Sonetti di Shakespeare dall' 1 al 20 tradotti dall' inglese in italiano

 

 

 

Sonetti di Shakespeare dall' 1 al 20 tradotti dall' inglese in italiano

 

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Sonetti di Shakespeare dall' 1 al 20 tradotti dall' inglese in italiano

 

Sonetto 1
From fairest creatures we desire increase,
That thereby beauty's rose might never die,
But as the riper should by time decease,
His tender heir might bear his memory;

But thou, contracted to thine own bright eyes,
Feed'st thy light's flame with self-substantial fuel,
Making a famine where abundance lies,
Thyself thy foe, to thy sweet self too cruel.

Thou that art now the world's fresh ornament
And only herald to the gaudy spring
Within thine own bud buriest thy content,
And, tender churl, mak'st waste in niggarding.

Pity the world, or else this glutton be:
To eat the world's due, by the grave and thee.


 

Al creato progenie noi chiediamo,
affinché non si spenga lo splendore
e quando un giorno accadrà che invecchiamo,
che il ricordo riviva con ardore.

Ma tu, ai tuoi splendenti occhi devoto,
bruci per una fiamma e molto spesso
trasformi l’abbondanza in un gran vuoto,
tu, nemico crudele di te stesso.

Ora che sei del mondo un fresco fiore,
e annunciatore della primavera,
nel corpo stesso soffochi il tuo cuore:
sei atroce e annienti la tua essenza vera.

Del mondo abbi pietà o sarai perduto,
tanto da divorar quanto dovuto.

Domenico Oliviero V B   


Sonetto 2
When forty winters shall besiege thy brow
And dig deep trenches in thy beauty's field,
Thy youth's proud livery, so gazed on now,
Will be a tattered weed, of small worth held.

Then being asked where all thy beauty lies,
Where all the treasure of thy lusty days,
To say within thine own deep-sunken eyes
Were an all-eating shame and thriftless praise.

How much more praise deserved thy beauty's use
If thou couldst answer "This fair child of mine
Shall sum my count, and make my old excuse",
Proving his beauty by succession thine.

This were to be new made when thou art old,
And see thy blood warm when thou feel'st it cold.


 

Il tempo che passava e tu invecchiavi
scavò trincee nella tua bellezza
superba gioventù che tu ammiravi
lascerà nei tuoi grandi occhi tristezza.

Allora dove giace il tuo d’incanto
e quei tuoi giorni ruggenti d’amore
ne rimane ora solo un grande vanto,
adesso provi vergogna e dolore.

Se la bellezza una volta esaltavi
era solo un po’ più d’una creatura
giustifica vecchiaia che esaltavi
ormai dimostra ch’è solo tortura.

Questo invecchiando tu ricorderai
ed il tuo sangue freddo troverai.

Valentina Zamboni V B


Sonetto 3
Look in thy glass, and tell the face thou viewest
Now is the time that face should form another,
Whose fresh repair if now thou not renewest
Thou dost beguile the world, unbless some mother.

For where is she so fair whose uneared womb
Disdains the tillage of thy husbandry?
Or who is he so fond will be the tomb
Of his self-love to stop posterity?

Thou art thy mother's glass, and she in thee
Calls back the lovely April of her prime;
So thou through windows of thine age shalt see,
Despite of wrinkles, this thy golden time.

But if thou live remembered not to be,
Die single, and thine image dies with thee.


 

Guarda lo specchio e di’ alla faccia pura
che è l’or di farne un altro; ognun tradisci
se non rinnovi adesso la frescura
e alle madri la gioia tu proibisci.

V’è donna con il grembo immacolato
che il tuo virile seme ancor non vuole?
O v’è qualcuno così squilibrato
da seppellire amor a evitar prove?

Sei specchio di tua madre e in te l’avrai
a ricordar la propria primavera,
dai vetri del declino rivedrai
oltre alle rughe, la dorata tua era.

Ma se essere scordato tu vorrai
insieme al tuo riflesso morirai.

Alice Bruschi  V B


Sonetto 4
Unthrifty loveliness, why dost thou spend
Upon thy self thy beauty's legacy?
Nature's bequest gives nothing, but doth lend,
And being frank she lends to those are free:

Then, beauteous niggard, why dost thou abuse
The bounteous largess given thee to give?
Profitless usurer, why dost thou use
So great a sum of sums, yet canst not live?

For having traffic with thy self alone,
Thou of thy self thy sweet self dost deceive:
Then how when nature calls thee to be gone,
What acceptable audit canst thou leave?

Thy unused beauty must be tombed with thee,
Which, used, lives th' executor to be.

 

 


 

Prodiga leggiadria, perché tu spendi
Per te l’eredità della bellezza?
Dalla natura in prestito tu prendi
E presta lei a chi dona con larghezza.

Perché allora bell’avaro abusi
Del dono che ti fu dato per dare?
Senza profitto usuraio, a che usi
Così gran soma senza fare affare?

Trafficando soltanto con te stesso
Il te stesso frodi da incosciente.
Quando natura chiuderà il processo,
Il tuo bilancio, sarà consistente?

Con te sarà sepolta la beltà
Che usata invece per sempre vivrà.

Giancarlo Peris


Sonetto 5
Those hours, that with gentle work did frame
The lovely gaze where every eye doth dwell,
Will play the tyrants to the very same
And that unfair which fairly doth excel;

For never-resting time leads summer on
To hideous winter, and confounds him there;
Sap checked with frost, and lusty leaves quite gone,
Beauty o'er-snowed and bareness every where:

Then were not summer's distillation left,
A liquid prisoner pent in walls of glass,
Beauty's effect with beauty were bereft,
Nor it, nor no remembrance what it was:

But flowers distill'd, though they with winter meet,
Leese but their show; their substance still lives sweet.


 

Plasmarono quelle ore col lavoro
L’amabile sembiante che l’occhio ama,
Saranno ora implacabile disdoro
E abbruttiranno quando adesso ha fama.

Siccome il tempo conduce l’estate
Verso l’inverno e ivi la sommerge;
Foglie sepolte in terreni ghiacciati
Della beltà non c’è niente che emerge.

Se dell’estate mancasse l’essenza,
Tra pareti di vetro incatenata,
Della bellezza ci sarebbe assenza
E il ricordo sarebbe cosa andata.

Ma i fiori profumati anche in inverno
Espandono il profumo al mondo esterno.

Federica Salamone

 


Sonetto 6
Then let not winter's ragged hand deface
In thee thy summer ere thou be distilled.
Make sweet some vial, treasure thou some place
With beauty's treasure ere it be self-killed.

That use is not forbidden usury
Which happies those that pay the willing loan:
That's for thyself to breed another thee,
Or ten times happier, be it ten for one;

Ten times thyself were happier than thou art,
If ten of thine ten times refigured thee.
Then what could death do if thou shouldst depart,
Leaving thee living in posterity?

Be not self-willed, for thou art much too fair
To be death's conquest and make worms thine heir.


 

Tu quindi non lasciare che l’inverno
non ti faccia gustare la tua estate,
tieni qualcosa di dolce all’interno
prima che le bellezze sian scappate.

Il prezzo da pagare non è usura
se questo prestito ti fa felice,
così sarebbe far nascer creatura
che come dieci volte a te si addice.

Sei molto più felice della sorte
se i figli ti assomiglian dieci volte,
quale potere avrebbe la tua morte
se anima e vita non ti siano tolte?

Ma puoi lasciare eredi a te uguali
che siano come te belli e immortali.

Francesco Trincetti VB


Sonetto 7
Lo! in the orient when the gracious light
Lifts up his burning head, each under eye
Doth homage to his new-appearing sight,
Serving with looks his sacred majesty;

And having climbed the steep-up heavenly hill,
Resembling strong youth in his middle age,
Yet mortal looks adore his beauty still,
Attending on his golden pilgrimage:

But when from highmost pitch, with weary car,
Like feeble age, he reeleth from the day,
The eyes, 'fore duteous, now converted are
From his low tract, and look another way:

So thou, thyself outgoing in thy noon
Unlooked on diest unless thou get a son.


 

Quando la luce ad est, a profusione,
Alza la testa ch’è tutta infuocata
Tutti quaggiù ammiriamo la visione
La cui maestà per sempre sarà amata.

Or che ha scalato quel calle celeste
E gioventù negli anni ha avuto corso
Sguardi mortali aman la bella veste
Sua, scortandola, poi, nel suo percorso.

Ma quando poi da questo sommo cielo
La vita lascerà stanco e vegliardo,
Pieni gli occhi d’un rispettoso velo,
Da quel percorso volgeran lo sguardo.

E adesso tu, che te stesso hai negato,
Se un figlio non avrai sarai scordato.

 

Michela De Leo VB


Sonetto 8
Music to hear, why hear'st thou music sadly?
Sweets with sweets war not, joy delights in joy:
Why lov'st thou that which thou receiv'st not gladly,
Or else receiv'st with pleasure thine annoy?

If the true concord of well-tuned sounds,
By unions married, do offend thine ear,
They do but sweetly chide thee, who confounds
In singleness the parts that thou shouldst bear.

Mark how one string, sweet husband to another,
Strikes each in each by mutual ordering;
Resembling sire and child and happy mother,
Who, all in one, one pleasing note do sing:

Whose speechless song being many, seeming one,
Sings this to thee: 'Thou single wilt prove none.'

 

 


 

Perché ascolti la musica e sei triste?
Dolce non contra dolce e gioia gioia;
Perché ami il non lieto che qui esiste
E forse hai del piacere in ciò che annoia?

Se l’armonia dei suoni assai accordati,
Congiunti bene I tuoi orecchi offende,
E’ perché in te non sono separati
I suoni in parte in cui tutto s’apprende.

Guarda, una corda che dell’altra è sposa
Vibra con quella in mutua rispondenza,
Come padre con figlio e madre ansiosa
Che insieme cantano note in cadenza.

Il loro canto, di molti che sono uno,
Ti  canta: “Solo tu  sarai nessuno”.

Giancarlo Peris


Sonetto 9
Is it for fear to wet a widow's eye
That thou consum'st thyself in single life?
Ah, if thou issueless shalt hap to die,
The world will wail thee like a makeless wife.

The world will be thy widow, and still weep
That thou no form of thee hast left behind,
When every private widow well may keep
By children's eyes her husband's shape in mind.

Look what an unthrift in the world doth spend
Shifts but his place, for still the world enjoys it;
But beauty's waste hath in the world an end,
And kept unused, the user so destroys it.

No love toward others in that bosom sits
That on himself such murd'rous shame commits.


 

Non vuoi a una vedova bagnare gli occhi
e ti disperdi in lungo celibato?
Dio mio, se morirai senza marmocchi
ti piangerà il mondo disperato.

Vedova tua il mondo piangerà
che senza stirpe tua tu avrai lasciato
mentre ogni vedova ritroverà
l’aspetto del suo sposo nel neonato.

Bada, ciò che un prodigio spreca attorno
cambia posto, che il mondo ne gioisce,
ma spreco di grazia ha fine intorno,
la distrugge chi inusata ne fruisce.

Non c’è l’amore in chi da dentro al cuore
commette su di sé un infame orrore.

Giordano Di Martino IV B


Sonetto 10
For shame deny that thou bear'st love to any,
Who for thy self art so unprovident.
Grant, if thou wilt, thou art beloved of many,
But that thou none lov'st is most evident:

For thou art so possessed with murderous hate,
That 'gainst thy self thou stick'st not to conspire,
Seeking that beauteous roof to ruinate
Which to repair should be thy chief desire.

O! change thy thought, that I may change my mind:
Shall hate be fairer lodged than gentle love?
Be, as thy presence is, gracious and kind,
Or to thyself at least kind-hearted prove:

Make thee another self for love of me,
That beauty still may live in thine or thee.

 


 

 

Che non ami nessuno dunque ammetti,
Tu che con te sei tanto imprevidente,
Sei circondato si da molti affetti,
Ma non ami nessuno e ciò è evidente.

Perché sei preso da un odio assassino
E cospiri così contro te stesso,
Distruggendo il ricovero divino
Che dovresti tenere ben connesso.

O, cambia idea, ch’io cambi d’opinione!
Odio avrà sito migliore d’amore?
Sii come sei, dispiega comprensione
E con te stesso sii gentile in cuore:

Con un altro te stesso, amore mio,
Così che al mondo non dirai più addio!

Giancarlo Peris


Sonetto 11
As fast as thou shalt wane, so fast thou grow'st
In one of thine, from that which thou departest;
And that fresh blood which youngly thou bestow'st,
Thou mayst call thine when thou from youth convertest.

Herein lives wisdom, beauty, and increase;
Without this folly, age, and cold decay:
If all were minded so, the times should cease
And threescore year would make the world away.

Let those whom nature hath not made for store,
Harsh, featureless, and rude, barrenly perish:
Look whom she best endow'd, she gave the more;
Which bounteous gift thou shouldst in bounty cherish:

She carv'd thee for her seal, and meant thereby,
Thou shouldst print more, not let that copy die.

 

 


 

Quel che sfiorendo col tempo cederai
In un tuo figlio poi prospererà,
Quel fresco sangue che giovane dai
Sarà tuo se il tramonto arriverà.

In ciò è equilibrio, grazia, cambiamento,
Se no pazzia, vecchiezza, insanità.
Così pensando, il tempo, in un momento,
Si fermerebbe e addio a l’umanità.

Lascia chi non fu scelto a generare
Finire la sua vita senza prole,
Te la natura dotò per procreare
Bellezza che nel mondo ha solo il sole.

Ti creò suo stampo perché così ella intese
Farne altri e non finire quelle imprese.

Eleonora Diottasi

 


Sonetto 12
When I do count the clock that tells the time,
And see the brave day sunk in hideous night;
When I behold the violet past prime,
And sable curls, all silvered o'er with white;

When lofty trees I see barren of leaves,
Which erst from heat did canopy the herd,
And summer's green all girded up in sheaves,
Borne on the bier with white and bristly beard,

Then of thy beauty do I question make,
That thou among the wastes of time must go,
Since sweets and beauties do themselves forsake
And die as fast as they see others grow;

And nothing 'gainst Time's scythe can make defence
Save breed, to brave him when he takes thee hence.

 


 

Quando scivola il tempo fra le dita
E vedo il giorno sparir nella sera,
Quando la viola scorgo senza vita
E imbiancata una riccia chioma nera

Quando le foglie sono separate
Dai rami che un dì il gregge hanno protetto
Dal caldo e l’erbe sono imprigionate
In covoni portati su un carretto,

Allora un dubbio mi assale pensando
Alla bellezza tua che sparirà
La grazia che ti si sta allontanando
dalla vita, ch’è tua poi morirà.

Dalla morte nessun ti può salvare
Se non un figlio che la vuol sfidare.

Silvia Cappelletti  IV B

 

 


Sonetto 13
O! that you were your self; but, love, you are
No longer yours, than you your self here live:
Against this coming end you should prepare,
And your sweet semblance to some other give:

So should that beauty which you hold in lease
Find no determination; then you were
Yourself again, after yourself's decease,
When your sweet issue your sweet form should bear.

Who lets so fair a house fall to decay,
Which husbandry in honour might uphold,
Against the stormy gusts of winter's day
And barren rage of death's eternal cold?

O! none but unthrifts. Dear my love, you know,
You had a father: let your son say so.

 


 

O se tu fossi tuo! Ma non sarai
Amor, tuo, più del tempo ch’hai passato:
Alla tua fine ti preparerai
E la tua immagine avrai regalato.

Così che la beltà che tieni forte
Fine n’avrebbe: e torneresti, allora,
a edder te stesso dopo la tua morte,
Se la tua prole il tuo aspetto avrà ancora.

Chi lascerà la casa rovinare,
Quando qualcun difenderla dovrebbe
Da tutto ciò che l’inverno sa fare
E dalla rabbia che morte darebbe?

E tu sai bene amor che un padre hai avuto,
Fa che tuo figlio l’abbia conosciuto.

 


Sonetto 14
Not from the stars do I my judgement pluck,
And yet methinks I have astronomy;
But not to tell of good or evil luck,
Of plagues, of dearths, or seasons' quality.

Nor can I fortune to brief minutes tell,
'Pointing to each his thunder, rain, and wind,
Or say with princes if it shall go well
By oft predict that I in heaven find;

But from thine eyes my knowledge I derive,
And, constant stars, in them I read such art
As truth and beauty shall together thrive
If from thyself to store thou wouldst convert.

Or else of thee this I prognosticate:
Thy end is truth's and beauty's doom and date.


 

Non traggo I miei giudizi dalle stelle,
ma credo di capir l’astrologia
non per predire cose brutte o belle,
volvere di stagioni o carestia.

Né leggo il fato agli attimi fuggenti
segnalando a ciascuno pioggia e vento
o ai principi svelare buoni eventi
per i presagi che nel cielo sento.

I tuoi occhi a me danno sapienza
astri costanti questo mi diranno
virtù e bellezza avranno più valenza
e in un vivaio poi ti muteranno.

Tal profezia ti rivolgo invece:
virtù morrà con te senza una prece.

Alessandro Capponi IV B


Sonetto 15
When I consider every thing that grows
Holds in perfection but a little moment,
That this huge stage presenteth nought but shows
Whereon the stars in secret influence comment;

When I perceive that men as plants increase,
Cheered and checked even by the selfsame sky;
Vaunt in their youthful sap, at height decrease,
And wear their brave state out of memory:

Then the conceit of this inconstant stay
Sets you most rich in youth before my sight,
Where wasteful time debateth with decay
To change your day of youth to sullied night;

And all in war with time for love of you,
As he takes from you, I engraft you new.


 

Pensando a quello che viene alla vita
che per pochi momenti resta puro,
gli spettri d’una visione infinita
su cui le stelle hanno un influsso oscuro,

e vedo l’uomo al pari delle piante
minacciato dal cielo; e in gioventù
vantarsi fino al punto culminante
in cui decresce e non ricorda più.

Agli occhi miei compare fresca e forte
l’idea di questa vita passeggera
mentre il Tempo complotta con la Morte
per trasmutare il giorno in notte nera:

ed essendo col tempo in piena guerra
come ti strappa ti ripianta in terra.

Egidio Marcari classe V B


Sonetto 16
But wherefore do not you a mightier way
Make war upon this bloody tyrant, Time?
And fortify your self in your decay
With means more blessed than my barren rhyme?

Now stand you on the top of happy hours,
And many maiden gardens, yet unset,
With virtuous wish would bear you living flowers,
Much liker than your painted counterfeit:

So should the lines of life that life repair,
Which this, Time's pencil, or my pupil pen,
Neither in inward worth nor outward fair,
Can make you live your self in eyes of men.

To give away yourself, keeps yourself still,
And you must live, drawn by your own sweet skill.


 

Perché non trovi un modo più possente
Per fare guerra al tempo ch’è tiranno
E proteggere te stesso cadente
Con alti mezzi che le rime hanno?

Tu sei nel pieno dell’età beata,
Molti giardini sono ancora incolti
Con fiori avrò tua terra coltivata
Più somiglianti a te dei tuoi dipinti.

Le linee rinnovano la vita
Che col tempo il pennello ha cambiato,
Bellezza, virtù intima, infinita,
L’occhio dell’uomo non ha immortalato.

Concedere te stesso è conservarti,
Vivi, ritratto dalla tua dolce arte.

 

Fabrizia Leoni V B


Sonetto 17
Who will believe my verse in time to come
If it were filled with your most high deserts?
Though yet, heaven knows, it is but as a tomb
Which hides your life, and shows not half your parts.

If I could write the beauty of your eyes
And in fresh numbers number all your graces,
The age to come would say "This poet lies;
Such heavenly touches ne'er touched earthly faces."

So should my papers, yellowed with their age,
Be scorned, like old men of less truth than tongue,
And your true rights be termed a poet's rage
And stretched metre of an antique song.

But were some child of yours alive that time,
You should live twice: in it, and in my rhyme.


 

Chi crederà nei miei versi in futuro
che dipingano tutte le tue doti?
Si sa che sono una tomba, è sicuro
e qui scordano i tuoi pregi remoti.

Se la beltà potessi scriverei
e i tuoi occhi in rima ricordare,
mi direbbero: “ Un ciarlatano sei,
nessuno un viso così può mostrare”. 

E questi scritti, così, ingialliranno,
passerà il tempo e, poi, come non vere,
le tue bellezze derise verranno,
ma le poesie ne avranno piacere:

e se in quel tempo un figlio avessi avuto
dentro i miei versi e in lui avresti vissuto.

Giampiero Regnani  V B


Sonetto 18
Shall I compare thee to a summer’s day?
Thou art more lovely and more temperate.
Rough winds do shake the darling buds of May,
and summer’s leave hath all too short a date.

Sometime too hot the eye of heaven shines,
and often is his gold complexion dimmed,
and every fair from fair sometime declines,
by chance or nature’s changing course untrimmed;

But thy eternal summer shall not fade
Nor lose possession of that thou ow’st,
Nor shall death brag thou wander’st in his shade
When in eternal lines to time thou grow’st.

So long as men can breathe or eyes can see,
So long lives this, and this gives life to thee.


 

Paragonarti a un giorno dell’estate?
Tu sei più amabile e ben più raggiante.
Il vento scuote le gemme sbocciate
e l’estate finisce in un istante.

Troppo cocente per la lucentezza
il volto d’oro si rabbuia spesso
e il bello a volte lascia la bellezza
della natura per il corso stesso.

L’estate tua non dovrà sfiorire
né perdere il possesso di beltà,
né poi la morte ti dovrà inseguire
ché opporrai al tempo la tua eternità.

Finché i tuoi occhi potranno vedere
questi miei versi ti daran piacere.

Alice Conte V B


Sonetto 19
Devouring time, blunt thou the lion's paws,
And make the earth devour her own sweet brood;
Pluck the keen teeth from the fierce tiger's jaws,
And burn the long-lived phoenix in her blood.

Make glad and sorry seasons as thou fleet'st,
And do whate'er thou wilt, swift-footed time,
To the wide world and all her fading sweets.
But I forbid thee one most heinous crime:

O, carve not with thy hours my love's fair brow,
Nor draw no lines there with thine antique pen.
Him in thy course untainted do allow
For beauty's pattern to succeeding men.

Yet do thy worst, old time; despite thy wrong
My love shall in my verse ever live young.


 

Tempo avido, gli artigli al leone spunta
e la terra divori la sua prole;
strappa alla tigre le sue zanne a punta,
nel cui sangue arder la Fenice vuole.

Alterna le stagioni liete e scure
e fa’ quanto tu sai, tempo veloce,
al vasto mondo e a tutte le creature,
ma ti vieto il delitto più feroce:

non scolpir l’ore sul mio onesto amore,
e non toccarlo col la penna fiera.
Lascialo intatto nel suo gran splendore:
per noi un modello nella tua carriera.

Ma vecchio tempo, malgrado l’inverno,
fa’ che nei versi miei l’amor sia eterno.

Domenico Oliviero V B


Sonetto 20
A woman's face with nature's own hand painted,
Hast thou, the master mistress of my passion;
A woman's gentle heart, but not acquainted
With shifting change, as is false women's fashion:

An eye more bright than theirs, less false in rolling,
Gilding the object whereupon it gazeth;
A man in hue all hues in his controlling,
Which steals men's eyes and women's souls amazeth.

And for a woman wert thou first created;
Till Nature, as she wrought thee, fell a-doting,
And by addition me of thee defeated,
By adding one thing to my purpose nothing.

But since she prick'd thee out for women's pleasure,
Mine be thy love and thy love's use their treasure.


 

Volto di donna natura ha dipinto
Al re regina della mia passione,
Cuore gentile di donna ha respinto
Ciò che donna incostante e falsa pone.

Occhio più chiaro e meno falsa occhiata
Che muta in oro ciò su cui si posa;
Da forma d’uomo ogni cosa è formata,
Ruba occhio d’uomo e a donna anima sposa.

Come donna in origine nascesti,
Natura nel crearti ebbe emozione,
Io privato da ciò che tu prendesti,
Un’aggiunta che per me è sottrazione.

Se ti eresse al femminile piacere
Sia mio l’amare e per loro il godere.

Rita Scognamiglio IV B

 

Fonte: http://www.istitutobaccelli.it/documenti/Sonetti%20di%20Shakespeare.rtf

Autori della traduzione e del testo: indicati nel documento

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