Movimenti letterari italiani anni 30
Movimenti letterari italiani anni 30
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Movimenti letterari italiani anni 30
I movimenti letterari in Italia negli anni 30’ |
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In Italia negli anni Trenta non tutti gli intellettuali furono preda dell’ideologia fascista. |
Ermetismo
L’Ermetismo nasce in Italia negli anni Trenta. Il termine, che significa “chiuso, oscuro”, sta a indicare una poetica ambigua dalle scelte sintattiche e lessicali complesse.
I principali esponenti di questa corrente furono: Quasimodo, Gatto, preceduti da Ungaretti e Montale.
Nei confronti dell’ideologia e della politica che il regime fascista impose, i poeti ermetici assunsero una posizione di completa estraneità; più che opporsi al regime, gli Ermetici si distaccarono completamente dalla politica.
La poesia ermetica rifiuta l’impegno politico e civile e si isola dalla società.
La poesia è pura, libera da ogni condizionamento, irrazionale, i poeti si avvalgono di simboli e analogie.
I termini raffinati e astratti rimandano a concetti indefiniti, interpretabili solo da un pubblico che riesce ad entrare in sintonia con l’autore.
Giuseppe Ungaretti
G. Ungaretti nacque nel 1888 ad Alessandria d’Egitto, frequentò scuole francesi e conobbe le opere di Baudelaire e Mallarmé (simbolismo francese). Nel 1912 si trasferì a Parigi per perfezionare gli studi, qui conobbe il filosofo Henry Bergson e il pittore Pablo Ricasso. Nel 1914 Ungaretti si arruolò in Italia come soldato semplice, combattè sul Carso e in Francia e scrisse le prime opere come: “Soldato, Fratelli, C’era una volta, e Il porto sepolto”.
Nel dopo guerra si stabilì a Roma, aderì al fascismo, ma il burocrate non uccise il poeta e Ungaretti riscoprì il Leopardi, Dante e Petrarca. Nel 1936 per necessità economiche si trasferì in Brasile come insegnante di letteratura italiana. Durante la seconda guerra mondiale, ruppe con il fascismo, trovò impiego a Roma e iniziò l’ascesa della sua fama.
Tra il 1950 e il 70 pubblicò numerose opere come “Il dolore, La terra promessa , Vita d’un uomo”.
Morì a Milano nel 1970.
Stelle [da Sentimento del tempo]
Tornano in alto ad ardere le favole.
Cadranno colle foglie al primo vento.
Ma venga un altro soffio,
ritornerà scintillamento nuovo.
Analisi della poesia.
La lirica della fine degli anni venti fa parte della raccolta “Sentimento del tempo”.
In “Stelle” occorre ricostruire le immagini e i paesaggi ai quali Ungaretti fa riferimento.
Nel primo verso abbiamo l’allegoria stelle-favole, le stelle che brillano nel cielo rievocano nel poeta le favole dell’infanzia.
Nel secondo verso abbiamo l’immagine delle foglie che cadono in autunno, accostate alle fantasie che cadono al primo dolore della vita.
Nel terzo e quarto verso, il poeta dice che può bastare un altro vento (soffio) affinchè i desideri crollati tornino alimentati dalla speranza.
Rispetto all’Ungaretti della prima guerra mondiale, “Stelle” è priva di versicoli, i versi infatti anche se liberi sono più tradizionali (troviamo quattro versi: tre endecasillabi e un settenario).
Nei versi è presente la punteggiatura che non troviamo ad esempio in opere come Soldato, Fratelli, Il porto sepolto.
Eugenio Montale
E. Montale nacque a Genova nel 1896. Seguì studi tecnici che interruppe per motivi di salute. Si arruolò nell’esercito nel 1917. La notorietà gli venne nel 1925 con la pubblicazione della raccolta Ossi di seppia, nello stesso anno aderisce al Manifesto degli Intellettuali Antifascisti (promosso da Benedetto Croce).
Successivamente si trasferì a Firenze dove conobbe Gadda e Vittorini; nel 1938 fu costretto ad abbandonare il lavoro (direttore di gabinetto) a causa del suo antifascismo.
Nel 1947 si trasferì a Milano, divenne redattore del Corriere della Sera. Pubblicò Le occasioni, La bufera e altro, ricevette il premio Feltrinelli, il premio Nobel per la letteratura (1975), e divenne senatore a vita.
Morì a Milano nel 1981.
La poesia di Montale
La poesia di Montale è la rappresentazione del male e del dolore dell’esistenza, unita alla consapevolezza di non poter rispondere ai perché della vita (Non chiederci la parola).
La funzione della poesia di indagare la condizione dell’uomo del Novecento, assume il valore di testimonianza.
Il pessimismo attivo e la ricerca del varco
Il concetto di disarmonia non determina in Montale uno sterile pessimismo, anzi egli avverte la necessità di un impegno morale, come possibilità di riscatto dalla sofferenza e da una visione della vita troppo vincolante.
Di qui la ricerca di un varco attraverso il muro della vita che ci permette di intravedere la verità.
Nelle sue opere, Montale riflette sui problemi esistenziali attraverso la poesia degli oggetti, nasce così la tecnica del correlativo oggettivo. In questo modo il poeta esprime stati d’animo, sensazioni e concetti mediante immagini concrete che però non hanno nulla a che fare con quei concetti.
Non chiederci la parola... [da Ossi di seppia]
Il simbolo degli ermetici è l’oggetto. In questa poesia i correlativi oggettivi sono tre: il croco, uno scalcinato muro, un secco ramo. |
Realismo
Il Realismo è l’altro movimento letterario che nasce in Italia, negli anni 30, da parte di quegli intellettuali che disprezzano la volgarità del regime.
I scrittori criticano la borghesia del tempo, indifferente agli avvenimenti che di lì a poco sconvolgeranno l’Europa.
La porta voce di questo movimento è la rivista “Solaria” che si oppone alla cultura fascista.
I maggiori esponenti del Realismo (iscritti a questa rivista) furono: Pavese, Moravia, Vittorini e Silone.
Quest’ultimo è tra i più attivi nel mediare, anche con l’attività di traduttore, le opere della letteratura Europea e Nord Americana. Tra le maggiori opere di Vittorini troviamo: “Il garofano rosso, Conversazione in Sicilia, Antologia Americana.
Gli esperimenti stilistici e formali danno a ogni sua opera il carattere di una continua riscoperta; la stessa tecnica, la stessa vena critica, viene riscontrata nei romanzi di Silone, anche se il linguaggio è meno tormentato nella ricerca della modernità.
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Nasce il 23 Luglio del 1908 a Siracusa da genitori modesti. A tredici anni fugge da casa per vedere il mondo; ripeterà l'esperienza tre volte in quattro anni. Nel 1924 si stabilisce al Nord definitivamente. S'innamora di Rosa, sorella di Salvatore Quasimodo. I due giovani si sposano nel 1927, si stabiliscono in un primo tempo a Gorizia, dove Elio lavorerà in un'impresa edile e successivamente scriverà alcuni articoli sulla prima pagina su "La Stampa". Inizia la sua produzione letteraria, successivamente inizia a studiare l'inglese, s'interessa alla narrativa americana. Nel 1932 fa un viaggio in Sardegna per lavoro. Successivamente si trasferirà a Milano fino al 1934, anno in cui farà ritorno a casa per la nascita del figlio. Alla fine del 1938 si trasferisce a Milano con la famiglia, dove attraversa un periodo di crisi. Nel luglio del 1943 sarà arrestato durante una riunione clandestina e verrà condotto nel carcere di S. Vittore fino a settembre. Tornato in libertà partecipa alla Resistenza, nel febbraio del 1944 si reca a Firenze ma è costretto a fuggire per evitare le truppe tedesche e si rifugia sui monti. Finita la guerra torna a Milano, annulla il suo primo matrimonio e va da Ginetta, un vecchio amore. Nel 1945 dirige "L'Unità"; negli anni successivi si dedica parzialmente alla politica. Nel frattempo procede nella stesura delle sue opere letterarie. Nel 1955 muore il primogenito. Negli ultimi anni di vita si dedica alla stesura di critiche letterarie ed economiche. Nel 1963 si ammala gravemente; morirà nella sua casa milanese nel 1966.
Il garofano rosso Trama La vicenda è ambientata in Sicilia nel 1924, un periodo in cui il Fascismo fa la sua comparsa tra gli ideali della gente, avanza fra incomprensioni e fraintendimenti morali.
Alessio Mainardi è un liceale siciliano di sedici anni che narra con l'amico Tarquinio, le vicende tipiche della loro adolescenza. I due ragazzi, spinti dalla voglia di essere adulti, aderiscono al fascismo sebbene non capiscano perfettamente le idee di questo movimento, tanto in voga in quel periodo. Accomunati dalle medesime idee antiborghesi, i due giovani creano un mondo tutto loro chiamato "La Cava", all'interno del quale si discute di politica si elogiano figure, come Rosa Luxemburg. Accanto al tema dell'amicizia è accostato quello dell'amore che Alessio prova nei confronti di una studentessa diciottenne chiamata Giovanna. Fra i due ragazzi vi era stato una volta sola un bacio effimero e un dono da parte di Giovanna di un garofano rosso. In realtà la ragazza è indifferente al sentimento che Alessio prova per lei. I personaggi ALESSIO MAINARDI : è il protagonista del romanzo, è un liceale sedicenne che desidera diventare adulto e formula perciò proprie idee politiche e morali che affermino la sua maturità. GIOVANNA : è l'amore idealizzato di Alessio, un po' come la Beatrice di Dante, non ha un ruolo attivo nel romanzo, non interviene nei discorsi, non svolge azioni determinanti. L'unica azione rilevante è il bacio con Alessio e il regalo che dona al ragazzo. ZOBEIDA : è l'amore carnale e concreto di Alessio. Oltre al ruolo di compagna nelle vicende puramente sessuali, la donna assume un ruolo quasi materno nei confronti di Alessio, essendo molto più grande del ragazzo. È una prostituta di bell'aspetto, matura e sensuale. Dai lunghi capelli biondi ed un corpo perfetto. Nel suo campo è la migliore. Alessio è uno dei pochi ragazzi che ha la possibilità di avere dei rapporti sessuali con questa donna e che comprende veramente le emozioni e il carattere nascosto dall'abito indegno di un lavoro come quello della prostituta. Anche Zobeida prova dei sentimenti, sa amare. |
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"La scoperta degli operai" da "Il garofano rosso" |
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Il ragazzo del Garofano rosso scopre in quest’episodio che non è bello fare l’operaio. Lo aveva sognato da bambino, accanto alla fornace di cui è proprietario il padre. Crescendo, i primi interrogativi si pongono; scopre la disuguaglianza e l’organizzazione della disuguaglianza di classe. Vede la sofferenza, la maggior fatica, la condizione obbligata, dove aveva immaginato una condizione più libera e forte. Si aggiunge — elemento collaterale di crisi — la scoperta che suo padre è stato socialista, da giovane; ma che per opportunismo è poi rientrato nel suo ruolo di padrone. È anche per odio a questo socialismo molle e inconsistente che il ragazzo ricerca un’alternativa sociale (e nel contempo la sua personale rivolta al padre) nel fascismo: o meglio in una immagine fittizia e antistorica del fascismo come vera « rivoluzione » di popolo. |
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Ignazio Silone
Ignazio Silone, pseudonimo di Secondo Tranquilli, nasce a Pescina dei Marsi, in provincia dell'Aquila, l'1 maggio del 1900. Ben presto si ritrova orfano e indigente; deve abbandonare gli studi e guadagnarsi da vivere. Ancora giovanissimo partecipa alle lotte contadine e operaie; aderisce entusiasta al Partito Comunista fondato da Gramsci nel 1921 e ne diviene membro dell'Ufficio stampa. Nel 1926, quando vengono aboliti tutti i partiti politici tranne quello fascista, Silone fugge all'estero, stabilendosi in Svizzera. In quello stesso anno esce dal Partito, di cui non condivide l'adesione allo stalinismo. L'impegno politico dell'autore continua attraverso le sue opere ("Fontamara", "Vino e pane", "Il seme sotto la neve", "Il segreto di Luca").
Fontamara Sintesi del racconto Fontamara è un piccolo paese situato nell'aspro Appennino abruzzese; qui i cafoni, braccianti ignoranti e indigenti, vivono di stenti lavorando l'arida terra. Il fascismo è salito al potere, ma i Fontamaresi non ne vengono informati finché, un giorno, al villaggio arriva il cav. Pelino, un graduato della Milizia che raggira i cafoni e li convince a firmare un foglio bianco. Quel foglio diverrà in seguito un documento legalmente valido che permetterà al podestà di appropriarsi del ruscello di Fontamara, privando i contadini dell'acqua necessaria alla coltivazione. Troppo tardi i cafoni comprenderanno il tranello e potranno solo rassegnarsi al proprio misero destino: per i cafoni mai nulla è cambiato, né mai muterà. Nel corso della loro storia essi hanno sempre subito i soprusi dei potenti, ma mai si erano trovati di fronte a un regime tanto autoritario; non possono nemmeno ricorrere all'aiuto delle autorità, servili nei confronti del podestà. Il prete don Abbacchio, l'avvocato don Circostanza e tutti coloro che l'autore definisce ironicamente "galantuomini" stanno dalla parte del più forte. Di fronte agli inganni, i cafoni non sanno come reagire; vorrebbero ribellarsi, ma ne temono le conseguenze e soprattutto non si uniscono in un'azione comune, perché ciascuno pensa ai propri interessi e non vuole compromettersi. Solo Berardo Viola, il cafone più forte, è dinamico e lotta contro le istituzioni per il bene di tutti, ma i Fontamaresi non lo seguono fino in fondo. Una sera gli squadristi giungono a Fontamara e compiono ogni sorta di violenze, senza che nessuno si ribelli; in seguito i Fontamaresi sono chiamati a discutere per una nuova distribuzione dei terreni fertili, ma vengono nuovamente truffati dal podestà che se ne appropria in nome del regime; perfino il prete deruba i poveri contadini facendosi pagare per dire una messa... Ma quando questi sarebbero disposti a lottare, il loro capo Berardo rinuncia perché ha i suoi interessi da difendere: si è innamorato di Elvira, desidera sposarla ma per farlo deve prima trovare un lavoro. Egli si reca allora a Roma per accumulare un po' di denaro; nonostante la sua buona volontà, parecchi ostacoli burocratici glielo impediscono; Berardo è arrestato insieme a un violento, l'Avezzanese; da Roma giunge la notizia della morte di Elvira e proprio quando la vita di Berardo pare un fallimento, egli dà una svolta decisiva e coraggiosa alla sua vita: si sacrifica perché le vicende dei cafoni siano rese note a tutti dai giornali clandestini, diretti appunto dall'Avezzanese. Berardo muore atrocemente in carcere, divenendo il simbolo dei Fontamaresi; essi prendono finalmente un impegno politico denunciando i soprusi del regime fascista, ma la loro azione è subito stroncata nel sangue dai militi. Molti muoiono, tuttavia una famiglia si salva, e dopo un lungo pellegrinaggio raggiunge Silone per raccontargli la triste avventura dei cafoni di Fontamara.. Ideologia dello scrittore Silone descrive la situazione di ignoranza e di miseria dei cafoni, i contadini meridionali; agricoltori che, abbandonati dalle istituzioni, non sanno mutare la propria condizione. L’arretratezza che attanaglia Fontamara non può essere attribuita a nessuno se non agli stessi cafoni; essi, come afferma lo stesso Silone, preferiscono vantaggi personali immediati a miglioramenti futuri dell'intera società. Sono una massa che non sa né vuole agire, perché teme di subirne le conseguenze. L'autore era un cafone, ma aveva una capacità critica superiore agli altri; il suo coraggio, dimostrato nella resistenza al regime fascista, lo rende diverso dai pavidi cafoni. L'autore mette in luce anche l'importanza della cultura come mezzo di difesa contro i soprusi delle persone dotte ed approfittatrici: se i Fontamaresi avessero compreso fin dall'inizio l'inganno, avrebbero agito diversamente. |
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"I fascisti a Fontamara" |
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Nessuno capiva nulla di quello che succedeva . Nessuno parlava. Ognuno guardava l’altro. Ognuno capiva che si aveva a che fare con l’autorità per un motivo ancora sconosciuto e nessuno voleva compromettere se stesso più degli altri. Ognuno pensava a se stesso. E ogni tanto arrivava qualcun altro. Che cosa avesse nella testa di fare l’omino panciuto era difficile immaginare. Portarci tutti in carcere? Era inverosimile e praticamente impossibile. Finché si trattava di stare un po’ fermi nel mezzo della piazzetta del nostro paese, ognuno di noi poteva accettarlo, ma per trascinarci tutti nel capoluogo e metterci in carcere gli uomini armati li presenti non sarebbero bastati. |
Fonte: http://phaa.altervista.org/download/ingegneria/appunti/tesine/imovimentiletterariinitalia.doc
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