Alessandro Manzoni Adelchi 5 maggio e Marzo 1821
Alessandro Manzoni Adelchi 5 maggio e Marzo 1821
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Alessandro Manzoni Adelchi 5 maggio e Marzo 1821
Alessandro MANZONI
VITA
Manzoni nasce a Milano nel 1785. Sua madre si chiama Giulia Beccaria ed è la figlia di Cesare Beccaria (l’autore dell’opera “Dei delitti e delle pene”).
E’ una ragazza giovane, che ha avuto questo figlio fuori del matrimonio, da una relazione con Giovanni Verri. Giulia Beccaria si sposa poi con un uomo molto più grande di lei, Pietro Manzoni, che dà il nome al figlio di lei, che si chiama così Alessandro Manzoni. Questo matrimonio però non funziona bene e presto i due si separano legalmente; dopo qualche anno Giulia va a Parigi, dove si mette a convivere con un altro uomo, il conte Carlo Imbonati.
Il piccolo Alessandro quindi viene presto abbandonato dalla madre e vive per molti anni nei collegi, dove riceve una ottima preparazione culturale, ma non amore materno. Si pensa che sia stata questa sofferenza che ha provocato in lui da adulto quella nevrosi che tanto lo ha tormentato.
Quando Manzoni ha 20 anni, Carlo Imbonati muore. Alessandro raggiunge sua madre a Parigi e qui conosce molti pensatori illuministi.
All’età di 33 anni si sposa con Enrichetta Blondel, una borghese di religione calvinista. Questo matrimonio fa molto scandalo perché Alessandro M. è aristocratico e cattolico. Nasce una figlia, Giulia, che viene battezzata con rito cattolico. Dopo un po’ anche la moglie si converte al cattolicesimo.
Poi Manzoni torna a Milano e frequenta molti scrittori romantici e diventa il caposcuola del Romanticismo italiano. Scrive molto:
poesie (come la raccolta Inni sacri, Il cinque maggio),
tragedie (come l’Adelchi, Il conte di Carmagola),
romanzi (come I promessi sposi).
Manzoni ha in tutto 10 figli, l’ultima si chiama Matilde. Giulia, la primogenita ( = la prima figlia) intanto si è sposata.
Quando Matilde è ancora piccolissima, inizia per Manzoni una serie di lutti ( = morti): muore la moglie Enrichetta, poi la figlia Giulia. Manzoni allora cade nell’angoscia e nella depressione.
Poi si risposa con una vedova. E’ nominato senatore del nuovo Regno d’Italia.
Negli ultimi anni Manzoni si dedica allo studio della filosofia e della linguistica e scrive molti saggi.
Muore a Milano a 88 anni.
L’anno successivo, Giuseppe Verdi scriverà in suo onore la “Messa di Requiem”.
IL PENSIERO E LA POETICA
- La conversione alla fede cattolica è un elemento molto importante per la vita e per la produzione letteraria di Manzoni. Egli vuole trasmettere la funzione illuminatrice del cristianesimo: il reale concretizzarsi degli ideali di libertà, fraternità ed uguaglianza.
- Secondo Manzoni l’opera letteraria deve analizzare la realtà. Deve quindi descrivere ciò che hanno fatto gli uomini (vero storico), ma anche indagare i sentimenti che hanno spinto gli uomini ad agire (vero poetico). Il vero poetico è l’immaginazione dello scrittore, è un’invenzione che permette di completare nei dettagli la realtà storica.
Nelle opere di Manzoni c’è:
- un vero storico una parte storica documentata
- un vero poetico una parte storica inventata
- L’arte deve avere una precisa funzione sociale.
- Al centro della vita, secondo Manzoni c’è la Provvidenza di Dio. E’ Dio che guida gli uomini verso il bene e l’unica via per ottenere la pace interiore è quella di affidarsi in Dio.
- Manzoni indaga la realtà storica: questo aspetto emerge nelle sue tragedie e nei Promessi sposi. Tutte e tre le opere hanno per sfondo importanti momenti della storia italiana:
- ne Il conte di Carmagnola, le guerre tra i signori del Quattrocento;
- nell’Adelchi, la guerra tra Franchi e Longobardi dell’ VIII sec.;
- nei Promessi sposi, la dominazione spagnola nella Lombardia del ‘600
- in queste opere emerge una visione pessimistica della vita, l’unica speranza per i più deboli è l’intervento di dio.
LA POESIA CIVILE
Manzoni vive nel periodo di Napoleone e assiste alla sua sconfitta e alla successiva Restaurazione.
Manzoni scrive molte “poesie civili” che parlano di politica, come l’ode
“Marzo 1821”
(l’ode è un tipo di poesia.)
Manzoni scrive questa poesia nel 1821, quando ci sono i moti piemontesi contro gli Austriaci e sembra che ben presto il Lombardo Veneto sarà liberato dagli Austriaci e l’Italia diventerà unita. Ma questi moti sono repressi duramente dagli Austriaci. Manzoni allora distrugge il manoscritto di questa ode per paura di subire persecuzioni politiche. Molti anni dopo, nel 1848, in occasione della prima guerra d’indipendenza, Manzoni riscrive quest’ode ricordandola a memoria e la pubblica.
Manzoni dedica quest’ode a Teodoro Koerner, un patriota e poeta romantico tedesco, morto combattendo per la libertà nella battaglia di Lipsia.
La poesia rappresenta il passaggio del Ticino da parte dei piemontesi per aiutare la Lombardia a liberarsi dal dominio austriaco.In questa poesia Manzoni esalta la libertà di tutti i popoli e dice che l’Italia deve essere unita perché gli Italiani hanno diritto alla propria unità e indipendenza.
IL CINQUE MAGGIO
Il 5 maggio 1821 muore Napoleone, nell’isola di Sant’Elena, dove era stato mandato in esilio dagli Inglesi. Manzoni legge la notizia sul giornale “Gazzetta di Milano” e ne rimane molto scosso. Sente subito l’impulso di scrivere un’ode su Napoleone e scrive ininterrottamente per 3 giorni, lavorando moltissimo. Manzoni ammira molto Napoleone: pensa che sia stato un grande genio dell’arte militare, un bravo condottiero, un capace uomo politico.
In poco tempo questa ode si diffonde in tutta Italia e in tutta Europa. Goethe la traduce in tedesco e la pubblica su una rivista tedesca.
L'Ode può essere divisa in 2 parti:
- La prima presenta la figura storica di Napoleone, da quando ha preso al potere fino alla sua caduta.
- La seconda presenta di Napoleone come uomo, che alla fine si trova a soffrire da solo.
Il potere e la gloria dell’uomo non sono eterni. Nel momento della morte l’uomo si trova solo di fronte a Dio. Soltanto nella fede l’uomo può trovare la speranza e la pace; soltanto Dio può veramente consolare l’uomo nelle sue sofferenze.
Queste 2 parti corrispondono ai 2 temi che caratterizzano la poesia:
- la storia, Manzoni si interessa molto alla storia
- la prospettiva religiosa. Manzoni è cattolico e ha una grande fede in Dio.
Quindi Manzoni si interessa molto alla storia, ma la considera con gli occhi dell’uomo di fede: nella storia c’è sempre la Provvidenza, cioè Dio. Nella storia dell’uomo c’è sempre l’intervento di Dio.
Anche nella vita di Napoleone c’è stato l’intervento di Dio: Dio ha voluto che Napoleone avesse il grande potere che ha avuto.
ADELCHI
L’ “Adelchi” è una tragedia che è ambientata nel Medioevo.
Racconta dell’Italia al tempo del Medioevo. In Lombardia c’erano i Longobardi, che avevano invaso i territori della Chiesa. Allora la Chiesa aveva chiesto aiuto a Carlo Magno, re dei Franchi, contro i Longobardi; così i Franchi erano discesi a avevano fatto cadere il Regno Longobardo.
I personaggi principali sono 4:
- Carlo Magno, il re dei Franchi, marito di Ermengarda;
- Desiderio, il re dei Longobardi, padre di Adelchi ed Ermengarda;
- Ermengarda, figlia di Desiderio, sorella di Adelchi, moglie di Carlo Magno;
- Adelchi, figlio di Desiderio e fratello di Ermengarda.
Riassunto:
Per prima cosa, il re Carlo ripudia ( = rifiuta e manda via) la moglie Ermengarda, figlia di Desiderio, re dei Longobardi. Ermengarda, che continua ad amare il marito, si rifugia in un monastero e qui morirà di dolore.
Poi Carlo dice a Desiderio di lasciare le terre della Chiesa, se no ci sarà la guerra. Desiderio non accetta e vuole la guerra. Adelchi, il figlio di Desiderio, vorrebbe convincere il padre a lasciare le terre e rimanere in pace, ma non riesce a convincerlo e Carlo dichiara la guerra. Adelchi, anche se non è d’accordo col padre e odia la guerra, gli ubbidisce e combatte.
I Longobardi sono sconfitti: Desiderio è fatto prigioniero; Adelchi è ferito e muore dopo aver combattuto valorosamente.
- Carlo Magno e Desiderio sono 2 personaggi violenti, gli oppressori.
- Ermengarda e Adelchi invece sono due puri di cuore che non amano la violenza gli oppressi
Sono personaggi romantici che pur essendo degli infelici sulla terra, credono in un mondo migliore oltre la terra.
Delirio e morte di Ermengarda
Ermengarda è la principessa longobarda, figlia di Desiderio e moglie di Carlo Magno.
Ripudiata dal marito Carlo, si rifugia nel monastero di S. Salvatore a Brescia. La badessa ( = la suora che è a capo di tutto il monastero) è Ansberga, sorella di Ermengarda.
Ermengarda sente che sta per morire e chiede alla sorella di essere seppellita con l’anello nuziale al dito e con la corona da regina. Infatti, anche se ripudiata, ama sempre molto il marito Carlo.
Ansberga invece vorrebbe che la sorella Ermengarda non amasse più Carlo e che lo dimenticasse e le dice che Carlo intanto si è risposato con un’altra donna. Ermengarda allora sviene ed entra in uno stato di lunga e dolorosa agonia che la porterà alla morte. Vive un sofferto delirio, durante il quale Ermengarda ricorda quando era appena sposata con Carlo ed era felice. Ora invece soffre moltissimo perché si sente ripudiata e tradita. Eppure ama ancora molto Carlo e vorrebbe tanto stare ancora con lui. In punto di morte si affida a Dio e trova la pace. Secondo la “provida sventura” chi ha sofferto in vita troverà la pace nella morte.
Ermengarda è il simbolo delle persone innocenti che in questo mondo violento sono oppresse e sconfitte e trovano conforto soltanto in Dio.
I PROMESSI SPOSI
Storia di un romanzo. Manzoni pensa di scrivere un romanzo storico dopo aver letto i romanzi di Walter Scott e in particolare l’ “Ivanohe”.
- Così nel 1821, dopo aver studiato molto per documentarsi sulla storia del Seicento, comincia a scrivere un romanzo ambientato a Milano nel Seicento. Nel 1823 finisce di scrivere questo primo romanzo, intitolato “Fermo e Lucia” che erano i nomi dei 2 protagonisti. Però non lo pubblica.
- Nel 1824 inizia a riscrivere totalmente il romanzo e gli dà un nuovo titolo: “I promessi sposi”. Verrà pubblicato nel 1827.
- Poco dopo modifica ancora il romanzo “I promessi sposi”, ma questa volta fa pochi cambiamenti, soprattutto linguistici. Questa ultima versione verrà pubblicata a dispense negli anni 1840-1842.
(a dispense = a fascicoli, poche pagine per volta, giorno per giorno).
Nel romanzo ci sono molte vicende storiche:
- la peste (= una malattia infettiva che fece morire moltissime persone),
- la carestia (=mancanza del cibo)
- la guerra.
trama de “I promessi sposi”
Ci sono 4 parti:
- Renzo e Lucia sono due ragazzi poveri che vivono in Lombardia, vicino al lago di Como, che si sono innamorati e si vogliono sposare. Don Rodrigo è un ricco signore che vede Lucia e la vuole per sé, perciò non vuole che si sposi. Allora manda i “bravi”, cioè degli uomini violenti che lavorano per lui, a minacciare il parroco del paese, don Abbondio, perché non sposi Renzo e Lucia. Don Abbondio si spaventa moltissimo e si rifiuta di sposare i due innamorati. Il matrimonio è rimandato. Lucia e la madre Agnese, chiedono aiuto a padre Cristoforo. È raccontata la storia di padre Cristoforo: si chiamava Lodovico; aveva ucciso un uomo durante un duello; dopo si era pentito e aveva deciso di farsi frate. Padre Cristoforo va a parlare a Don Rodrigo e cerca di convincerlo a lasciare in pace Lucia. Intanto Renzo e Lucia cercano di prendere il parroco di sorpresa perché li sposi lo stesso, ma non ci riescono. Nel frattempo Don Rodrigo cerca di far rapire Lucia, ma non riesce. Lucia, Renzo e Agnese fuggono via. Renzo va a Milano, Agnese e Lucia vanno a Monza. A Monza vanno in un convento, dove la badessa era la “monaca di Monza”
E’ raccontata la storia della storia della monaca di Monza: si chiamava Gertrude e fin da bambina i genitori avevano deciso di mandarla in convento perché si facesse monaca; Gertrude è infelice perché è stata costretta a fare una vita che non voleva; inizia una relazione con un amante, Egidio, un nobile senza scrupoli, e da lui ha pure dei figli che vivono col padre; insieme a lui uccide una suora che sa di loro.
Lucia parla con la monaca di Monza.
- Intanto Renzo arriva a Milano mentre c’è una rivolta popolare, durante un periodo di carestia. Il popolo assalta il forno. Renzo parla in piazza alla gente contro i prepotenti. Poi va in un osteria. L’oste denuncia Renzo, perché lo ritiene un capo della rivolta. Renzo viene arrestato. La gente lo libera. Renzo fugge da Milano e va nel Veneto, dal cugino Bortolo. Agnese torna al paese e viene a sapere che padre Cristoforo non è più là, ma è stato trasferito. Intanto Don Rodrigo chiede all’Innominato, un ricco e potente signore, di far rapire Lucia dal convento.
È raccontata la storia dell’Innominato.
Lucia è rapita dal convento (la monaca di Monza è complice di questo rapimento) ed è portata a casa dell’Innominato.
- L’Innominato parla con Lucia e rimane commosso e scosso. Poi tenta di uccidersi.
Lucia è disperata e prega la Madonna di salvarla: promette che se si salverà, rinuncerà a ciò a cui tiene di più, cioè Renzo e non si sposerà con Renzo. L’Innominato va a parlare con il cardinale Federico Borromeo. L’Innominato si converte e decide di liberare Lucia. Don Abbondio va a casa dell’Innominato a prendere Lucia. L’Innominato libera Lucia e le chiede perdono. Intanto Renzo è a Milano durante la carestia e la guerra. Arriva la peste e si diffonde. La gente parla degli “untori”, cioè di persone che passavano le case e toccavano le porte delle case per contaminarle con la peste.
- Don Rodrigo si ammala di peste, i suoi bravi lo tradiscono e lo abbandonano. Anche Renzo si ammala di peste, ma guarisce e cerca Lucia. Viene scambiato per un untore e viene inseguito. Scappa. Renzo va al lazzaretto (=un posto dove stavano gli ammalati di peste) e vede Don Rodrigo che muore. Renzo lo perdona. Trova Lucia, che si era ammalata anche lei e anche lei va a finire al lazzaretto, ma ora sta guarendo. Padre Cristoforo dice a Lucia che quel voto (cioè quella promessa) fatta alla Madonna non vale (perché il matrimonio riguardava tutti e 2 e lei non poteva promettere anche per Renzo)e le dice che può sposare Renzo. Poi padre Cristoforo muore.
Renzo e poi Lucia tornano al paese. Finalmente si sposano.
Renzo e Lucia sono sostenuti dalla fede: la Provvidenza ( = Dio) li ha sempre aiutati.
L’Innominato è un personaggio storico che è vissuto davvero: Bernardino Visconti
Anche la monaca di Monza è un personaggio storico che è davvero vissuto
I personaggi: Ci sono 8 personaggi principali, 4 laici e 4 religiosi
I 4 laici sono:
-
sono le vittime
- Lucia,
-
sono gli oppressori
- l’Innominato.
aiutano le vittime
- padre Cristoforo,
- il Cardinale Borromeo,
-
aiutano gli oppressori
- la monaca di Monza.
ritratto di Don Abbondio
Don Abbondio è il vecchio parroco del paese in cui vivono Renzo e Lucia.
È un uomo debole, pauroso e egoista. Ha paura di Don Rodrigo e gli obbedisce.
ritratto di Renzo
Renzo è un ragazzo laborioso, cordiale, impulsivo.
Ha perso tutti e due i genitori: è orfano.
ritratto di Lucia
Lucia è una ragazza modesta e riservata.
Ha perso il padre e vive con la madre Gertrude.
ritratto di Padre Cristoforo
E’ un vecchio uomo di Chiesa che ha una grande fede e fa della sua vita una missione di carità verso le altre persone. Si dedicava agli altri con grande entusiasmo.
Da giovane era un ricco borghese, si chiamava Lodovico. Senza volerlo aveva ucciso un uomo. Si era pentito e aveva deciso di diventare frate.
Fonte: http://www.portaleboselli.it/christophernolan/Archivio%20schede/AZIENDALE/3.%20BIENNIO%20POST%20QUALIFICA/
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