Sonetti di Shakespeare tradotti in italiano
Sonetti di Shakespeare da 100 a 120 tradotti in italiano
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Sonetti di Shakespeare tradotti in italiano
Sonetto 100
Where art thou, muse, that thou forget'st so long
To speak of that which gives thee all thy might?
Spend'st thou thy fury on some worthless song,
Dark'ning thy power to lend base subjects light?
Return, forgetful muse, and straight redeem
In gentle numbers time so idly spent;
Sing to the ear that doth thy lays esteem
And gives thy pen both skill and argument.
Rise, resty muse, my love's sweet face survey
If time have any wrinkle graven there.
If any, be a satire to decay
And make time's spoils despised everywhere.
Give my love fame faster than time wastes life;
So, thou prevene'st his scythe and crooked knife.
Dove sei, o Musa mia, che da tante ore
non canti più chi a te la forza ha dato?
In canti sciocchi metti il tuo fervore
e in temi indegni la vena hai sprecato?
Riscatta, appena torni, o smemorata,
con accurati metri il tempo perso;
canta la tua poesia così apprezzata
e dona alla tua penna ardore e verso.
Scruta, o Musa, del mio amore il viso
e guarda, poi, se è nata qualche ruga;
se poi ne trovi, ciò venga deriso
e ogni pazzia del tempo metti in fuga.
Dà all’amor mio, prima del tempo, fama
precedendo così quella sua lama.
Fabio Giganti V B
Sonetto 101
O truant Muse what shall be thy amends
For thy neglect of truth in beauty dyed?
Both truth and beauty on my love depends;
So dost thou too, and therein dignified.
Make answer Muse: wilt thou not haply say,
'Truth needs no colour, with his colour fixed;
Beauty no pencil, beauty's truth to lay;
But best is best, if never intermixed'?
Because he needs no praise, wilt thou be dumb?
Excuse not silence so, for't lies in thee
To make him much outlive a gilded tomb
And to be praised of ages yet to be.
Then do thy office, Muse; I teach thee how
To make him seem, long hence, as he shows now.
Ma quali mai saranno le tue scuse
Per negligenza di morta bellezza,
Bello e virtù l’amore non deluse
E in lui tu trovi merito e dolcezza.
Dammi risposta, Musa, vuoi tu dire:
“Virtù non ha bisogno di pittura
Né di pennello per bellezza offrire,
Ma è meglio sempre pura la figura?”
Resterai muta se a lui non serve lode?
Non scusare il silenzio perché è in te
Far sì ch’ei sopravviva a queste mode
E resti imperituro per te e me.
Fa il tuo dovere, ch’io ti insegnerò
A mostrarlo così, come potrò.
Alexandra Paìsa V G
Sonetto 102
My love is strengthened, though more weak in seeming.
I love not less, though less the show appear.
That love is merchandized whose rich esteeming
The owner's tongue doth publish everywhere.
Our love was new and then but in the spring
When I was wont to greet it with my lays,
As Philomel in summer's front doth sing,
And stops her pipe in growth of riper days
Not that the summer is less pleasant now
Than when her mournful hymns did hush the night,
But that wild music burdens every bough,
And sweets grown common lose their dear delight.
Therefore like her I sometime hold my tongue,
Because I would not dull you with my song.
Dentro di me l’amore è troppo forte,
il mio cuore l’amore non dimostra
e chiude al proprio amor tutte le porte
in opposto alla gente che lo mostra.
In primavera l’amore era bello
ch’io festeggiavo spesso coi miei canti
come in estate cinguetta l’uccello
che tace quando i tempi vanno avanti.
Ora non è meno bella l’estate
di quando i tristi suoi canti sentivo,
ma si ascoltano musiche celate
ed il suono divien di valor privo.
Perciò come l’uccello a notte taccio
se no pei troppi canti più non piaccio.
Francesco Trinetti V B
Sonetto 103
Alack, what poverty my muse brings forth
That, having such a scope to show her pride,
The argument all bare is of more worth
Than when it hath my added praise beside!
O blame me not if I no more can write!
Look in your glass and there appears a face
That overgoes my blunt invention quite,
Dulling my lines and doing me disgrace.
Were it not sinful then, striving to mend,
To mar the subject that before was well?
For to no other pass my verses tend
Than of your graces and your gifts to tell;
And more, much more, than in my verse can sit
Your own glass shows you when you look in it.
L’arida musa povertà diffonde
pure avendo talento da mostrare;
ha più valore chi non si nasconde
che la persona ch’io uso adornare.
Se non so scriver non voglio far pena!
Nel tuo specchio vedrai un grande volto
che di gran lunga supera la vena
che offusca i versi e fa sembrar non colto.
Per migliorarla sarebbe un peccato
guastare una persona già perfetta,
a tutti i miei gran versi manca il fiato
nel cantar la tua grazia che diletta.
Trovare più di ciò che il verso esprime
in uno specchio che bellezza imprime.
Domenico Oliviero V B
Sonetto 104
To me, fair friend, you never can be old;
For as you were when first your eye I eyed,
Such seems your beauty still. Three winters cold
Have from the forests shook three summers' pride;
Three beauteous springs to yellow autumn turned
In process of the seasons have I seen,
Three April perfumes in three hot Junes burned
Since first I saw you fresh, which yet are green.
Ah yet doth beauty, like a dial hand,
Steal from his figure and no pace perceived;
So your sweet hew, which methinks still doth stand,
Hath motion, and mine eye may be deceived.
For fear of which, hear this, thou age unbred:
Ere you were born was beauty's summer dead.
Amico, sarai giovane in eterno,
sei bello sempre come il primo giorno,
tre freddi, gelidi tipi d’inverno
dagli alberi l’orgoglio han sciolto intorno.
Tre primavere in tre autunni cambiate,
tre aprili in giugno son stati mutati,
nel correr di stagioni rinnovate,
ma i tuoi modi non sono trasformati.
La beltà cresce impercettibilmente
come fa l’ombra sulla meridiana
aumentando così costantemente
che così fugge dalla vita umana.
Erede, a cui racconto la mia vita,
beltà prima di te era già svanita.
Francesco Trinetti V B
Sonetto 105
Let not my love be called idolatry,
Nor my beloved as an idol show,
Since all alike my songs and praises be
To one, of one, still such, and ever so.
Kind is my love to-day, to-morrow kind,
Still constant in a wondrous excellence;
Therefore my verse to constancy confined,
One thing expressing, leaves out difference.
Fair, kind, and true, is all my argument,
Fair, kind, and true, varying to other words;
And in this change is my invention spent,
Three themes in one, which wondrous scope affords.
Fair, kind, and true, have often lived alone,
Which three till now, never kept seat in one.
Non è la mia passione idolatria
E un idolo non è il mio caro amore
Perché medesima è la mia poesia
Per uno, ad uno e sempre con calore.
L’amore mio è devoto oggi e domani
Sempre costante nel mio sentimento,
La mia poesia perciò non doni vani
Dà, ma forte costanza in ogni evento.
Bontà, virtù, bellezza sono il tema,
Solo nel dire possono variare
E il cambiamento accentua il mio patema,
Tre temi in uno non posso affrontare.
Bontà, virtù, bellezza in ogni zona
Non sono insieme in unica persona.
Marco Macaluso V B
Sonetto 106
When in the chronicle of wasted time
I see descriptions of the fairest wights,
And beauty making beautiful old rhyme
In praise of ladies dead and lovely knights;
Then in the blazon of sweet beauty's best,
Of hand, of foot, of lip, of eye, of brow,
I see their antique pen would have expressed
Even such a beauty as you master now.
So all their praises are but prophecies
Of this our time, all you prefiguring,
And for they looked but with divining eyes
They had not skill enough your worth to sing;
For we which now behold these present days
Have eyes to wonder, but lack tongues to praise.
Dentro gli scritti del tempo passato
vedo descritte sublimi creature
e la beltà le rime ha trasformato
di dame in lode e cavalieri pure.
E nel citare le grazie supreme
di quelle labbra, di mani e di piedi
so che la penna esprimeva insieme
quella bellezza che ora tu possiedi.
Son profezie quei loro complimenti,
che raffiguran te in tutte queste ore;
questo perché vedean avvenimenti,
ma non dieder risalto al tuo valore:
ma noi che in questi giorni ora viviamo
diamo potere agli occhi e non lodiamo.
Gian Piero Regnani V B
Sonetto 107
Not mine own fears, nor the prophetic soul
Of the wide world dreaming on things to come,
Can yet the lease of my true love control,
Supposed as forfeit to a confined doom.
The mortal moon hath her eclipse endured,
And the sad augurs mock their own presage;
Incertainties now crown themselves assured,
And peace proclaims olives of endless age.
Now with the drops of this most balmy time,
My love looks fresh, and Death to me subscribes,
Since, spite of him, I'll live in this poor rhyme,
While he insults o'er dull and speechless tribes:
And thou in this shalt find thy monument,
When tyrants' crests and tombs of brass are spent.
Né le paure né il senso del futuro
del mondo che prevede l’avvenire
fissano il tempo del mio amore puro
ch’è destinato a inevitabil fine.
La luna ha superato la sua eclissi
E ridono i veggenti dei presagi
Molti pensieri ora ci sono fissi,
Gli ulivi danno pace e non disagi..
Col profumo del tempo la sua scia
Rinato affetto allontana la morte
Ché contro lui vivrò nella poesia,
Lei infierirà su scemi di ogni sorte.
In questo troverai il tuo monumento
Mentre avrà il tempo intorno tutto spento.
Sonia Sforza provincia
Sonetto 108
What's in the brain that ink may character
Which hath not figured to thee my true spirit?
What's new to speak, what now to register,
That may express my love or thy dear merit?
Nothing, sweet boy; but yet like prayers divine
I must each day say o'er the very same,
Counting no old thing old, thou mine, I thine,
Even as when first I hallowed thy fair name.
So that eternal love in love's fresh case
Weighs not the dust and injury of age,
Nor gives to necessary wrinkles place,
But makes antiquity for aye his page,
Finding the first conceit of love there bred
Where time and outward form would show it dead.
C’è altro da scrivere nella mia testa
che la mia mente non ti abbia donato?
Che dire ancora, di nuovo, che resta
per esporre il tuo merito pregiato?
Caro fanciullo, come il preghiera, io
dico le stesse cose ogni giornata
non sentendole vecchie, io tuo, tu mio,
come quando la fama fu onorata.
In nuova veste quell’eterno amore
spazio a rughe implacabili non dà,
né alla polvere o al tempo dà valore,
ma a sua schiava obbliga l’anzianità.
Trovando dell’amore il suo concetto
dove lo pensan morto tempo e aspetto.
Egidio Marcari V B
Sonetto 109
O! never say that I was false of heart,
Though absence seem'd my flame to qualify,
As easy might I from my self depart
As from my soul which in thy breast doth lie:
That is my home of love: if I have ranged,
Like him that travels, I return again;
Just to the time, not with the time exchanged,
So that myself bring water for my stain.
Never believe though in my nature reigned,
All frailties that besiege all kinds of blood,
That it could so preposterously be stained,
To leave for nothing all thy sum of good;
For nothing this wide universe I call,
Save thou, my rose, in it thou art my all.
Non dire che il mio cuor non fu sincero,
Anche l’assenza spegneva il mio amore,
Da me non posso fuggire, ciò è vero,
Nel tuo petto il mio spirito è in fervore.
Quello è il rifugio d’amor se ho vagato,
Come chi viaggia io ritorno di nuovo,
Puntuale, dagli eventi non mutato,
E porto l’acqua alle colpe che provo.
Non creder mai, pure se in me regnasse
La debolezza che insidia gli umani
Che colpa in modo assurdo mi macchiasse
Da per pregi con principi sani.
Niente interessa me nell’universo
Fuori di te, che del mal sei l’inverso.
Rita Scognamiglio V B
Sonetto 110
Alas! 'tis true, I have gone here and there,
And made my self a motley to the view,
Gored mine own thoughts, sold cheap what is most dear,
Made old offences of affections new;
Most true it is, that I have looked on truth
Askance and strangely; but, by all above,
These blenches gave my heart another youth,
And worse essays proved thee my best of love.
Now all is done, have what shall have no end:
Mine appetite I never more will grind
On newer proof, to try an older friend,
A god in love, to whom I am confined.
Then give me welcome, next my heaven the best,
Even to thy pure and most most loving breast.
Ahimé, è vero, ho sbagliato qua e là,
Ho fatto di me stesso un gran buffone,
Molto spesso tradii la verità
Per cercare una nuova sensazione
E abbandonare un vecchissimo affetto,
E’ proprio vero l’apparenza inganna,
Fortuna che mi sembrava perfetto
E adesso un pianto acerrimo m’affanna.
Non crescerà la mia voglia d’amare,
Ho offeso sentimenti non pensando,
Me tutti cominciarono ad odiare,
Ora al Dio dell’amore sto pregando.
Fa che io torni al cielo mio migliore,
Il cuore tuo sincero e sognatore.
Ramona Paletto II operatore informatico
O quanto è vero, dovunque ho sbagliato,
Son diventato soltanto un buffone,
Trafitto pensieri ed amor disprezzato,
La gente ho offeso per nuova emozione.
Guardai la fedeltà non con fermezza,
Ma, per il cielo, consegnò al mio cuore
Questo fuorviare nuova giovinezza
E i brutti incontri ti fecero mio amore.
Tutto passò, son rimaste incombenze,
Questa mia voglia non voglio acuire,
Per un mio amico farò le esperienze,
Un dio d’amore per cui voglio gioire.
Lascia che torni al cielo più glorioso,
L’ambito cuore tuo dolce e pietoso.
Luca Camarretta IV B
Sonetto 111
O! for my sake do you with Fortune chide,
The guilty goddess of my harmful deeds,
That did not better for my life provide
Than public means which public manners breeds.
Thence comes it that my name receives a brand,
And almost thence my nature is subdued
To what it works in, like the dyer's hand:
Pity me, then, and wish I were renewed;
Whilst, like a willing patient, I will drink
Potions of eisell 'gainst my strong infection;
No bitterness that I will bitter think,
Nor double penance, to correct correction.
Pity me then, dear friend, and I assure ye,
Even that your pity is enough to cure me.111
Sgrida, ti prego, per amor, fortuna,
Causa di tutte le cattive azioni,
Non diede alla mia vita cosa alcuna,
Se non con stupide maccinazioni.
Questo marchio del nome mio è segnale,
La mia natura è quasi degradata,
Nel suo lavoro al tintore è uguale:
Fa che la vita mia sia rinnovata.
Io berrò come docile paziente
Dosi d’aceto contro la sventura,
L’amarezza sarà del tutto assente
Nessuna punizione sarà dura.
Abbi pietà di me che t’assicuro,
Mi guarirà la tua pietà, è sicurp.
Davide Stampigioni IV B
Sonetto 112
Your love and pity doth the impression fill,
Which vulgar scandal stamped upon my brow;
For what care I who calls me well or ill,
So you o'er-green my bad, my good allow?
You are my all-the-world, and I must strive
To know my shames and praises from your tongue;
None else to me, nor I to none alive,
That my steeled sense or changes right or wrong.
In so profound abysm I throw all care
Of others' voices, that my adder's sense
To critic and to flatterer stopped are.
Mark how with my neglect I do dispense:
You are so strongly in my purpose bred,
That all the world besides methinks y'are dead.
L’amore e la pietà brucian l’impronta
Impressa sulla fronte con dolore,
Che importa se ricevo o lode od onta
Se mi proteggi e poi credi al mio amore?
Tu sei il mio mondo e io posso scavare
Dalle tue labbra i pregi da capire
E l’onte: agli altri non riesco a pensare
Di cui la volontà possa subire.
Nel più profondo alloggia il mio pensiero
Affinché, come fa spesso il serpente,
Non creda all’uomo che mai è veritiero,
Per questo credo solo alla mia mente.
Vivi nei miei pensieri più remoti
E gli altri intorno sono morti e vuoti.
Alessia Valle IV B
Sonetto 113
Since I left you, mine eye is in my mind;
And that which governs me to go about
Doth part his function and is partly blind,
Seems seeing, but effectually is out;
For it no form delivers to the heart
Of bird, of flower, or shape which it doth latch:
Of his quick objects hath the mind no part,
Nor his own vision holds what it doth catch;
For if it see the rud'st or gentlest sight,
The most sweet favour or deformed'st creature,
The mountain or the sea, the day or night,
The crow, or dove, it shapes them to your feature.
Incapable of more, replete with you,
My most true mind thus maketh mine eye untrue.
Da quando t’ho lasciato il cuore vede,
L’occhio dovrebbe i passi aver diretto
Ma invece al compito non tiene fede,
Ritiene di vedere ma è imperfetto.
Cuore mio arido, mentre ti guardo,
Uccelli, fiori, non c’è distinzione,
Nulla coinvolge se mando uno sguardo,
Se pur non guardo non c’è privazione.
Sia cose rozze oppure delicate
Sia dolce effige o immagine deforme
Se giorno e notte mi sono mostrate
Tutto può assumere sol le tue forme.
Coinvolto sono, di più non so fare,
Ma questo amore non posso mostrare.
Marika De Fazi
Sonetto 114
Or whether doth my mind, being crowned with you,
Drink up the monarch's plague, this flattery?
Or whether shall I say, mine eye saith true,
And that your love taught it this alchemy,
To make of monsters and things indigest
Such cherubins as your sweet self resemble,
Creating every bad a perfect best,
As fast as objects to his beams assemble?
O! 'tis the first, 'tis flattery in my seeing,
And my great mind most kingly drinks it up:
Mine eye well knows what with his gust is 'greeing,
And to his palate doth prepare the cup:
If it be poisoned, 'tis the lesser sin
That mine eye loves it and doth first begin.
Essere può che il mio cuor di te schiavo
Subisse inganno ch’è fiele dei re?
O il mio occhio vede il vero ch’io cercavo
E l’alchimia fu dall’amor per te?
Tal da mutare obbrobri e ignobiltà
In cherubini, tuo dolce riflesso.
Se degli occhi la luminosità
Vi si posa cambiandone il complesso?
Ma il mio occhio, son sicuro, vede il falso
A cui il mio cuore crede generoso,
Turba la vista con abile balzo
E gli da un calice di cui è goloso.
Ed anche se sarà esso avvelenato
Io per il primo l’avrò assaporato.
Ambra Lucianatelli IV B
Sonetto 115
Those lines that I before have writ do lie,
Even those that said I could not love you dearer:
Yet then my judgment knew no reason why
My most full flame should afterwards burn clearer.
But reckoning Time, whose million'd accidents
Creep in 'twixt vows, and change decrees of kings,
Tan sacred beauty, blunt the sharp'st intents,
Divert strong minds to the course of altering things;
Alas! why, fearing of Time's tyranny,
Might I not then say, 'Now I love you best,'
When I was certain o'er incertainty,
Crowning the present, doubting of the rest?
Love is a babe, then might I not say so,
To give full growth to that which still doth grow?
I versi scritti fanno confusione
Nel dir che meglio non potevo amarti;
Ma allora non sapevo la ragione
Per cui era giusto più di quello darti.
Ma il tempo rompe sacri giuramenti,
Sacrifica I decreti dei sovrani,
Sconcia sacra beltà, spunta gli intenti,
Dirotta menti salde in siti vani.
Perché, temendo la sua tirannia,
Dir non dovevo: “Massimo è il mio amore”
Quando ero certo, fuor d’ogni follia,
Del resto incerto, sicuro del cuore?
L’amore è un bimbo, ho attribuito allora
Crescita piena a chi cresce tuttora.
Giancarlo Peris
Sonetto 116
Let me not to the marriage of true minds
Admit impediments. Love is not love
Which alters when it alteration finds,
Or bends with the remover to remove:
O, no! it is an ever-fixed mark,
That looks on tempests and is never shaken;
It is the star to every wandering bark,
Whose worth's unknown, although his height be taken.
Love's not Time's fool, though rosy lips and cheeks
Within his bending sickle's compass come;
Love alters not with his brief hours and weeks,
But bears it out even to the edge of doom.
If this be error and upon me proved,
I never writ, nor no man ever loved.
Non ci saranno tra noi impedimenti!
Se quest’unione sarà vero amore
Non muterà se verrai cambiamenti
O se una parte non dà più calore.
L’amore è un faro che mai più si spegne
Il mar sovrasta non può vacillare,
Barche sperdute le luci son degne,
ma il suo valor non sappiamo apprezzare.
Forza col tempo l’amore non muta
Sotto cadranno le labbra più amate
L’amor non passa la cosa è saputa,
Resiste ai giorni e alle ore passate.
Se quest’errore sarà a a me provato
Io non ho scritto e nessuno ha mai amato.
Marika De Fazi IV B
Non sarà mai che impedirò l’unione
D’alme fedeli: Amore non è amore
Se muta se si cambia posizione
O svanisce se via corre l’ardore.
Oh no, l’Amore è un faro sempre fisso,
Dalle tempeste non è mai turbato;
Stella polare se sfiori l’abisso
Ignoto nel valore e bel stimato.
Non è soggetto al tempo amor se il viso
Dovrà cader sotto la curva lama,
Amor non muta faccia a l’improvviso
Ma per l’eterno resterà sua fama.
Se questo è errore e mi sarà provato
Non ho io scritto mai e nessuno ha amato.
Rita Scognamiglio V B
Sonetto 117
Accuse me thus: that I have scanted all,
Wherein I should your great deserts repay,
Forgot upon your dearest love to call,
Whereto all bonds do tie me day by day;
That I have frequent been with unknown minds,
And given to time your own dear-purchased right;
That I have hoisted sail to all the winds
Which should transport me farthest from your sight.
Book both my wilfulness and errors down,
And on just proof surmise accumulate;
Bring me within the level of your frown,
But shoot not at me in your waken'd hate;
Since my appeal says I did strive to prove
The constancy and virtue of your love.
Scusami per averti trascurato,
Non apprezzando tutto ciò che hai fatto,
Non compensando l’amore che hai dato
Che diventare fa sempre più matto.
E confidenza ho dato a tante genti,
Quello non dandoti che meritavi;
D’aver spiegato vele a tutti i venti
In modo che da me ti allontanavi.
Pure rinfacciami tutti i miei errori,
Fa vere prove, aggiungi i tuoi sospetti,
Con il tuo sguardo mi incuti terrori,
Ma dell’odio non pensare agli effetti.
E tutto ciò l’ho fatto perché solo
Ciò che è il tuo amore può portarmi in volo.
Diego Di Cola IV B
Sonetto 118
Like as, to make our appetite more keen,
With eager compounds we our palate urge;
As, to prevent our maladies unseen,
We sicken to shun sickness when we purge;
Even so, being full of your ne'er-cloying sweetness,
To bitter sauces did I frame my feeding;
And, sick of welfare, found a kind of meetness
To be diseased, ere that there was true needing.
Thus policy in love, to anticipate
The ills that were not, grew to faults assur'd,
And brought to medicine a healthful state
Which, rank of goodness, would by ill be cur'd;
But thence I learn and find the lesson true,
Drugs poison him that so fell sick of you.
Noi l’appetito vogliam risvegliare,
Cose piccanti così ci mangiamo;
Da malattie ci vogliamo curare,
Con delle purghe, e poi ci ammaliamo.
Della dolcezza tua sono già pieno
Tutto il mio vitto all’amaro orientai,
Col tuo piacere mi trovo sereno,
Perché senza ragione mi ammalai.
E a prevenir con strategia astuta
Il male vero venne poi a mostrarsi
La malattia davvero mi è venuta
Che volle con il male poi curarsi.
Con te quel farmaco più non funziona
Questa è lezione che il fatto mi dona.
Giordano Accardo III B
Sonetto 119
What potions have I drunk of Siren tears,
Distilled from limbecks foul as hell within,
Applying fears to hopes, and hopes to fears,
Still losing when I saw myself to win!
What wretched errors hath my heart committed,
Whilst it hath thought itself so blessed never!
How have mine eyes out of their spheres been fitted,
In the distraction of this madding fever!
O benefit of ill! now I find true
That better is by evil still made better;
And ruined love, when it is built anew,
Grows fairer than at first, more strong, far greater.
So I return rebuked to my content,
And gain by ill thrice more than I have spent.
Quanto bevvi di pianto di sirene,
Estratto da alambicchi dell’inferno,
Dando pene alla speme e speme a pene
Sempre perdendo vedendomi eterno!
Che gravi errori ha commesso il mio cuore,
Pensandosi infinitamente beato!
Come gli occhi accusarono il dolore
Sconvolti dal mio essere malato!
Beneficio del male! Sento vero
Che ciò che è meglio fa migliore il male:
L’amor finito, rinato sincero
Cresce più bello, più forte, speciale.
Così torno avvilito, ma appagato:
Guadagno tre per uno che ho pagato.
Giancarlo Peris
Sonetto 120
That you were once unkind befriends me now,
And for that sorrow, which I then did feel,
Needs must I under my transgression bow,
Unless my nerves were brass or hammer'd steel.
For if you were by my unkindness shaken,
As I by yours, you've passed a hell of time;
And I, a tyrant, have no leisure taken
To weigh how once I suffered in your crime.
O! that our night of woe might have remembered
My deepest sense, how hard true sorrow hits,
And soon to you, as you to me, then tendered
The humble salve, which wounded bosoms fits!
But that your trespass now becomes a fee;
Mine ransoms yours, and yours must ransom me.
La crudeltà di un tempo tua mi segue,
Mi ricordo il dolore che provai,
Il peso dei miei torti non dà tregue,
Non ho nervi di bronzo già pensai.
Sei stato certo male anche per me,
Quei momenti erano inferno per noi
E io tiranno non sapevo che
C’era dolore e lo scoprivo poi.
Quell’angoscia m’ha fatto ricordare
Che al mio cuore fa male il dolore
Perché il balsamo potessi ridare
Che ai cuori oppressi elimina il bruciore.
La crudeltà d’un tempo tua è risorsa
Per togliermi dell’onta dalla morsa.
Fonte: http://www.istitutobaccelli.it/documenti/Sonetti%20di%20Shakespeare.rtf
Autori della traduzione e del testo: indicati nel documento
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