Gli Inni Sacri

 


 

Gli Inni Sacri

 

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Gli Inni Sacri

 

Gli Inni Sacri
Le prime opere cui si dedicò Manzoni dopo la conversione (databile al 1810) furono gli Inni sacri. Aveva stabilito di comporne 12, uno per ognuna delle maggiori festività dell’anno liturgico, ma ne compose solo 5: La Resurrezione, Il nome di Maria, Il Natale, La Passione fra il 1812 e il 1815, l’ultimo, La Pentecoste nel 1822.
“Gli argomenti degli Inni sono connessi al motivo delle Redenzione, e già questo fatto indica un aspetto centrale dell’ispirazione religiosa del Manzoni, che non è tanto volta alla meditazione teologica del dogma, quanto a sentire la presenza attuale, confortatrice e illuminatrice, di Dio nella vita. (…) La parte poeticamente più viva degli Inni è questo incontro fra umano e divino, questo sentire l’esistenza santificata dalla presenza di Dio. Nasce di qui, quello che è stato definito il tono democratico di essi: non le personalità eroiche e aristocratiche, non i momenti e le esperienze eccezionali interessano al poeta, ma tutta la vita, che è grande se è vissuta …e rivolta alla liberazione dal peccato e al trionfo del bene…Avverte insomma la suprema dignità della persona umana”.
Lo stile si mantiene quello della poesia classica (la metrica, la rima…), originale è invece l’uso degli aggettivi.

IL NATALE
Anche se composta per terzo, il Manzoni – seguendo l’anno liturgico – nell’edizione definitiva lo pose al primo posto.
La prima parte mostra la condizione dell’uomo prima della venuta di Gesù Cristo, la seconda è il racconto dell’evento, nelle ultime due strofe l’autore riflette – apostrofando direttamente il Bambino – sulla salvezza e sulla pace che vinceranno sulla guerra e sulla violenza.
La similitudine iniziale- di reminiscenza ancora giansenista – calca molto sulla colpa dell’uomo. Questo è per indagare sul motivo della venuta di Cristo fuori da sentimentalismi e semplici racconti tradizionali. È necessario notare il sentimento democratico dell’annuncio ai pastori (vietato invece ai ricchi potenti) di sapore leggermente illuministico.
Certamente in questo Inno siamo lontani dalla vastità di orizzonte toccata invece dalla Pentecoste.

LA PENTECOSTE
Il più famoso inno sacro manzoniano evidenzia la possibilità di unione tra umano e divino attuabile nelle concrete occasioni della vita.
La sua elaborazione fu lentissima: dal 1817 al 1822 abbiamo diverse redazioni.
La poesia parte dalla descrizione della discesa dello Spirito Santo sugli apostoli, ma è messo poi in rilievo il significato mistico dello Spirito di Dio che entra nella storia di tutti e di ognuno per rinnovarla.
L’Inno è diviso in tre parti:

  • 1-48: rievocazione della venuta storica dello Spirito Santo sulla chiesa primitiva che provoca prodigi;
  • 49-80: lo Spirito porta una nuova uguaglianza, una nuova libertà, una nuova giustizia, un nuovo senso di pace interiore;
  • 81-144: preghiera allo Spirito Santo perché discenda in tutte le età e in tutte le situazioni della vita di ogni persona.

La celebrazione liturgica di questo Inno così particolare non è più in una chiesa, ma nel mondo intero, dove l’altare è la terra e lo Spirito di Dio si diffonde ovunque.

 

Fonte: http://www.inpicciolettabarca.it/italiano/Gli%20Inni%20Sacri.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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Le opere                                                                         

Tra il 1801e il 1810 Manzoni compone opere in linea col gusto classicistico dell’epoca. Sono opere scritte nel linguaggio aulico e con l’ornamentazione retorica della tradizione. Nel 1801 scrive una visione allegoria “Trionfo della libertà”, un poemetto colmo di spiriti libertari inneggianti alla rivoluzione francese e contro la tirannide politica e religiosa.
Nel 1805 nel Carme in morte di Carlo Imbonati Manzoni immagine che l’Imbonati gli appaia in sogno dandogli nobili insegnamenti di vita e di poesia. Possiamo vedere la nascita dell’ideale del giusto solitario. Ma si può gia cogliere un presentimento del Manzioni futuro nella convinta affermazione della sincerità e del rigore morale che deve ispirare la scrittura letteraria. Nel 1809 compone il poemetto Urania.
La conversione investì a fondo tutti gli aspetti della sua personalità. Ne sono una prova eloquente le Osservazioni sella morale cattolica scritte per controbattere le tesi dello storico De Sismondi che affermava nella Storia delle repubbliche italiane nel Medio Evo che la morale cattolica era la radice della corruzione del costume italiano. L’approdo al cristianesimo è lo sbocco di un processo che aveva messo in crisi le scelte esistenziali e gli orientamenti ideologici e culturali. In ambito storico Manzoni assunse un atteggiamento anticlassico: I Romani erano visti come un popolo violento e il Medioevo cristiano era la matrice della civiltà moderna. Inoltre vi era il rifiuto della concezione eroica e l’interesse per i vinti e gli umili. In ambito letterario si forma in lui una visione tragica del reale che non tollera più la serena serenità classica. Nasce il bisogno di una letteratura che guardi al vero della condizione storica dell’uomo. Vi si aggiunge il rifiuto del formalismo retorico e il bisogno di un arte che si prefigga come fine l’utile come scrive nella lettera a Cesare D’Azeglio dove afferma che lo scopo è l’utile, il mezzo è l’interessante e il soggetto è il vero.
Gli inni sacri scritti tra il 12 e il 15 sono l’esempio della poesia nuova. Manzoni rifiuta la mitologia classica che vede come qualcosa di falso. Ne deriva una poesia non più per la cerchia dei letterati, ma per il popolo (la borghesia). Manzoni si propone come semplice interprete della coscienza cristiana. Manzoni aveva progettato 12 inni, ma ne compose 4 più 1 in seguito nel 22. Il modello per gli Inni erano i Vangeli dei Padri della Chiesa e gli Oratori Sacri del Seicento Francese. Nei primi 4 inni seguono uno schema fisso: enunciazione del tema, rievocazione dell’episodio centrale e commento e prevalgono i motivi teologici e l’episodio, mentre nella Pentecoste, Manzoni insiste sullo sconvolgimento portato dallo spirito santo nella sua discesa nel mondo e conclude invocandolo a riscendere. Nel 21 Manzoni compone l’ode Marzo 1821 dedicata ai moti dello stesso anno e il cinque maggio ispirato alla morte di Napoleone. Al posto della mitologia, vi è una descrizione dei fatti sotto la prospettiva religiosa. Vicino alle forme di Marzo 1821 è il coro del Carmagnola. Il primo coro dell’Adelchi contiene un ammonimento agli Italiani affinché non facciano affidamento su forze straniere per la loro liberazione nazionale.

 

Fonte: http://www.riassuntiliceo.altervista.org/quintof/ita6.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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Gli inni sacri
La conversione fu per Manzoni un fatto totalizzante, che investì a fondo tutti gli aspetti della sua personalità. Fu una vera e propria svolta interiore che giocò un ruolo determinante e determinò anche una svolta letteraria.
La prima opera scritta dopo la conversione, gli Inni sacri, composti fra il 1812 e il 1815, fornisce subito l’esempio concreto di una poesia nuova. In un periodo in cui il modello poetico dominante era quello consacrato dal Monti e dal Foscolo, fondato sul culto del mondo antico, caratterizzato dall’uso della mitologia classica come argomento per eccellenza, Manzoni rifiuta tutto questo. La poesia degli Inni sacri non vuole essere una poesia che si rivolge ad una cerchia  iniziatica di letterati, ma vuole avere un orizzonte “popolare”, trattare ciò che è sentito da una larga massa di persone. Questa tendenza è rivelata anche dall’uso di metri dal ritmo agile e popolareggiante (settenari, ottonari, decasillabi), versi dal ritmo incalzante, che rendono il senso di fervore e di tripudio delle masse dei fedeli e appaiono lontani dalla solennità dell’endecasillabo classico, senza tuttavia abbassarsi ad una dizione prosastica.
I primi quattro Inni sacri vennero pubblicati nel 1815. Essi sono: La Risurrezione, Il nome di Maria, Il Natale, La Passione. Manzoni aveva l’intenzione di scriverne dodici, corrispondenti alle principali festività del calendario liturgico secondo il culto cattolico, e cioè: Il Natale, L’Epifania, La Passione, La Risurrezione, L’Ascensione, La Pentecoste, Il Coro del Signore, La Cattedra di San Pietro, L’Assunzione, Il nome di Maria, Ognissanti, I Morti. Ma già la decisione di stamparne solo quattro e la lunga, faticosissima elaborazione del quarto, La Passione, rivelano la difficoltà dell’autore a tener fede al proprio progetto. In effetti, dopo il 1815, ne porterà a termine solo un quinto, La Pentecoste, attraverso tre diverse fasi di elaborazione (nel 1817, nel ’19, nel ’22), mentre il frammento di un sesto, Ognissanti, venne reso dall’autore solo molti anni dopo.
Nonostante il loro valore artistico diseguale, gli Inni sacri rappresentano un momento essenziale della cultura e dell’ispirazione manzoniana.
I primi quattro inni, i più antichi, sono costruiti su uno schema fisso: enunciazione del tema, rievocazione dell’episodio centrale, commento che affronta le conseguenze morali e dottrinali dell’evento. La Pentecoste, invece, nella redazione definitiva, rompe lo schema e, mettendo da parte i motivi teologici e l’episodio,  insiste sul rivolgimento portato dallo Spirito Santo nella sua discesa nel mondo, culminando in un’invocazione affinché esso scenda ancora sull’umanità.

 

Fonte: http://www.liceoodierna.it/default,htm/LETTERATURA%20ITALIANA/manzoni/manzoni.doc

Autore del testo: Amato

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