla famiglia per quanto gli è possibile.

NANNI L'ORBO, COMPARE COSIMO, PELAGATTI, DIODATA, BRASI, CAMAURO, GIACOLONE (DIPENDENTE DI GESUALDO):
Sono sempre pronti ad aiutare il padrone in ogni situazione lavorando duramente senza sosta. Diodata che è l'unica che riesce a dare veramente un momento di vera felicità al padrone del quale è innamorata, dal quale non è però corrisposta; semplice e buona sposerà Nanni l'orbo, lavoratore buono e onesto come lei, e riuscirà a renderla felice. Compare Cosimo, Pelagatti, Brasi, Camauro e Giacolone sono le persone più affezionate a Gesualdo, forse perchè sono le uniche che riescono veramente a capirlo.

LA FAMIGLIA DI GESUALDO:
E' formata da Mastro Nunzio (il padre), il fratello Santo, la sorella Speranza, il cognato Burgio e il loro figlio. Il padre, che contesta il modo di condurre gli affari del figlio, che considera uno spendaccione perchè sperpera gli averi di famiglia che in realtà sono solo i guadagni faticosi di Gesualdo. La sorella e il marito, che sono invidiosi della ricchezza accumulata da Gesualdo, con il quale sono solidali poche volte, e Santo nolta che passa le sue giornate all'osteria.

IL SIG. CAPITANO, L'AVVOCATO FISCALE, DON LICCIO PAPA, DON FILIPPO, BARONE ZACCO:
Persone importanti del paese con il quale Gesualdo si contende l'appalto di edifici e l'acquisto di alcune terre fruttuose e importanti. Il barone Zacco e don Liccio Papa che con il loro potere a Vizzini cercano di ostacolare Gesualdo con ogni mezzo, che sono sempre al centro dell'attenzione per quanto riguarda feste, manifestazioni e occasioni importanti. Avari attaccati alla roba cercano sempre di far colpo sulle persone con la loro personalità e modo di agire e comportarsi.

BARONE NENDOLA, IL CANONICO LUPI:
Personaggi influenti che cercano di aiutare Gesualdo nel guadagnare denaro e consigliarlo a proposito del matrimonio che gli potrà essere utile.

PERSONAGGI SECONDARI: Aglea l'attrice, Grazia, Rosaria, Pirtuso, Alessi, Corrado, la zia Sganci, zia Macrì, Donna Sarina Cirmena, Donna Giuseppina Alosi, Donna Agrippina, Donna Mariannina, la sig.ra Capitana, zia Filomena.

ELENCO DELLE COMPARSE:

Assumono un particolare rilievo in certe parti del romanzo anche:

i fratelli don Diego e Don Ferdinando Trao: fratelli di Bianca, il primo si oppone al suo matrimonio per l’onore del casato ma è costretto a cedere, l’altro è demente e non capisce ciò che gli accade attorno
il canonico Lupi: prima socio e poi avversario in affari di Gesualdo
mastro Nunzio: padre di Gesualdo, rinnega il figlio e non lo perdona neanche in punto di morte perché lo ha estromesso dagli affari che non sapeva condurre
Speranza: sorella di Gesualdo, lo sfrutta quando ancora non si è sposato, lo disprezza poi perché si è arricchito, infine gli fa causa alla morte del padre per l’eredità, lo accudisce poi quando è gravemente malato
Il barone Ninì Rubiera: ha una relazione con Bianca da cui nasce Isabella, è promesso a donna Fifì Margarone ma si invaghisce della prima donna Aglae, per conquistarla le fa un sacco di regali che non può pagare e si fa fare un prestito da Mastro don Gesualdo, la relazione finisce male e lui, pieno di debiti è costretto a sposare donna Giuseppina Alosi, da cui avrà molti figli.


ALTRE COMPARSE:

Vito Orlando, Nanni l’orbo, Cosimo, Don Luca, Pelagatti, Giacalone, Santo Motta, massaro Fortunato Burgio, Don Liccio Papa, il Capitano, l’Avvocato fiscale, dott. Tavuso, donna Fifì, donna Giovannina, donna Mita, la mamma Margarone, donna Bellonia, Nicolino Margarone, don Filippo, donna Chiara Macrì, Bomma, barone Mendola, donna Sarina Cirmena, signora Sganci, don Roberto Ciolla, Rosaria Rubiera, mastro Lio Pirtuso, don Alessandro Spina, marchese don Alfonso Limoli, Adelaide, Alessi, don Giuseppe Barabba, arciprete Calogero Bugno, donna Giuseppina Alosi, donna Agrippina, il notaro Neri, cavaliere Peperito, Giacinto, mastro Titta, Agostino, Neli, mastro Colaventura, Mariano, massaro Carmine, Brasi Camauro, Mascalise, donna Filomena, padre Angelino, Carnine, Canali, fra Girolamo dei Mercenari, prima donna Aglae, Corrado La Gurna, Sarino, Nanni Ninnarò, don Bastiano Strangafame, sig. Pallante, comare Lia, i fratelli Nunzio e Gesualdo, il balì di Leyra, Saleni, donna Lavinia Zacco, donna Marietta Zacco, Gerbido, don Camillo, Emanuele Florio, Zanni, don Margheritino, don Vincenzo Capra, dott. Muscio, mastro Nardo, don Leopoldo, lo stalliere, donna Carmelina.



Il narratore / Focalizzazione: il narratore è eterodiegetico, cioè estraneo alla narrazione; spesso il narratore usa una focalizzazione esterna e oggettiva, talvolta però assume il punto di vista del protagonista Gesualdo..


Spazio e tempo del racconto: lo Spazio della narrazione, ovvero i luoghi in cui si svolge la vicenda, è reale. Il racconto si svolge in Sicilia, nella prima metà dell’ottocento. La vicenda si sviluppa principalmente: nel paese di Vizzini, un piccolo borgo nella campagna in provincia di Catania; nella villa di mastro-don Gesualdo a Mangalavite, in campagna e nel palazzo del duca di Leyra a Palermo. I luoghi e gli ambienti hanno la sola funzione di fare da contorno alle vicende dei personaggi.
Il Tempo della storia, cioè l’epoca storica in cui gli avvenimenti sono collocati, è la prima metà dell’ottocento, all’incirca dal 1815 al 1850, epoca della Sicilia borbonica e feudale, in cui si assiste ai moti carbonari del ’21, all’epidemia di colera del ’37 e ai moti rivoluzionari del’48.
L’ordine degli avvenimenti è lineare: trattandosi di un romanzo verista il narratore si limita a registrare i fatti che accadono, mancano quindi analessi, flash-back e prolessi.
La distanza tra il momento della narrazione e il momento in cui i fatti narrati sono accaduti è segnalata dall’uso di marche temporali.
All’interno del racconto sono frequenti le scene dialogate, in cui c’è uguaglianza tra il tempo reale e il tempo della narrazione; più volte l’autore fa uso delle ellissi e dei sommari per sveltire il ritmo del racconto; raro è l’uso delle analisi, usate per descrivere meglio la situazione emotiva dei personaggi; mancano completamente le digressioni.
Il romanzo risulta diviso in grandi macro-sequenze e in ognuna è descritto un particolare episodio: quindi tra una sequenza e l’altra ci sono dei salti temporali che accelerano bruscamente il ritmo del racconto, all’interno di queste invece prevalgono le scene dialogate sulle altre e il ritmo è piuttosto veloce.


Biografia dell’autore: Giovanni Verga (Catania 1840-1922), nato da famiglia di origini nobiliari ed economicamente agiata, seguì studi regolari a Catania: compose il suo primo romanzo Amore e patria nel 1857. Nel 1858 si iscrisse alla facoltà di legge dell’università di Catania, ma abbandonò gli studi nel ’61 e si arruolò per quattro anni nella guardia nazionale catanese. Dal 1865 si stabilì a Firenze, dove compose i primi romanzi (Una peccatrice, 1866; Storia di una carpinera, 1871); si trasferì poi a Milano dove, influenzato dalla scapigliatura, rappresentò in modo fortemente critico il mondo aristocratico-borghese dominato dal feticcio denaro (Eva, 1873; Tigre reale ed Eros, 1875; Il marito di Elena, 1882). Una decisa svolta verso il verismo è segnata dai racconti e romanzi di ambiente siciliano (Nedda, 1874; Vita dei campi, 1880; I Malavoglia, 1881; romanzo che inaugura l’incompiuto “ciclo dei vinti”; Novelle rusticane, 1883; Mastro-don Gesualdo, 1889).


Significato dell’opera: tematiche e messaggi: Il romanzo descrive il conflitto tra due mondi, l’uno retto dall’etica feudale della raffinatezza e del lusso, ormai in declino, l’altro governato dall’etica utilitaristica e borghese del lavoro, in piena ascesa. Solo di fronte alla morte Gesualdo intende il senso della propria vita, prende coscienza della solitudine e dell’estraneità dei meccanismi dell’alienazione provocata dalla spietata logica economica. La sua affermazione sociale ha come prezzo il fallimento nella sfera degli affetti privati.
Il pessimismo e il fatalismo di Verga è quindi disperato e totale. Non è possibile trovare salvezza per chi, come Gesualdo, accetta le regole economiche.
Il ciclo de “I vinti” nasce, sul piano ideologico, poiché la visione pessimistica di Verga riguardo i rapporti sociali (la “lotta per la vita” è un dato ineliminabile dell’esistenza; il conflitto si riproduce in ogni classe sociale), lo ha portato a voler rappresentare, senza l’ambizione di risolverle, le disgrazie dei “vinti”.
Verga, parallelamente al dramma di don Gesualdo, emarginato e sfruttato, descrive anche la solitudine a cui sono condannati anche gli stessi nobili che lo emarginano e lo sfruttano, nei quali ogni affetto è spento dall’avidità di denaro e dall’orgoglio di casta. In questo arido deserto dei sentimenti, accentuato dalla impersonalità dello stile verghiano, emergono, per contrasto, le figure di don Gesualdo e di Isabella, protagonista dell’unica genuina storia d’amore del romanzo, e che è diventata anch’essa arida ed egoista dopo che ha dovuto sacrificare i suoi sentimenti alle convenzioni sociali.

Osservazioni sullo stile: il linguaggio dell’autore è povero e quindi efficace nel descrivere i luoghi in cui si muovono i personaggi, il livello è medio-basso. Il lessico non è molto ricercato, vi sono alcuni termini propri del dialetto siciliano che conferiscono una maggiore realtà al racconto. Nelle descrizioni l’autore si limita a rappresentare con i termini più appropriati il mondo reale senza creare enfasi per far risaltare certi particolari, ma limitandosi ad una piatta descrizione oggettiva. Mancano figure retoriche di qualunque genere perché il livello deve rimanere basso. Mancano completamente le digressioni, perché l’autore non si sofferma, come ad esempio Manzoni, ad analizzare la situazione psicologica dei personaggi o a spiegare certe caratteristiche sociali della cultura siciliana dell’epoca. L’intreccio della storia si sviluppa secondo i canoni dei tipici “romanzi borghesi” in uso nella fine dell’Ottocento in cui nei sentimenti e negli ambienti si riflettono complesse contraddizioni psicologiche e sociali; per questo la vicenda è costruita secondo due movimenti, l’ascesa e la decadenza del protagonista.

 

Fonte: http://s17.chomikuj.pl/File.aspx?e=fvxc4zUL60iYMXE9ih7SwefGNT0ffqut69oiPNA0Vpsqqp5wVCXVp5bFZ_-dLY41tyd6aT93h1AWiAuy5vzGRJ9qpVmygFO7rjsV5xg2N9gJN7pXPUkGfUYDKoL5E9RwlHjo7wjUSDi94SDirY5BWg&pv=2

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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Mastro-don Gesualdo

Presentazione dell’opera
Mastro-don Gesualdo è, nelle intenzioni di Verga fin dal 1878, il secondo romanzo del “ciclo” dedicato ai “vinti”, ma resterà l’ultimo di quel progetto incompiuto; la sua stesura, a cui Verga si dedica fin dal 1881, costò all’autore molto più tempo dei Malavoglia, poiché il romanzo fu pubblicato a puntate su rivista solo nel 1888, e in volume, in un’edizione rielaborata, un anno dopo, nel 1889.
Rispetto ai Malavoglia, Mastro don-Gesualdo presenta alcune differenze sostanziali previste da Verga fin dalla progettazione del ciclo dei Vinti: l’ambientazione sociale superiore (la piccola nobiltà e la piccola borghesia di provincia, sempre in Sicilia), l’ambizione sociale e la posta in gioco anch’esse superiori (non più l’uscita da una vita di stenti, ma il desiderio di arricchirsi sempre più per poter conquistare l’elevazione alla classe più prestigiosa, la nobiltà), l’unicità del protagonista (un umile manovale che grazie al suo lavoro si è elevato fino alla condizione economica di un borghese imprenditore), e quindi la centralità della sua vita, che è il tema fondamentale del romanzo, da cui deriva anche la sua struttura: una divisione in quattro grandi parti (di lunghezza abbastanza vicina) che scandiscono l’ascesa, il pieno successo, l’inizio del declino e la sconfitta finale di Gesualdo Motta, conosciuto in paese come mastro-don Gesualdo. La sua vita è il percorso esemplare di un tentativo di ascesa socio-economica dal niente fino all’aristocrazia, un’ascesa apparentemente riuscita (attraverso la conquista dell’agiatezza e poi la parentela con una famiglia della nobiltà illustre ma impoverita) ma che poi si rivela profondamente fallita, una sintesi impossibile di due mondi sociali che, nel suo caso, resteranno giustapposti ma separati e non comunicanti, proprio come nel titolo (ironico e in fondo spregiativo) con cui lo chiamano in paese, Mastro-don Gesualdo, dove l’appellativo umile di mastro (“muratore”; mastro è un titolo per qualificare un artigiano) è giustapposto (in un’unione contraddittoria, impossibile) il don, il titolo che nell’Italia meridionale contraddistingue i notabili e in genere i borghesi agiati e i nobili. Mastro-don Gesualdo, figlio di un muratore, diventerà marito e padre di due nobildonne, ma morirà solo, consumato dalla malattia, spossessato delle sue ricchezze, e perciò il suo bilancio finale, malgrado l’ascesa sociale rispetto alla sua condizione di partenza, è quello di un uomo che non è riuscito a costruire con le proprie ambizioni un’esistenza autentica e appagante, e quindi è il bilancio di un “vinto”.

La trama


La vicenda ha inizio nel 1820 a Vizzini, un paesino tra Catania e Ragusa. Bianca Trao, la sorella più giovane di una famiglia nobile di grande prestigio ma ora ridotta in miseria, ama suo cugino Ninì Rubiera, ma la madre (baronessa ma di una nobiltà molto più recente e dalle origini umili) si rifiuta di sposare il suo unico figlio, erede di un ingente patrimonio, all’erede di una famiglia spiantata, e propone di maritare Bianca a un uomo non nobile ma che si sta affermando tra i più ricchi del paese, Gesualdo Motta, un ex manovale che ora è diventato un ricco imprenditore. Mastro-don Gesualdo viene così introdotto nella buona società del paese e i parenti di Bianca cercano di combinare questo matrimonio che presenta dei vantaggi per entrambe le parti, perché mastro-don Gesualdo sanzionerebbe la sua ascesa economica con l’ascesa nella gerarchia sociale, e la nobiltà del paese potrebbe farselo suo alleato nella spartizione dei guadagni relativi all’amministrazione delle terre.

Testo n. 1. L’ascesa di Gesualdo: dall’accumulo della “roba” alla parentela con la nobiltà (parte I, dal cap. IV)
Dopo avere ricevuto la proposta di matrimonio con Bianca Trao, Gesualdo, al termine di una giornata estenuante per controllare i suoi affari, torna al suo podere e riflette sul suo passato, sulla sua ascesa sociale e sulla scelta che ora gli si prospetta: è una scelta tra due mondi, quello delle sue origini, incarnato in Diodata, una ragazza che lo ha servito devotamente fino ad ora e che gli ha dato anche dei figli (che lui ha lasciato illegittimi), e il salto sociale costituito dalla parentela con una famiglia della nobiltà.

  Allorché finalmente Gesualdo arrivò alla Canziria, erano circa due ore di notte. La porta della fattoria era aperta. Diodata aspettava dormicchiando sulla soglia. Massaro Carmine, il camparo, era steso bocconi sull'aia, collo schioppo fra le gambe; Brasi Camauro e Nanni l'Orbo erano spulezzati di qua e di là, come fanno i cani la notte, quando sentono la femmina nelle vicinanze; e i cani soltanto davano il benvenuto al padrone, abbaiando intorno alla fattoria. - Ehi? non c'è nessuno? Roba senza padrone, quando manco io! - Diodata, svegliata all'improvviso, andava cercando il lume tastoni, ancora assonnata. Lo zio Carmine, fregandosi gli occhi, colla bocca contratta dai sbadigli, cercava delle scuse.
- Ah!... sia lodato Dio! Voi ve la dormite da un canto, Diodata dall'altro, al buio!... Cosa facevi al buio?... aspettavi qualcheduno?... Brasi Camauro oppure Nanni l'Orbo?...
La ragazza ricevette la sfuriata a capo chino, e intanto accendeva lesta lesta il fuoco, mentre il suo padrone continuava a sfogarsi, lì fuori, all'oscuro, e passava in rivista i buoi legati ai pioli intorno all'aia. Il camparo mogio mogio gli andava dietro per rispondere al caso: - Gnorsì, Pelorosso sta un po' meglio; gli ho dato la gramigna per rinfrescarlo. La Bianchetta ora mi fa la svogliata anch'essa... Bisognerebbe mutar di pascolo... tutto il bestiame... Il mal d'occhio, sissignore! Io dico ch'è passato di qui qualcheduno che portava il malocchio!... Ho seminato perfino i pani di San Giovanni nel pascolo... Le pecore stanno bene, grazie a Dio... e il raccolto pure... Nanni l'Orbo? Laggiù a Passanitello, dietro le gonnelle di quella strega... Un giorno o l'altro se ne torna a casa colle gambe rotte, com'è vero Dio!... e Brasi Camauro anch'esso, per amor di quattro spighe... - Diodata gridò dall'uscio ch'era pronto. - Se non avete altro da comandarmi, vossignoria, vado a buttarmi giù un momento...
Come Dio volle finalmente, dopo un digiuno di ventiquattr'ore, don Gesualdo poté mettersi a tavola, seduto di faccia all'uscio, in maniche di camicia, le maniche rimboccate al disopra dei gomiti, coi piedi indolenziti nelle vecchie ciabatte ch'erano anch'esse una grazia di Dio. La ragazza gli aveva apparecchiata una minestra di fave novelle, con una cipolla in mezzo, quattr'ova fresche, e due pomidori ch'era andata a cogliere tastoni dietro la casa. Le ova friggevano nel tegame, il fiasco pieno davanti; dall'uscio entrava un venticello fresco ch'era un piacere, insieme al trillare dei grilli, e all'odore dei covoni nell'aia: - il suo raccolto lì, sotto gli occhi, la mula che abboccava anch'essa avidamente nella bica dell'orzo, povera bestia - un manipolo ogni strappata! Giù per la china, di tanto in tanto, si udiva nel chiuso il campanaccio della mandra; e i buoi accovacciati attorno all'aia, legati ai cestoni colmi di fieno, sollevavano allora il capo pigro, soffiando, e si vedeva correre nel buio il luccichìo dei loro occhi sonnolenti, come una processione di lucciole che dileguava.
Gesualdo posando il fiasco mise un sospirone, e appoggiò i gomiti sul deschetto:
- Tu non mangi?... Cos'hai?
Diodata stava zitta in un cantuccio, seduta su di un barile, e le passò negli occhi, a quelle parole, un sorriso di cane accarezzato.
- Devi aver fame anche tu. Mangia! mangia!
Essa mise la scodella sulle ginocchia, e si fece il segno della croce prima di cominciare, poi disse: - Benedicite a vossignoria!
Mangiava adagio adagio, colla persona curva e il capo chino. Aveva una massa di capelli morbidi e fini, malgrado le brinate ed il vento aspro della montagna: dei capelli di gente ricca, e degli occhi castagni, al pari dei capelli, timidi e dolci: de' begli occhi di cane carezzevoli e pazienti, che si ostinavano a farsi voler bene, come tutto il viso supplichevole anch'esso. Un viso su cui erano passati gli stenti, la fame, le percosse, le carezze brutali; limandolo, solcandolo, rodendolo; lasciandovi l'arsura del solleone, le rughe precoci dei giorni senza pane, il lividore delle notti stanche - gli occhi soli ancora giovani, in fondo a quelle occhiaie livide. Così raggomitolata sembrava proprio una ragazzetta, al busto esile e svelto, alla nuca che mostrava la pelle bianca dove il sole non aveva bruciato. Le mani, annerite, erano piccole e scarne: delle povere mani pel suo duro mestiere!...
- Mangia, mangia. Devi essere stanca tu pure!...
Ella sorrise, tutta contenta, senza alzare gli occhi. Il padrone le porse anche il fiasco: - Te', bevi! non aver suggezione!
Diodata, ancora un po' esitante, si pulì la bocca col dorso della mano, e s'attaccò al fiasco arrovesciando il capo all'indietro. Il vino, generoso e caldo, le si vedeva scendere quasi a ogni sorso nella gola color d'ambra; il seno ancora giovane e fermo sembrava gonfiarsi. Il padrone allora si mise a ridere.
- Brava, brava! Come suoni bene la trombetta!...
Sorrise anch'essa, pulendosi la bocca un'altra volta col dorso della mano, tutta rossa.
- Tanta salute a vossignoria!
Egli uscì fuori a prendere il fresco. Si mise a sedere su di un covone, accanto all'uscio, colle spalle al muro, le mani penzoloni fra le gambe. La luna doveva essere già alta, dietro il monte, verso Francofonte. Tutta la pianura di Passanitello, allo sbocco della valle, era illuminata da un chiarore d'alba. A poco a poco, al dilagar di quel chiarore, anche nella costa cominciarono a spuntare i covoni raccolti in mucchi, come tanti sassi posti in fila. Degli altri punti neri si movevano per la china, e a seconda del vento giungeva il suono grave e lontano dei campanacci che portava il bestiame grosso, mentre scendeva passo passo verso il torrente. Di tratto in tratto soffiava pure qualche folata di venticello più fresco dalla parte di ponente, e per tutta la lunghezza della valle udivasi lo stormire delle messi ancora in piedi. Nell'aia la bica alta e ancora scura sembrava coronata d'argento, e nell'ombra si accennavano confusamente altri covoni in mucchi; ruminava altro bestiame; un'altra striscia d'argento lunga si posava in cima al tetto del magazzino, che diventava immenso nel buio.


Canzirìa: letteralmente ‘Conceria’, il podere di cui Gesualdo è proprietario nella zona di Francofonte (oggi in provincia di Siracusa), vicino Vizzini (il paesino vicino Catania dov’è ambientata la maggior parte del romanzo)..

di notte: ‘dopo il tramonto’.

Diodata: la serva di Gesualdo, che è anche la sua amante.

Massaro: ‘amministratore della masseria, del podere’ (qui usato come titolo di Carmine).

camparo: ‘sorvegliante dei braccianti’.

bocconi: ‘disteso a faccia in giù’.

aia: terreno spianato davanti alle case di campagna.

schioppo: ‘fucile’.

Brasi... Nanni: ‘Biagio’ e ‘Giovanni’ (forme dialettali).

spulezzati: ‘sparsi come la pula al vento’ (la pula è l’involucro dei chicchi di cereali che rimane dopo la trebbiatura)

tastoni: ‘a tentoni, alla cieca, tastando il terreno’.

zio: in Sicilia, termine del linguaggio popolare, usato come titolo generico per le persone anziane.

una... Dio: ‘un sollievo prezioso, un gran piacere’.

ova: ‘uova’.

covoni: ‘mucchi di spighe raccolti dopo la mietitura’.

abboccava: ‘metteva la bocca’

bica: ‘cumulo di cereali, ammucchiato verticalmente’.

Un  ... strappata: ‘un fascio di spighe raccolte (che sta in una mano) per ogni boccone che la mula strappava dal mucchio’.

china: ‘pendio’.

Chiuso: ‘recinto’.

mise: ‘emise’.

deschetto: ‘tavolino’.

cantuccio: ‘angolino’.

Benedicite a Vossignoria: letteralmente ‘benedizioni (benedicite è l’imperativo del verbo latino benedicere) a vostra signoria’, formula di cortesia verso i superiori.

adagio: ‘piano’.

persona: ‘corpo’.

le brinate: ‘la brina’.

aspro: ‘pungente’.

di ... ricca: ‘degni di persone di classe sociale superiore’.

castagni: ‘castani’.

l’arsura del solleone: ‘la pelle arida prodotta dal sole nei giorni più caldi dell’estate’.

il ... stanche: ‘la pelle di colore bluastro per la stanchezza delle notti passate in bianco a lavorare’

al: ‘a causa del, a giudicare dal’ (così anche, subito dopo, alla nuca)

scarne: ‘magre, ossute’.

pel: per il’.

Te’: ‘Tieni’.

suggezione: ‘soggezione, timore davanti a un superiore’.

generoso: ‘forte, di buona qualità’.

Come... trombetta: metafora (scherzosa) per indicare il modo di bere a lunghi sorsi, con le labbra attaccate alla bottiglia.

penzoloni: ‘abbandonate, che pendevano’.

Passanitello: la campagna tra Vizzini e Francofonte.

ponente: ‘occidente’.

udivasi: ‘si sentiva’.

lo... in piedi: ‘lo stormire del vento tra i campi di cereali (messi) non ancora mietuti’.

 

La trama


Nel 1837, durante l’epidemia di colera che imperversa in Sicilia, mastro-don Gesualdo per sicurezza porta via Isabella dal collegio e si trasferisce con tutta la famiglia in un suo podere di campagna, dove Isabella si innamora del cugino Corrado, orfano e squattrinato, e fugge con lui, ma mastro-don Gesualdo fa ricercare e arrestare il giovane e prende lui l’iniziativa di cercare un marito adeguato, per rango e per ricchezza, a sua figlia. Nel frattempo altre gravi preoccupazioni provengono dai suoi parenti: dopo la morte del padre, sua sorella e suo fratello gli intentano causa per contendersi l’eredità paterna e ottenere anche parte delle sue proprie ricchezze. Isabella viene maritata a un esponente dell’alta nobiltà di Palermo, il duca Gargantas di Leyra, ma il matrimonio comincia nel modo peggiore, perché il marito scopre che Isabella è incinta di un bambino dal cugino Corrado; allora, per impedire la separazione, mastro-don Gesualdo dovrà aggiungere altre donazioni alla già ricca dote di Isabella, necessaria per un matrimonio con un marito così altolocato: questo matrimonio fallito sarà l’inizio della rovina economica per mastro-don Gesualdo, perché il duca di Leyra comincia a sperperare la dote di Isabella, e il patrimonio accumulato in una vita di fatiche e di lotta comincia ad essere disperso. Alle amarezze causate dal matrimonio di Isabella si aggiunge il lutto personale, cioè la morte di Bianca, consumata altrettanto dalla tubercolosi quanto dal dolore per avere vissuto tanti anni lontana dalla figlia. La morte di Bianca avviene durante i moti del ’48, quando il patrimonio e vita dei nobili e dei possidenti del paese sembrano messi a rischio dalla sollevazione popolare, e perciò i nobili decidono di unirsi all’insurrezione; solo mastro-don Gesualdo questa volta si rifiuta (a differenza di quanto aveva scelto durante i moti del ’20-’21), ma la sua casa viene attaccata dalla popolazione del paese e Gesualdo è costretto ad abbandonarla e a rifugiarsi nel palazzo dei Trao, mentre i suoi poderi sono abbandonati alle ruberie dei suoi dipendenti. Tutti questi eventi hanno fatto di Gesualdo un uomo precocemente invecchiato, malato e incapace di curare i propri affari, ormai in balìa di parenti approfittatori e dei medici che solo in ultimo, e troppo tardi, diagnosticano il suo vero male, un tumore allo stomaco. Gesualdo allora viene prelevato dal genero e trasferito nel suo palazzo di Palermo, dove però anche le cure dei medici della capitale sono inutili e dove per di più è completamente solo, incapace di confidarsi e di ottenere la confidenza della sola persona a cui è legato, sua figlia Isabella, mentre assiste impotente all’impoverimento del suo patrimonio a causa dei debiti e della vita dissipata di suo genero

 

Fonte: http://www.liceo-carducci.it/templates/downloads/derosa/APPUNTI_3O.zip

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