Antico Egitto storia riassunti

 


 

Antico Egitto storia riassunti

 

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Antico Egitto storia riassunti

 

Premessa

Nei secoli precedenti la nascita di Cristo.... esistevano sette meraviglie che superavano per fama qualunque monumento. Di quei prodigi, mete ambite da chiunque, ben sei sono scomparsi: i giardini pensili di Semiramide a Babilonia, la statua di Zeus ad Olimpo, il tempio di Artemide a Efeso, il mausoleo di Alicarnasso, il colosso di Rodi e il faro di Alessandria. Solo uno rimane ancora sotto i nostri occhi: le piramidi d'Egitto

 

L'ANTICO IMPERO
 

 

L'Antico Impero inizia verso il 3200 a.C., è considerato il più grande periodo di tutta la civiltà egiziana, ed è anche noto come Impero Menfita. Infatti la capitale si sposta da Abidos a Menfi. Durante questo periodo si creano le prime leggi civili e religiose, i canoni artistici e la scrittura. Il primo grande faraone è Zoser, che inizia la III dinastia: a questo re si deve la costruzione del primo grande edificio in pietra dell'Egitto (la piramide di Sakkara) e la nomina di un primo ministro che lo coadiuvasse e lo aiutasse nell'amministrazione reale. La dinastia successiva, la IV, inizia con Snefru che dà vita alle piramidi a facciata liscia. Nel campo della magnificenza architettonica viene però superato da altri tre faraoni della stessa sua dinastia: Keope, Kefren e Micerino, i costruttori del celebre complesso di Giza. La V dinastia è originaria della città di Heliopolis: fu detta perciò eliopolana, in quanto i suoi primi tre faraoni sarebbero stati concepiti dalla moglie di un sacerdote di Ra con il dio stesso. Da quest'epoca in poi tutti i faraoni saranno chiamati "figli di Ra". Si compongono in questo periodo, i Testi delle piramidi. Dell'ultima dinastia dell'Antico Impero, la personalità più importante appare quella di Pepi II, che sale sul trono all'età di sei anni e ci resta per novantaquattro anni: il suo fu il regno più lungo d'Egitto. Ma alla fine della VI dinastia, viene a mancare il potere centrale, che si fraziona in mano dei nomarchi (principi feudatari) che si trasmettono il potere l'uno con l'altro senza che il faraone possa intervenire o opporsi. Si ha così il primo periodo intermedio, un'epoca assai agitata e oscura che vede l'Egitto cadere in un lungo periodo di anarchia e di sconvolgimenti sociali: comprende un lasso di tempo che va da circa il 2180 a.C. con la VII dinastia, fino a circa il 2130 a.C. , con l'inizio dell'XI.


IL MEDIO IMPERO


Il Medio Impero ha inizio verso il 2060 a.C., con la fine dell'XI dinastia. Il faraone Montu-Hotep I ristabilisce il potere sul Basso Egitto servendosi dell'appoggio della borghesia egiziana. Con i suo successori, Montu-Hotep II e Montu-Hotep III, si intensificano i commerci, si apre una via commerciale verso il Mar Rosso e si riprende la politica di espansione verso il Numbia. Verso l'anno 2000 a.C., ebbe inizio la XII dinastia, una delle più celebri e più grandi di tutta la storia egiziana. L'Egitto sotto l’iniziatore, Amon-Emhat I, conosce un periodo di grande prosperità. Gli successe il figlio Sesostri I, che si impadronì delle miniere d'oro dell'Uadi Allaki. Per assicurarsi la continuità della dinastia, Sesostri associò al trono il figlio maggiore: tutti i suoi successori seguiranno il suo esempio. Sui successori Amon-Emhat II e Sesostri II ci sono giunti pochissimi documenti e sappiamo ben poco del loro regno. Sesostri III invece fu uno dei maggiori sovrani che ebbe l'Egitto: con quattro campagne militari colonizzò definitivamente il Numbia, avanzò fino alla Palestina e costruì numerose fortezze alla frontiera col Sudan. La XII dinastia conclude il periodo del Medio Impero: comincia adesso il cosiddetto Secondo periodo Intermedio, ancora oggi il più oscuro e il più pieno di incertezze. E' dominato dall'invasione di popolazioni straniere di stirpe semitica provenienti dall'est del Delta chiamate dagli egiziani Hyksos. Costoro invasero le fertili pianure del Delta e fortificarono la città di Avaris e ne fecero la loro capitale. Rimasero sul suolo egiziano per circa un secolo finchè alcuni principi tebani riunirono attorno a sé altre dinastie dell'Alto Egitto e batterono l'esercito invasore. L'azione di liberazione fu portata a termine attorno al 1622 a.C. da Ahmosis che sarà allo stesso tempo il fondatore della XVIII dinastia.



IL NUOVO IMPERO

Il Nuovo Impero, che inizia verso il 1580 a.C., segna il trionfo del regno egiziano su tutto il mondo fino allora conosciuto: è un periodo di potenza militare, imperniata non più sulla difesa, ma sulla conquista, e di massimo splendore artistico e culturale. Gli immediati successori di Ahmosis, Thot-Mosis I e Thot-Mosis II, si dedicarono soprattutto a conquiste e a spedizioni militari : non così la regina Hatshepsut, che si proclama reggente dopo aver allontanato il nipote Thot-Mosis III e regna solo per 22 anni, portando la barba e vestendosi con abiti maschili. Calmo in campo militare il regno di Hatshepsut è fervido in quello artistico. Alla morte della zia Thot-Mosis III riprese il trono, dopo aver fatto cancellare da tutti i monumenti il nome dell'usurpatrice: regna 34 anni e sotto di lui l'Egitto vive uno dei suoi periodi più belli. Nel 1372 a.C. sale sul trono egiziano Amon-Ofis IV, divenuto celebre nella storia non solo come il re-poeta, ma anche come il re-eretico o scismatico. impaurito dal clero di Amon, che aveva quasi creato uno stato dentro lo stato, il faraone sostituisce la religione di Amon con quella di Aton, il disco solare, per la cui adorazione non c'era più bisogno di simulacri; chiude perciò i templi e disperde i sacerdoti; abbandona Tebe e fonda una nuova capitale, Akhet-Aton ("l'orizzonte di Aton"). Come ultimo atto si cambia egli stesso nome: non piùAmon-Ofis che vuol dire "Amon è contento", bensì Akhen-Aton che significa "questo piace ad Aton". Lo scisma tuttavia, non gli sopravvisse: la corona passò al giovanissimo Thot-Ank-Aton, che convinto anche dalla bellissima Nefertiti, sposa-sorella di Akhen-Aton, dopo un po’ torno a Tebe, ripristinò il culto di Amon e mutò il proprio nome in quello di Thot-Ank-Amon.

 

 Mentre l'Egitto cade sempre di più nell'anarchia, il potere passa in mano ai militari : Horemheb, Ramsete I, Seti I e Ramsete II detto Ramsete il Grande, che impegnò a sconfiggere tutte le sue forze per sconfiggere l'armata degli Ittiti. Nei sui sessantasette anni di regno, al faraone piacque esprimere tutta la sua potenza con grandiosi monumenti (Abu-Simbel, Karnak, Luxor). Alla sua morte gli successe il figlio Mineptah, e con lui inizia la lenta ma inesorabile decadenza dell'impero egiziano:l'anarchia interna e l'arrivo delle popolazioni indo-europee romperanno il già precario equilibrio interno. Il terzo periodo intermedio inizia nel 1085 a.C., con l'avvento della XXI dinastia con capitale a Tanis; la dinastia successiva vede il potere in mano a re libici e più tardi a quelli etiopici. A quest'epoca fa seguito quella saitico-persiana:nel 524 a.C., durante la XXVII dinastia, i Persiani conquistano per la prima volta l'Egitto ; nel 332 gli egiziani chiameranno in loro aiuto Alessandro Magno. Dichiarato "figlio di Ra" fonda la nuova città di Alessandria che diventerà in breve la capitale culturale del mondo antico. Alla sua morte ha inizio la dinastia tolemaica che iniziò il processo di ellenizzazione del paese. I due secoli che precedono la nascita di Cristo vedono sempre più l'indebolimento del paese in confronto all'astro sorgente di Roma: di quet'ultima l'Egitto diventò ben presto una colonia. Infine, nel 595 d.C., alla morte di Teodosio , l'Egitto entra a far parte dell'Impero d'Oriente

    

Usi e costumi Egizi
   Alimentazione
   Casa
   Condizione della donna
   Medicina
   Educazione

 

Alimentazione

Attraverso le scene affrescate sulle pareti delle tombe, si é potuto ricostruire le abitudini alimentari degli antichi Egizi. Sulla tavola sia del ricco che del povero non mancavano i cereali e il pane era modellato in forme diverse. Le zuppe di verdure erano il piatto ricorrente, arricchite con gallette di pane. Per completare il menu, dolci a base di mandorle e frutti tropicali come il mango e l'avocado. Il clima caldo creava qualche problema per la conservazione della carne che veniva riservata alle grandi occasioni. Il pesce era molto gradito ed era disponibile in abbondanza. Era presente anche presso le case più modeste, conservato in salamoia. Nelle case più ricche i servizi da tavola erano di materiale pregiato, come l'alabastro. Il cibo veniva portato alla bocca con le mani (senza l'utilizzo di posate), che venivano deterse in appositi catini pieni d'acqua. Eleganti ancelle servivano alle mense dei ricchi. Nell'antico Egitto venivano consumate bevande alcoliche come la birra ed il vino, ma anche superalcolici ricavati dalla lavorazione del dattero.

 

Casa

Quel che é rimasto dell'edilizia civile egizia consente agli archeologi osservazioni interessanti. All'esterno della valle del Nilo, sono venuti alla luce numerosi insediamenti, mentre lungo il Nilo l'alto tasso di umidità ne ha impedito la conservazione nel tempo. Si tratta di abitazioni che variavano nelle dimensioni in base alla crescita in altezza della popolazione; la casa tipo del funzionario era caratterizzata da un piano terra destinato alle attività commerciali, il primo piano al ricevimento degli ospiti, il secondo alle stanze da letto ed agli alloggi per le donne dell'harem. I vari piani erano collegati da una scala che arrivava fino al granaio. Nella parte alta spesso trovavano posto anche poveri alloggi per i servi. Ad Amarna, dove i lavori di scavo hanno evidenziato l'esistenza di una vasta area abitativa, le case degli amministratori del faraone erano caratterizzate da un vasto cortile d'accesso rettangolare occupato da una piscina, popolata di pesci e decorata da piante acquatiche galleggianti. I muri interni erano decorati da affreschi. I costruttori di tombe di Deir El Medina, vivevano invece in case realizzate in mattoni crudi. Le stanze erano solo quattro, di modeste dimensioni. L'arredamento della casa egiziana era essenziale: panche, stuoie, letti in vimini e poggiatesta, ma solo per i più ricchi. Nelle ore buie venivano utilizzate delle ciotole di ceramica riempite di olio su cui galleggiava uno stoppino in fibra vegetale.


Condizione della donna

La donna egizia era considerata "la signora della casa"; se si trattava di una donna del popolo, si occupava della macinatura dei cereali e della preparazione della birra, della filatura e della tessitura del lino; se apparteneva alla nobiltà, invece, sovrintendeva al lavoro delle ancelle. La donna condivideva con il marito la vita sociale e disponeva di un patrimonio che portava in dote allo sposo, ma che un contratto le restituiva in parte in caso di vedovanza. Per legge il marito era tenuto a mantenere la propria moglie. La sua posizione giuridica non differiva da quella dell'uomo. Si preoccupava assieme allo sposo dell'educazione dei figli ed in particolare le era affidata l'educazione della figlia femmina. Si sposava molto giovane, spesso con un uomo più anziano di lei. Solitamente il matrimonio era combinato dai genitori. I due sposi potevano essere consanguinei e appartenevano sempre allo stesso ceto sociale. Colui che sposava una schiava, viveva al di fuori della legalità e i loro figli erano considerati schiavi. All'interno dell'harem, la donna in apparenza godeva di molti agi, ma in realtà era costretta in uno stato di confinamento. Il matrimonio era una semplice festa tra le due famiglie e si concludeva con il trasferimento della sposa a casa del marito. Contratti scritti sono riferibili solo all'età tarda. In caso di divorzio il marito passava degli alimenti alla moglie nella misura di un terzo rispetto alla quota definita nell'accordo iniziale. Cause principali di divorzio erano l'adulterio e la sterilità. Se l'infedeltà del marito era tollerata era possibile che egli prendesse una seconda moglie, al contrario se l'adultera era la moglie veniva frustata e subiva l'amputazione di un orecchio o del naso. La donna aveva diritto dopo la morte ad una tomba tutta sua al pari dell'uomo.

 

Medicina

I medici dell'antico Egitto erano molto numerosi, per questo motivo ognuno di loro si occupava quasi esclusivamente delle malattie che meglio conosceva. I medici ordinari erano affiancati dai professionisti di grado superiore, gli ispettori ed i sovrintendenti. Ad assisterli era del personale paramedico di sesso maschile. Essi dovevano le loro conoscenze anatomiche all'osservazione degli animali durante il macello, e non all'imbalsamazione del defunto che era riservata ai sacerdoti devoti ad Anubi. Il cuore era considerato sede delle emozioni e dell'intelletto. Il benessere del corpo si doveva, a loro avviso, allo scorrimento dei suoi liquidi nei metu, i vasi che lo attraversavano. Se uno di questi vasi si ostruiva si manifestava la malattia. La polmonite e la tubercolosi erano tra le malattie più diffuse a causa dell'inalazione di sabbia o di fumo dei focolari domestici. Le malattie parassitarie erano altrettanto comuni a causa della mancanza di igiene. Gli attrezzi più comuni di un medico erano: pinze, coltelli, fili di sutura, schegge, trapani e ponti dentari.

 

Educazione

La scuola egiziana fu fondata attorno al 2000 a.C. con lo scopo di formare giovani esperti da destinare alle funzioni amministrative dello Stato. Era una scuola rigida e poco permissiva, spesso venivano inflitte punizioni corporali. Le lezioni si svolgevano generalmente all'aperto. Gli alunni stavano accovacciati su stuoie intrecciate ed erano muniti di pennelli o cannucce e di cocci di terracotta sui quali scrivevano. Allo studio delle lettere erano ritenuti funzionali l'esercizio ripetuto della ricopiatura e della dettatura. Il giovane che voleva avere accesso ai più alti gradi dell'amministrazione doveva conoscere almeno una lingua straniera, così come chi voleva intraprendere con successo la carriera diplomatica doveva conoscere il babilonese. Importante era anche la preparazione fisica, curata mediante esercizi ginnici.

Le piramidi dei faraoni Keope, Kefren e Micerino

La Sfinge

Maschera funeraria appartenente al faraone Thotankamon

 

Fonte: http://web.tiscali.it/besozzi/documenti/circ%2055/lezione%20internet/tiozzo/L'ANTICO%20EGITTO.doc

Sito web: http://web.tiscali.it/besozzi/

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L’importanza del fiume:

Il Nilo  nasce nell’Africa centrale dopo un lungo corso, attraverso l’attuale stato del Sudan, scava una valle che corre verso il Mediterraneo; questa valle è l’Egitto. Prima di arrivare nel mare, il fiume,si divide in numerosi e piccoli corsi d’acqua. Da tutte e due le parti della valle del Nilo vi sono immensi deserti. Ogni tanto le acque sotterranee permettono la nascita della vegetazione. Queste isole verdi nel deserto sono le oasi. Ogni volta che il Nilo straripava lasciava il “Limo”(una sostanza molto fertile).

 

Organizzazione sociale e amministrazione dello Stato:

Il sovrano aveva bisogno di molti collaboratori. Il “visir”  era il capo dell’amministrazione (un capo ministro). Ogni “nomo” veniva amministrato da un governatore. La maggior parte dell’amministrazione era formata da “scribi”  che scrivevano precise relazioni su tutti gli atti del governo. Gli scribi si occupavano dell’ amministrazione dei magazzini dove erano ammassate le riserve di cibo. Queste provviste servivano a far sopravvivere la popolazione negli anni di carestie. La società egizia era divisa come una piramide:al vertice c’era il faraone, alla base, invece, c’erano gli schiavi. Ogni tempio aveva un sommo sacerdote “il primo servitore del dio”. Gli artigiani solitamente vivevano in città; molti di essi lavoravano alla costruzione e alla decorazione delle tombe.
Le condizioni dei contadini era molto dura, buona parte del raccolto era ritirato dallo stato. Gli schiavi erano quasi sempre prigionieri di guerra e non vivevano molto meglio di contadini.

 

 

Un grande sviluppo artistico e scientifico:

I faraoni del Medio Regno erano grandi scultori, ma purtroppo dei loro monumenti non è rimasto niente, al contrario delle opere scritte come:l’opera narrativa, l’opera spaziale e le opere scientifiche. Attraverso le opere scientifiche possiamo notare che gli egizi erano molto colti di astronomia. Tutte queste conoscenze furono utili per creare il calendario. Inoltre essi erano anche molto colti nella matematica e nella geometria, infine avevano una medicina molto sviluppata, così iniziarono a far molti interventi. Gli egizi avevano molti amuleti, come gli scarabei nel cuore,che era un portafortuna.

Le pratiche funerarie:

Gli egizi credevano che l’anima di ogni uomo sopravviveva nell’aldilà.
 Per questo era necessario preservare il corpo dalla decomposizione:imbalsamandolo.
C’erano tre classi o specie di mummie:
- la prima comprendeva le mummie che dopo essere state svuotate del
cervello, cuore,polmoni, fegato e intestino, venivano messi per 70 giorni in un bagno di sale alcalino. Dopo venivano lavate accuratamente,profumate con essenze di cedro ed avvolte in finissime bende di tela di lino.

  • La seconda classe comprendeva  il riempimento del corpo del defunto di olio di cedro asiatico, lo si immergeva per 40 giorni in un bagno salato, si estraevano i viscere e lo si avvolgeva nelle bende.

-La terza classe si limitava la mummificazione all’immersione del corpo in un bagno bollente di acqua e soda naturale dopo lo si essiccava  con aria calda ventilata, infine avveniva l’avvolgimento in stuoie di juta.
Dalla casa della vita, dopo che si era svolto il rito della mummificazione partiva la processione funebre. In testa c’era il baldacchino infiorato con il sarcofago,che era una cassa di legno dove c’era la mummia, poi era seguita dai parenti. Giunti alla necropoli il corteo raggiungeva la tomba. Nella cappella il corpo veniva purificato con acqua e incenso. Poi il sarcofago veniva calato con funi nella tomba.

 

Fonte: http://rosariacascio.altervista.org/storia/egitto.doc

Sito web: http://rosariacascio.altervista.org

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Il fiume Nilo

        Con  una  sostanziale coincidenza cronologica  rispetto  alla  civiltà  mesopotamica  ma  con  una  continuità  e  una  stabilità  maggiori, lungo  le  rive  del  medio  e  basso  corso  del  Nilo  sorse  verso  il  3000 circa  a.C.  e  prosperò fino  quasi  alle  soglie dell’era  cristiana,  la  civiltà  egizia.
Le  novità  che  rendono  specifica  la  civiltà  dell’Egitto  antico  si  possono  ricondurre  tutte  a  un’unica  causa: la  presenza  del  fiume  Nilo.
La  conformazione  geografica dell’Egitto, un ampio  territorio  desertico  spezzato  longitudinalmente   dal  Nilo, fece  sì  ad  esempio  che  tutta  la  popolazione  si  concentrasse  e  che  tutta  la  vita  civile  si  svolgesse, secondo  schemi  analoghi  al  nord  come  al  sud, in  una  limitatissima  fascia  di  terra  lungo  le  due  sponde  del  fiume.    L’omogeneità  delle  forme  e  dei  ritmi  di  vita  e  di  lavoro, imposti  dal  ciclo  periodico  delle  inondazioni  del  Nilo, si  riflettè  sui  caratteri  distintivi  della  civiltà  degli Egizi, conservatrice, tradizionalista, gelosa  delle  proprie consuetudini. Infine, l’esiguità  del territorio  abitato,  rese  molto  più  agevole  la  difesa  dello  stato  dai  nemici  esterni.
La  storia  dell’antico  Egitto  è  scandita  dal  succedersi  delle  dinastie  dei  sovrani che venivano detti: faraoni, termine  che  indicava  sia  la  persona  del  re 
sia  il  suo  palazzo , centro  del  potere  politico  ed  economico  dello  stato.
Gli storici suddividono i 3000 anni di storia egizia secondo un numero progressivo da 1 a 30 attributo alle dinastie.
Le dinastie a loro volta vengono raggruppate in tre grandi periodi detti Antico, Medio e Nuovo Regno, separati da due periodi intermedi e seguiti da una età Tarda di lenta decadenza.
Il Nilo è al suo servizio ed egli ne apre la caverna per dar vita all’Egitto’’- così dice del faraone un antico inno religioso egizio.
Per l’antico egizio il Nilo era tutto: sorgente di vita, di prosperità e di bellezza; la
sua stessa vita, con i ritmi e i lavori stagionali, era determinata dai cicli del Nilo.
Poco distante dal fiume vi è il deserto arido e improduttivo. D’estate il clima è torrido e il livello delle acque è basso.  Ma proprio quando la vita sembra scomparire, le acque del Nilo cambiano colore, si gonfiano fino a straripare e ad invadere le campagne circostanti .
Poi, lentamente, le acque si ritirano lasciando un fertilizzante deposito melmoso:
il limo.
Fin dove le acque sono arrivate, l’egizio vede crescere in fretta la vegetazione.
Egli stesso semina il grano e ara la terra .
Il Nilo ha portato la vita,il ciclo della semina e della raccolta del grano riprende.
Ha portato il foraggio agli animali e ha rivestito le sue sponde di fiori di loto e di piante di papiro.
Tutto rinasce e rifiorisce. Il ciclo del Nilo, il suo annuale rigonfiarsi e il suo immancabile rientro nell’alveo è uno degli eventi centrali della vita dell’egizio.
L’Egitto”, dice Erodono, “è un dono del Nilo”, ma chi assegnava alla terra i suoi periodi, all’anno le sue stagioni, chi portava le acque copiose e i raccolti fertili era il faraone, “Signore delle sponde del fiume”, come viene chiamato.
L’Egitto, il Nilo, la terra, le cose, le persone appartenevano a lui.
L’elemento unificatore dell’Alto e Basso Egitto, era il Nilo.
Alla fine del 4 millennio queste due regioni avevano costruito due confederazioni separate finché un re quasi leggendario, Menes, nel 3100 a.C. le unì sotto di sé e fondò l’impero Egizio.
I ritmi del Nilo influenzavano molti aspetti della vita nell’antico Egitto.
Ogni anno le acque straripavano inondando le terre coltivate.
Se però il livello del fiume saliva troppo, le acque potevano causare anche gravi danni, spazzando via le abitazioni.
Se il livello era troppo basso, l’intero paese soffriva invece la fame a causa dei raccolti insufficienti.
Gli antichi egizi chiamavano il loro paese “Kemet” o “terra nera”, mentre il vasto deserto che si estendeva oltre la striscia fertile era chiamato “Desheret” o “terra rossa”.

        Hapi era il dio del Nilo.  Il suo aspetto florido simboleggiava la generosità del fiume.   Al Nilo sono collegati moltissimi miti.  Per esempio nel tempio di Edfu è stata ritrovata una incisione che ritrae un combattimento fra Horus e il suo nemico Seth, che ha assunto le sembianze di un ippopotamo.

        A seconda delle piene del Nilo, gli antichi egizi si dedicavano ad attività diverse.   Per esempio, costruire piramidi e andare in guerra, era più opportuno farlo nella stagione delle piene quando coltivare la terra era impossibile, mentre la semina e i raccolti dovevano essere fatti prima che riprendessero le esondazioni.                

             

                          

Fonte: http://www.scuolerignanoincisa.it/p_librizio/capitoli_librizio/Il%20fiume%20Nilo.doc    

Autore del testo: A cura di Alessandro M.,Guido R. e Lorenzo Sa.

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Simboli dell’ antico Egitto


IL CERCHIO: Sin dall’antichità simboleggia la Vita.

LO SCARABEO:
Nell’Antico Egitto lo Scarabeo era uno degli amuleti più importanti, gli Egizi associavano l’attività dello scarabeo a quella del corso giornaliero del sole che si sposta da est a ovest per indicare il rinnovamento e l’autorigenerazione costante. Per questa ragione in alcune mummie si sostituiva il cuore con una pietra preziosa scolpita a forma di cuore con uno scarabeo sopra. La simbologia dello scarabeo si è trasmessa da una cultura all’altra. Questo amuleto infatti venne adottato da altre culture, i fenici, i cartaginesi e addirittura i greci utilizzarono materiali sempre più preziosi per intagliarli. Gli scarabei nel mondo vengono utilizzati in numerosi materiali, tra i più richiesti quelli in giada o lapislazzuli.

 

L’OCCHIO DI HORUS:
Nell’antico Egitto l’Occhio di Horus era considerato un amuleto dagli straordinari poteri, che aiutava a conservare la salute proteggendola da ogni tipo di male e disgrazia. Il mito da cui ha origine l’amuleto, vede protagonisti il dio Osiride,la sua sposa Iside e Horus il loro figlio. Secondo la leggenda Osiride era un buon Re, e diffondeva al popolo le sue esperienze per migliorarlo. Ma al ritorno da un viaggio viene assassinato dal fratello Seth, che mutilò il suo corpo e disperse i pezzi in varie parti dell’Egitto in modo che fosse impossibile rimetterlo insieme. Iside trasformatasi in falco, cercò comunque tutti i pezzi e ne ricostruì il corpo, e appoggiandosi su di esso concepì Horus. Cresciuto, Horus, decise di vendicare l’assassinio del padre, sfidò Seth e nella lotta perse un occhio. Il dio Toth raccolse l’occhio che in seguito sarebbe divenuto il simbolo dell’amore filiale e lo pose sulla lingua di Osiride che ritornò in vita e passò a regnare sul mondo dei morti.

 

 

LA CROCE EGIZIA:
Nell’antichità si credeva che questa croce dal disegno molto semplice conferisse l’immortalità a chiunque la indossasse. In realtà non si sa il vero significato originario di questo simbolo. Considerato genericamente un simbolo di vita, è l’amuleto più antico è più potente dell’Egitto. Per alcuni è simbolo di fertilità, oppure rappresentazione di vita. Nei disegni e nelle incisioni spesso questa croce è rappresentata nelle mani degli Dei egizi, per questo è chiamata anche la Chiave della Vita o la Chiave del Nilo. Secondo una antica tradizione egizia gli dei consegnarono questa croce agli esseri umani affinchè fossero felici, godessero di buona salute, e continuassero finita la vita terrena, a vivere bene nell’aldilà. Questa croce si chiama anche Ank.

 

 

IL GATTO:
Tra tutti gli animali nel corso dei secoli, il Gatto è stato quello più venerato e idolatrato, odiato e vituperato. Nell’antico Egitto la Dea gatta Bastet era la protettrice e la benefattrice degli uomini.

 

 

Fonte: http://geostoria-iv-i.wikispaces.com/file/view/Simboli+dell'Antico+Egitto.doc

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Gli Egizi                                               

La prima forma di piramide nasce come una mastaba. E per crearla si sovrappongono dalle 4 alle 6 mastabe. Non si sa se è stato voluto così o sarebbe dovuto essere stata ricoperta di roccia calcarea. La tomba è di Djoser  la struttura in superfice è chiusa sottoterra ed è collegata da un pozzo alla superfice. Era profondo circa 30 m di profondità era rivestrita da maioliche azzurre e i soggetti ricordavano la vita ultraterrena Imetec aveva progettato tutta l’area della tomba. Da qui iniziano le piramidi come quelle di Cheope Chefren e Micerino Le dimensione della piramide di Chefren era 232m l’h era 272m che poi si è ridotta di 10 m per un crollo del malto l’inclinazione è di circa 52°. La camera sepolcrale era sottoterra ma dopo è stata spostata al c’entro Quella di Chefren avrà una camera sepolcrale interrata. Il lato di base era 210m l’h era 136m. Quella di Micerino era la più piccola 106m di lato l’h 106m era l’inclinazione era di 40°. Il tempio era una struttura già creato nel neolitico diversamente trova un a maggior applicazione fu nel medio regno era a carattere funerario l’altra funzione era di carattere religioso. Il tempio a carattere religioso non era negli egizi il luogo dove recarsi a pregare ma era la dimora terrena dello stesso dio la struttura era grande ed aveva un impianto longitudinale. Quasi sempre il tempio di Amnon Karnak aveva  il viale composto da sfingi. Un secondo pilone oltre a quello dal giardino permetteva l’ingresso a una sala detta ipostila una sala di 134 colonne che reggeva un tetto di pietra. Dal terzo pilone si passa al santuario che al centro aveva una cella c’era il simulacro della divinità. Se era a fine funerario c’era la statua del faraone sulla barca. In questo caso ha la caratteristica di cannocchiale cioè il soffitto e il pavimento si abbassano da stanza a stanza serviva a dare un aspetto prospettico. Alcune colonne si differiscono da quelle successive , il fusto della colonna era liscio e inciso in basso rilievo. Il capitello aveva una forma a papiriformi o a palmiforme o a lotiforme. Potevano essere chiuse o aperte.

 

La Pittura

Caratteristiche: immagini di profilo, non è presente la profondità, i colori si ripetono. La pittura non da il senso di profondità. Il colore ha una forma planimetrica ed è campito in un segno contorno. Il soggetto maschile veniva distinto da quello femminile attraverso il colore della pelle: era più bruna. Attività nella pittura: immagini di lavoro e più precisamente ricordavano la vendemmia la mietitura e la pesca. Nei soggetti femminili ricordava la cura del corpo supportato da ancelle. La pittura era scolpita e poi colorato era tempera creato dallo stemperamento della resina o resti del Nilo

 

La Scultura

La scultura poteva essere sulle pareti. Era tutto tondo. Il faraone e la moglie erano in posizione stante. Una gamba avanzata rispetto all’altra. I piedi sono al suolo. Mentre se stesse camminando avrebbe un piede alzato. Le braccia sono al corpo mentre quelle della moglie sono una al marito e uno  ripiegato.

 

Fonte: http://casiraghi1g.altervista.org/alterpages/files/AppuntiArte.doc

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Le costruzioni del Faraone

                         

        Gli antichi egizi, per dimostrare la loro grandezza, usavano costruire grandi monumenti che sono: mastaba, piramidi, palazzi reali, templi, statue e sfingi.
L’ antico regno è stato caratterizzato dalla costruzione delle piramidi.
Questo periodo fastoso della storia dell’Egitto inizia nel 2650 a.C.
Gli Egiziani credevano che esistesse un’altra vita dopo la morte, a condizione che il corpo venisse conservato e protetto.
I primi faraoni si fecero seppellire in una tomba sulla quale si innalzava un monumento in mattoni di terra: la mastaba.
Ma, sotto la III dinastia, durante il regno di Zoser, si incominciano a costruire mastabe in pietra e, su di esse, vengono impilate altre cinque costruzioni che creano così una piramide a forma di scala. Forse i faraoni pensavano di avvicinarsi in questo modo al dio Sole.
Edificata per Zoser , la prima piramide a gradoni, costruita a Saqqarah, vicino alla
capitale Menfi , è la più antica costruzione di pietra del mondo.
I faraoni che succedono a Zoser cercano di perfezionare la tecnica costruttiva delle piramidi: gli architetti del re Cheope riusciranno così a realizzare la piramide di Giza.
Il culto di Ra si diffuse in tutto il paese e per questo gli  vennero dedicati numerosi templi.
Un altro grande edificio è il magnifico tempio funerario della regina del Nuovo Regno, Hatshepsut che fu la prima donna che si fece proclamare faraone.
Hatshepsut sposa il faraone Tutmosi II, che è anche il suo fratellastro. Quest’ultimo,
prima di morire, giovanissimo, intorno al 1480 a.C., designa il suo successore: Tutmosi III, suo figlio unico, nato da una delle sue spose secondarie.
Ma Tutmosi III è ancora un bambino e così Hatshepsut assume la reggenza del regno e con l’aiuto dei sacerdoti di Tebe , si fa proclamare figlia del dio Amon e si fa incoronare faraone. Come tutti gli altri re, porta una barba posticcia.
La regina  desidera offrire incenso al dio Amon.
Invia parecchie navi nel paese di Punt, dove crescono gli alberi dai quali si estrae l’incenso.  In cambio di armi, di perle di vetro e di braccialetti che offrono al re, ottengono alberi da incenso, profumi, oro, avorio, ebano, pelli di leopardo, scimmie e cani.
Al loro ritorno, la regina fa piantare gli alberi nel giardino del suo tempio di Deir el-
Bahari.  È un tempio grandioso, scavato in parte nelle rocce della riva sinistra del Nilo; è costituito da tre terrazze piene di alberi e decorate con fontane.
Gli affreschi rappresentano la spedizione nel paese di  Punt e il trasporto sulle navi di due obelischi di 39 m. posti nel tempio di Amon, a Tebe.

 

        Il palazzo reale è sia la dimora del faraone e della sua famiglia, sia la sede del governo e del regno.  Il re vive circondato da numerosi funzionari e servi.
Il palazzo reale è costruito con mattoni di terra seccata al sole.
La pietra è riservata alle piramidi e ai templi, che devono resistere al tempo.
A parte alcune fondamenta, alcune cornici di porte o di finestre e un certo numero di piastrelle di ceramica che decoravano i pavimenti, oggi non è rimasto  quasi nulla dei sontuosi palazzi reali.
Ma sappiamo dagli scritti, che il palazzo sorge nella capitale del regno, ma il faraone possiede anche altre dimore, meno importanti, in molte città.
Tante persone vivono intorno  al re, alle sue mogli e ai suoi  figli:
gli amministratori (il visir, i funzionari e gli scribi), i servi (nutrici dei principini, artigiani, parrucchieri, imbianchini, cuochi, medici) e i soldati della guardia del re.   
L’ abitazione del re è situata nel grande cortile del palazzo.
La sua facciata è ornata di pilastri.
L’ ingresso monumentale  si apre  sul salone delle udienze per accedere alla sala del trono, dove il faraone lavora con i suoi consiglieri e riceve i visitatori.
Si dipingono sulle pareti ritratti di faraoni, animali e piante con motivi geometrici.
Sui pilastri, il re fa porre il cartiglio con il suo nome.
Sul pavimento sono rappresentati i popoli nemici dell’Egitto.
Ai lati di queste due sale, si trovano gli appartamenti privati del faraone e delle sue spose.
Esiste nel palazzo una finestra alla quale si affacciano il re e la regina in occasione delle feste importanti o di premiazioni di cittadini meritevoli ed anche della presentazione dei prigionieri di guerra o dei prodotti provenienti dai paesi conquistati.
Dentro le mura del palazzo, si trovano anche le ville dei membri del governo, gli appartamenti dei servi, le cucine, i granai e i magazzini nei quali è custodito il tesoro reale.
Il palazzo comprende anche un tempio dedicato al dio Amon, una biblioteca che custodisce importanti papiri e una scuola.
Il faraone fa progettare vasti giardini con fontane e un lago dove le barche possono navigare.   La famiglia  reale vi prende il fresco durante il grande caldo.

 

La grande SFINGE

 

        Dal 2500 a.C. circa la sfinge fa da guardiano alla piramide di Chefren a Giza.
Modellata in un enorme affioramento di calcare , è la più grande scultura a tuttotondo che ci rimanga dei tempi antichi.
Ha il corpo di un leone e la testa di un re.
Le sabbie via via  la seppellirono fino al collo per la maggior parte della sua   storia.
Furono fatti tentativi per ripulirla fin dal 1400 a.C da parte di Thutmosi IV.
Quando  era ancora un principe, Thutmosi si addormentò sotto la testa della sfinge dopo una spossante caccia nel deserto, e lì sognò che la sfinge gli prometteva di farlo diventare re se l’avesse liberata da quelle sabbie soffocanti.
Dopo aver liberato la sfinge , tramandò il racconto del sogno incidendolo su una stele di pietra che fece porre fra le sue zampe.

 

 

TESTA DI ARIETE

 

In epoca più tarda la sfinge divenne popolare come immagine di Amon , il più importante dio di stato.
Un  lungo viale delimitato da sfingi a  testa d’ ariete collegava  in antico i grandi templi di Karnak e Luxor.
E’ stata ritrovata una coppia di sfingi bronzee provenienti dalla Nubia.

 

LA  BARBA  DELLA  SFINGE

 

La barba della sfinge fu probabilmente aggiunta un migliaio di anni dopo che la sfinge era stata scolpita.

La sua superficie reca ancora tracce del colore rosso originario.

Sembra che fosse sorretta da una colonna di pietra cui era addossata una statua colossale del faraone.

I GRANDI TEMPLI

 

Molti faraoni fecero costruire templi per sé stessi e per gli dei.
I templi erano edificati accanto alle loro tombe, in luoghi appartati o vicino ad altri monumenti, come il tempio di Karnak.
I complessi sacri erano abbelliti con statue enormi, colonne altissime, aule dedicate all’istruzione, scuderie, laboratori artigiani e splendidi giardini.
Quando Ramses II salì al trono, nel 1290 a.C., erano già stati edificati magnifici monumenti in tutto l’Egitto, ma egli ne fece costruire ancora molti durante i suoi 60 anni di regno: i più celebri sono i templi di Abu Simbel ricavati scavando il fianco di una collina rocciosa.

 

Fonte: http://www.scuolerignanoincisa.it/p_librizio/capitoli_librizio/Le%20costruzioni%20del%20faraone.doc
Autori: A cura di Niccolò C.,  Andrea C., Emanuele B.

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Antico Egitto storia riassunti

La mummificazione

                                     
Gli Egiziani credevano che, dopo la morte, incominciasse un'altra vita.
Ma, perché il defunto fosse immortale, occorreva che il suo corpo conservasse l’aspetto avuto durante la vita terrena. Credevano anche che tutti gli uomini avessero un’anima, chiamata Ba, e un doppio invisibile, il Ka. Dopo la morte, il Ba e il Ka abbandonavano il corpo del defunto, facevano un lungo viaggio e poi ritornavano alla spoglia. Se il corpo si decomponeva, il Ba e Ka non lo avrebbero riconosciuto e avrebbero vagato continuamente alla sua ricerca e il morto non sarebbe potuto entrare nell’aldilà.
Gli antichi egiziani si erano accorti che, quando i corpi dei loro defunti erano sepolti nel deserto, il calore della sabbia seccava le carni. Così il corpo conservava il suo aspetto e non si decomponeva.
L’arte dell’imbalsamazione e della mummificazione consiste nel riprodurre questo fenomeno naturale usando il patron, un sale che si trova in abbondanza nel suolo dell’Egitto.
Alle origini il dio Ra mandò Osiride e Iside in Egitto per insegnare al popolo la bontà. Osiride fu ucciso dal suo invidioso fratello Seth, che tagliò il corpo in 14 pezzi e li sparse per tutto l’Egitto; Iside li raccolse e magicamente li rimise insieme fasciandoli con strisce di tessuto: questa fu la prima mummia Egizia.
Iside si trasformò in uccello, avvolse Osiride nelle sue ali e lo riportò in vita.
La mummificazione consisteva in un lento processo di essiccamento del corpo per impedire la sua decomposizione. Nell’antico Egitto il procedimento durava 70 giorni. Per prima cosa i sacerdoti imbalsamatori asportavano fegato, polmoni, stomaco, intestino e li chiudevano in quattro piccole urne, chiamate vasi canòpi.


I figli di Horus erano i protettori dei vari organi:

  • Imset del fegato
  • Hapi dei polmoni
  • Duamutef dello stomaco
  • Kebehsenf dell’intestino

Asportavano il cervello servendosi di uncini che introducevano nelle narici; lasciavano il cuore perché credevano che il dio Anubi  lo dovesse pesare, e perché era considerato la parte del corpo in cui hanno sede pensieri e sentimenti e qualche volta era sostituito con uno scarabeo di pietra a forma di cuore.
Infine lavavano il cadavere nel succo di palma e lo ricoprivano con salnito, per assorbire l’umidità. Dopo 40 giorni gli imbalsamatori strofinavano la pelle con oli, ricoprivano il corpo con spezie, tele di lino, segatura e sabbia. A questo punto la salma veniva avvolta con più strati di bende di lino bianco intinto nella resina.
Dopo aver messo tra le bende messaggi magici e auguri di buona fortuna, riponevano la mummia nella bara.
I sacerdoti, durante l’imbalsamazione che doveva avvenire il più velocemente possibile, bruciavano incenso  per profumare l’aria del laboratorio.
Il viso veniva coperto con una maschera che è l’effigie del defunto. Quella dei faraoni è d’oro. Gli Egiziani più poveri si accontentavano di bende di lino e di fogli di papiro incollati insieme e ricoperti di gesso. Fiori e foglie di palma venivano posati sul corpo.
Il sacerdote in carica indossava una maschera di sciacallo che simboleggiava Anubi, il dio della morte e della mummificazione.
Si credeva che i portafortuna, o amuleti, fossero di buon auspicio per l’aldilà.
Gli imbalsamatori li inserivano nella fasciatura della mummia.
Il clima caldo e l’ aria secca dell’Egitto favorivano la conservazione dei corpi, ma anche l’abilità dell’imbalsamatore era importante. Le mummie appartenenti al periodo del Nuovo Regno dimostrano nuove migliori tecniche di conservazione e bendatura.
La tomba di Tutankhamon conteneva bellissimi gioielli d’oro:
come un falco che era portato dal faraone sul petto.

 

LA PESATURA DEL CUORE

Gli Egiziani pensavano che, per essere ammesso nel regno dei morti, il defunto dovesse subire la temibile prova della pesatura del cuore. Se il suo cuore pesava più di una piuma della dea Maat, veniva divorato.
Accompagnato dal dio Horus, il defunto era condotto davanti a Osiride.
Seduto sul trono e circondato da 42 giudici, Osiride presiedeva la cerimonia della pesatura del cuore. Il defunto doveva giurare di non aver commesso nessun peccato durante la vita.   Thot, il dio degli scribi, trascriveva le sue risposte. Per sapere se il defunto aveva detto la verità, il suo cuore veniva posto sul piatto di una bilancia. Sull’altro era appoggiata la piuma di Maat. Anubi controllava la pesatura. Se i piatti della bilancia erano in equilibrio, il defunto si era comportato bene. Il cuore gli veniva restituito ed egli poteva accedere al Regno dei morti. Se, invece, la bilancia pendeva dalla parte del cuore, Ammit, un mostro con la testa di coccodrillo, corpo di leone e zampe di ippopotamo, afferrava il cuore e lo divorava.
Il defunto subiva allora il peggiore dei castighi, non avrebbe potuto raggiungere il Regno dei morti.  In questo caso l’esistenza del defunto si svolgeva così: durante il giorno il corpo rimaneva nella tomba, mentre l’anima viaggiava e andava a fare visita alla famiglia. La sera, l’anima si ricongiungeva al corpo e il defunto saliva sulla barca di Ra fino al mattino dopo, quando ritornava nella tomba.

Il TRASPORTO della  MUMMIA  alla  TOMBA

 

        Il giorno in cui il defunto era inumato (veniva cioè deposto nella tomba), un lungo corteo accompagnava la mummia. Occorreva attraversare il Nilo perché le tombe erano  tutte situate sulla riva sinistra del fiume, che gli Egiziani consideravano come il Regno dei morti. La mummia riposava su un feretro aperto posto su una slitta. Un sacerdote precedeva il corteo e spargeva latte e incenso. Ancelle pagate dalla famiglia, piangevano e si lamentavano. Si invitavano anche alcuni danzatori. Quando la processione giungeva davanti alla tomba, il figlio maggiore del defunto apriva la bocca della mummia. Questa cerimonia permetteva all’anima del morto di tornare nel corpo. Un sacerdote toccava la bocca, gli occhi, il naso, le orecchie e altre parti del corpo con oggetti sacri. Poi il sarcofago era definitivamente chiuso e deposto in un sepolcro di pietra.
Sotto l’Antico Regno i sarcofagi avevano forma rettangolare ed  erano fatti di legno.
A partire dal Medio Regno, avevano la forma del corpo umano ed erano realizzati con una specie di cartone fatto di foglie di papiro.
Al defunto, la cui vita continuava nell’aldilà, non doveva mancare nulla.
La sua famiglia deponeva vicino al sarcofago cibo, abiti, un letto, alcuni mobili, stoviglie, attrezzi, giochi…  
Se il defunto era soldato, era sepolto con le sue armi, se era uno scriba, con il materiale per scrivere.
Durante tutta la cerimonia, i sacerdoti leggevano il libro dei morti per assicurare al defunto una vita felice nell’aldilà. Infine, la porta della tomba veniva chiusa e sigillata. Nella tomba veniva deposto il Libro dei Morti che era un testo copiato su papiro, di solito con molte figure. Conteneva le parole che il defunto doveva pronunciare per accedere al Regno dei morti e per evitare tutte le trappole che gli sarebbero state tese dai demoni e dai mostri delle tenebre.
In alcune tombe sono state ritrovate tante statuette per servire il defunto, anche tante quanti sono i giorni dell’ anno, si chiamano USHABTI. Sono figure di pietra, di legno, di ceramica, di vetro o di bronzo messe nella tomba. Si pensava che avrebbero svolto tutti i lavori della vita quotidiana, al posto del morto.


Fonte: http://www.scuolerignanoincisa.it/p_librizio/capitoli_librizio/La%20mummificazione.doc
Autori del testo : A cura di Irene B., Enrica C., Noemi G.

 

Fonte:

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

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Antico Egitto storia riassunti

Sport, divertimenti e musica nell’ antico Egitto

 

        Dai reperti archeologici risulta chiaramente che gli antichi Egizi sapevano divertirsi. Non solo amavano le feste, la musica, la danza ma si dedicavano anche a moltissimi giochi e sport.
Chiunque, dalla famiglia reale al contadino più povero,avrà certamente giocato a “Cani e Sciacalli”o a “Senet”.  E’ invece probabile che fossero in pochi a possedere una tavola da gioco in ebano e avorio come Tutankhamon, ritrovate nella sua tomba, perché anche nell’aldilà potesse giocare.
Senet si giocava in due, un po’ come  Backgammon.  Vinceva chi faceva uscire per primo le proprie pedine dalle ultime cinque caselle della scacchiera.
I bambini  facevano moltissimi giochi, alcuni dei quali sono arrivati fino a noi,
come le biglie.
Un’altro dei tanti giochi consisteva nel cercare di far cadere l’avversario stando a cavalcioni del proprio compagno di squadra.
Gli egiziani di tutte le età erano appassionati ai giochi di abilità e d’azzardo, di cui si sono perse le regole ma che probabilmente assomigliavano agli scacchi o alla dama.
Se si considera tutto il tempo che dedicavano a prepararsi a morire si potrebbe credere che gli egiziani fossero mesti e severi.
Naturalmente c’era anche questo aspetto nel loro carattere, ma in realtà amavano talmente la vita da desiderare che anche l’aldilà assomigliasse al mondo dei vivi.
Avevano inventato una gran quantità di giochi da fare in casa.
Ma i giovani aitanti della nobiltà preferivano andarsene a caccia sui loro carri o al fiume a pescare e a cacciare, persino ippopotami e coccodrilli.
La lotta libera e il nuoto erano sport molto popolari.
Era anche praticata un specie di  scherma, ma invece delle spade usavano bastoni.                              
I barcaioli  si riunivano in squadre e organizzavano delle gare sul fiume.
Usavano i remi come armi e dovevano gettare in acqua gli avversari.
La sabbia asciutta dell’ Egitto ci ha conservato anche dei giocattoli.  Sembra che i bambini preferissero le bambole e le palle  di cuoio.
Le pitture tombali  ci  mostrano bambini che ballano e fanno giochi a squadra o  giocano alla cavalletta.
Non esistevano i teatri, ma gli egiziani avevano ugualmente occasione di assistere a spettacoli magnifici durante le processioni religiose e le parate militari.
Alcuni considerano un papiro ritrovato a Tebe, il primo libro per bambini nella storia dell’umanità  perché vi sono raffigurati pacifici animali che giocano allegramente.
I più piccoli giocavano con bambole di pezza e di papiro o con animaletti di legno.
Gli egiziani passavano molto tempo a divertirsi.
I giocattoli  rappresentavano diversi animali (topi,coccodrilli,cavalli…) che si potevano tirare con una corda perché avevano le rotelle.
Le bambine giocavano con bambole scolpite in un pezzo di legno.
I piccoli giocavano anche con le trottole lanciandole con la mano o con una cordicella.
Con il fango, modellavano figurine che lasciavano seccare al sole.
Il Senet era il gioco più popolare. I due avversari facevano avanzare le loro pedine su una scacchiera di 30 caselle.  Come nel nostro gioco dell’oca, alcune caselle portavano fortuna, altre, invece, rallentavano l’avanzata delle pedine.
Il gioco del serpente anch’esso molto diffuso, si faceva con un cerchio sul quale era rappresentato un serpente arrotolato su se stesso. Ogni giocatore disponeva di biglie colorate e di pedine. I partecipanti facevano avanzare le biglie di casella in casella.
Vinceva chi arrivava per primo nella casella centrale.
Il gioco del Cane e dello Sciacallo si faceva con i dadi e con bastoncini che terminavano con la testa di un animale.

 

I GIOCHI DEI RAGAZZI

         Ai  ragazzi piaceva colpire con bastoni appuntiti un bersaglio posto a terra.
Il gioco del capretto era uno dei loro passatempi preferiti. Due bambini si siedono uno di fronte all’altro.  Con le braccia e le gambe formano un ostacolo che un terzo bambino deve saltare. Attenzione! I bambini seduti possono afferrare le gambe del saltatore e farlo cadere.

 

I GIOCHI DELLE RAGAZZE

        Le ragazze giocavano con la palla di cuoio riempita di paglia.
Un gioco di abilità consisteva nel lanciare la palla stando sulle spalle di una compagna.  Anche il gioco con le bambole era molto diffuso.

Sappiamo pure di giochi acquatici, molto apprezzati.
A bordo di barche di  papiro gli egiziani facevano gare sull’acqua.
Ogni uomo dell’equipaggio aveva una lunga pertica. Dopo essersi allontanati dalla barca rivale, gli uomini prendevano lo slancio e si avvicinavano agli avversari per tentare di sbilanciare la loro barca e farli cadere nell’acqua.
Nella lotta, alla presenza di un arbitro, i due contendenti si affrontavano a mani nude. Si doveva afferrare l’avversario, farlo cadere e tenerlo fermo a terra.
Altro divertimento era la scherma o  “lotta con la canna “.  Si praticava in due con un bastone ciascuno.  Il braccio che non teneva l’arma era protetto da una fascia di cuoio.
Dal Medio Regno, sembra che questi giochi servissero anche come addestramento per i soldati.

 

MUSICA IN EGITTO

        Non ci sono trattati o testimonianze scritte ma sappiamo dai reperti e dai dipinti che durante i fastosi banchetti, ai quali si invitavano gli amici, i convitati venivano intrattenuti da una piccola ‘orchestra’ e da danzatrici.
I musici suonavano l’arpa, il liuto e il flauto.
Per scandire la melodia, le fanciulle cantavano agitando dei sonagli chiamati sistri.  

 

Fonte: http://www.scuolerignanoincisa.it/p_librizio/capitoli_librizio/Sport,%20divertimenti%20e%20musica.doc

Autori : A cura di Chiara P., Maria Elena M. e Alba R.

 

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Antico Egitto storia riassunti

Gli schiavi

 

        In Egitto si sfruttò molto il lavoro degli schiavi.  Sappiamo di prigionieri di guerra  utilizzati come schiavi, magari donati a un ufficiale quale compenso/riconoscimento al valore, e sappiamo di stranieri andati a cercare rifugio in Egitto e poi  assegnati come servi a templi o a privati.  I servi venivano lasciati in eredità assieme al campo in cui lavoravano e  potevano esser comprati o venduti.
La costruzione di un tempio rappresentava per gli Egiziani un momento importante. Era un dovere religioso, attraverso il quale si confermava il legame con gli dèi che proteggevano il paese e lo rendevano ricco e potente.
Innalzare un nuovo tempio o ingrandire e arricchire uno già esistente, era un compito preciso del faraone.
Nel caso di una nuova costruzione, gli architetti stabilivano con precisione l’orientamento seguendo le regole tradizionali.
I grandi templi, per essere eterni, dovevano essere innalzati in pietra dura. Per rendere possibile il lavoro si montavano grandi rampe di mattoni crudi e terra, sulle quali gli operai sospingevano massicci blocchi di pietra già squadrati.
Quando la struttura generale era infine completa, gli operai lasciavano il posto a scultori e decoratori, che procedevano nel lavoro, probabilmente dall’alto verso il basso, smontando via via le strutture  non più necessarie.
Al termine dei lavori, attorno al tempio, venivano alzate mura massicce al fine di proteggere le divinità. Per lo stesso motivo, all’interno del tempio la piccola sala che ospitava l’immagine del dio era accessibile solo ai sacerdoti più importanti e al faraone. Attorno ad essa vi erano altre sale e i porticati per le cerimonie pubbliche. 
Davanti al pilone dei templi dedicati a divinità solari si innalzavano, in genere a coppie, gli obelischi: monoliti (blocchi unici di pietra) altissimi e quadrangolari, la cui punta a forma di piramide veniva rivestita d’oro per riflettere la luce del sole.
Gli obelischi richiedevano mesi di lavoro a numerosi operai e decoratori, alzarli era una vera impresa, un successo da ricordare negli annali del faraone.
La costruzione di una piramide richiedeva un gigantesco cantiere con migliaia di operai, tonnellate e tonnellate di pietre e anni di lavoro: si dice che la costruzione della piramide di Cheope sia durata trent’anni!
La piramide veniva costruita sulla riva sinistra del Nilo per facilitare l’arrivo dei materiali.
Gli architetti, i sacerdoti astronomi e i geometri delimitavano il sito esatto che gli operai avrebbero spianato.
Le pietre della base, venivano dalle cave di granito.
Era necessario ottenere blocchi della stessa misura, incidendo  delle tracce sulla pietra per delimitare il blocco voluto e infilarvi poi dei cunei di legno secco che venivano bagnati con l’acqua perché, gonfiandosi, rompessero la pietra.
I blocchi, che potevano pesare anche 2,5 tonnellate, erano trascinati per mezzo di corde, issati con leve e appoggiati su tronchi d’albero scortecciati o su slitte di legno.
Mentre alcuni operai tiravano, altri versavano certamente acqua per facilitare il movimento della slitta.
I blocchi viaggiavano sulle navi dalle cave al cantiere.
Gli operai realizzavano una rampa di mattoni che veniva alzata man mano che il lavoro procedeva.
I blocchi dovevano incastrarsi perfettamente.
Nel cantiere di Cheope hanno lavorato da 30.000 a 100.000 operai.
La maggior parte era costituita da contadini, convocati dal re durante le piene del Nilo; i tagliatori di pietre e gli artisti erano invece impegnati per tutto l’anno.
Anche gli schiavi stranieri dovevano lavorare.
Gli operai tagliavano i blocchi per il rivestimento, e i capomastri verificavano con una squadra che la pendenza fosse rispettata.
La superficie della piramide veniva poi lisciata perché brillasse al sole.

 

VIAGGI e TRASPORTI VIA TERRA

          L’Egitto era attraversato da una grande “strada” naturale, il Nilo.
Il suolo sabbioso o argilloso non era l’ideale per gli spostamenti.
I carri a ruote tirate da buoi erano impiegati  per spedizioni importanti o per il trasporto funebre.
Per le necessità di ogni giorno bastava l’ asino.
L’ uso del cammello non è documentato prima del VI secolo a.C., per andare o tornare dai campi o dai mercanti si procedeva a piedi, reggendo i pesi sulle spalle con grande pazienza.
I veicoli per singole persone erano, come in tutte le civiltà antiche, un lusso riservato a pochi privilegiati.
Nelle raffigurazioni, i portatori sostenevano il veicolo e un servo camminava a fianco con un ombrello per riparare dal sole cocente.
Col nuovo Regno, il carro a due ruote tirato da una coppia di cavalli cominciò a diffondersi in quanto versatile mezzo di trasporto.
Quando il carro serviva per lunghi spostamenti, il signore si forniva di attrezzature necessarie alle sue comodità.
Il carro era indispensabile per le visite ai sovrani dei territori confinanti o  per i giri di ispezione che portavano i funzionari nelle campagne.
Il cavallo era usato come mezzo di trasporto veloce.
Le enormi imprese edilizie (piramidi, templi ecc.)richiedevano il trasporto,delle cave alle barche sul fiume e da queste ai cantieri, di materiali anche il peso enorme,come statue o obelischi.
Per risolvere questo problema, si usavano grandi slitte (o tregge) formati da due pattini paralleli uniti da assi trasversali (trascinate da buoi  dagli stessi operai delle cave).
Davanti alle slitte veniva versata dell’acqua per rendere più scivoloso il terreno.
Altri uomini erano addetti al trasporto di tronchi e assi di legno.
Gehuti Hotep, nobile, impiegò 172 uomini la sua statua di ca. 7 m.
Quando non si adoperavano gli asini, i carichi si portavano direttamente a spalla, talora facendo uso di un bilanciere.
Il carico poteva anche essere fissato ad una stanga da portare in due.
I signori viaggiavano spesso su una portantina assicurata al dorso di un asino, guidato da un servo che sorreggeva un ventaglio.
Era però il carro il veicolo preferito da nobili del nuovo regno.
Le botteghe degli artigiani producevano oggetti destinati all’ uso quotidiano che dovevano essere solo funzionari e resistenti, e articoli di lusso, costituendo parte del corredo funerario dei principi e degli alti funzionari.
Nell’oreficeria, le collane e le cinture di conchiglie lasciarono presto il posto al loro lavorato, alle pietre semipreziose come la corniola,il lapislazzuli, il diaspro, la turchese.
L’ornamento più caratteristico per uomini e donne era lo usekh,il  collare di più giri di perline.
Non tutti potevano permettersi di avere oggetti in oro massiccio, molto sviluppata era la doratura, le fanciulle di basso ceto si accontentavano di graziosi ornamenti fatti di perline di vetro.
Popolo raffinato e amate del bello, gli Egiziani dedicarono sempre molta attenzione all’abbigliamento e alla cura della persona: il loro senso pratico riuscì a trovare un perfetto equilibrio  tra le esigenze dell’eleganza e le necessità.
Tuttavia non sembra  si siano preoccupati di rinnovare la moda, e il modello dei loro abiti subì poche trasformazioni nei secoli. La veste femminile era costituita da una tunica aderente lunga fino alle caviglie , sostenuta, all’altezza del petto da 2 fasce.
Una rete di perline era spesso di vivaci colori.
Un comodo gonnellino al ginocchio, completato a volte  da un intreccio di nastri sul dorso, era tutta la veste delle lavoratrici.
L’abito maschile era fatto di un telo rettangolare fermato sui fianchi da una  cintura; ele3mento caratteristico era la piega a forma di triangolo che si formava sul davanti.
Il colore predominante era il bianco, il tessuto preferito era il lino.
Durante il Nuovo Regno, nell’abbigliamento sia maschile che femminile si diffuse l’uso della tunica  in variante assai complicate: pieghettata o ornata con bordure, troviamo, al modello classico di sandalo anche babbucce di cuoio ricamato di provenienza ittita.
Un’acconciatura elegante era, per gli uomini come per le donne, la parrucca realizzata con crini umani. Costosa e non rispondeva quindi solo a esigenze estetiche ma, al pari dei gioielli, poneva il risalto del prestigio della persona.
Sia gli uomini che le donne usavano cosmetici.
Si spalmavano oli e profumi sulla pelle, si dipingevano le labbra di rosso, e sottolineavano il contorno degli occhi con il kohl verde e grigio, ricavato da minerali finemente macinati e misti a olio o grasso di animale.
Gli antichi egizi davano molta importanza alla cura del proprio aspetto.
I più ricchi si rasavano il cranio e indossavano parrucche.
Ai bambini tagliavano i capelli in un modo che oggi apparirebbe strano: cranio rasato a eccezione di due ciocche ai lati del viso.

 

 http://www.scuolerignanoincisa.it/p_librizio/capitoli_librizio/Gli%20schiavi.doc

Autori: A cura di Asia T., Sara B. e Alice C.

 

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Antico Egitto storia riassunti

Antichi egizi religione e divinità

 

          L’ Egitto non ebbe mai una divinità  unica né religione ufficiale nazionale
Le “scuole religiose” di alcuni centri, tuttavia, cercarono di elaborare una dottrina organizzata che spiegasse gli attributi delle divinità e l’origine dell’ universo.
La prima di queste  fu la scuola di Eliopoli.
Secondo i suoi sacerdoti, al principio di tutto era il Nun, l’Oceano primordiale che racchiudeva in sé il principio di ogni cosa.
Dalle sue acque emerse una collina  sulla quale  sorse per la prima volta il Sole (Ra o Atum), che generò l’Aria (Shu) e l’ Umidità (Tefnut).
Queste due divinità, a loro volta, generarono la Terra (Geb) e il Cielo (Nut).
Da Geb e Nut nacquero quattro dèi: Osiride, Iside, Seth e Nefti.  
Tutte queste divinità primordiali costituivano la cosiddetta “Enneade” (gruppo di nove dèi ).
A Menfi, il dio creatore era Ptah, colui che pensò nel suo cuore tutte le creature e diede loro vita con la parola.
Dal Medio Regno in poi, in conseguenza delle vicende politiche, il dio Amon, assimilato a Ra si configura come dio universale.
Numerose divinità erano protagoniste di miti che spiegavano le loro qualità e le loro relazioni.
Il mito certo più famoso e rassicurante era quello di Osiride, sovrano
dell’ Egitto e creatore dell’ agricoltura: egli venne ucciso per gelosia dal fratello Seth, che, riuscito con l’inganno a chiudere Osiride in un meraviglioso sarcofago, lo fece gettare nel fiume. Ma, dopo lunghe e faticose  ricerche, Iside, sposa di Osiride, riuscì a ritrovare il corpo del marito e con la forza dell’amore ne ebbe un figlio Horus.  Divenuto  grande, Horus affrontò  il perfido zio Seth in una battaglia terribile e sanguinosa.
Gli dèi infine gli riconobbero il diritto di succedere al padre sul trono
d’ Egitto, mentre Osiride divenne signore dell’ Oltretomba.
E’ dunque con Horus che si identifica il faraone regnante. Il mito di Osiride serviva a rassicurare gli egiziani sulla possibilità di una nuova vita dopo la morte: in quanto signore della rinascita, Osiride rivelava la sua vittoria sulla morte nel rinnovarsi delle stagioni e della vita naturale delle piante e degli animali.
Iside, coraggiosa e sostenuta dalla forza dell’ amore, era il simbolo della figura femminile e della maternità.
Seth era invece la forza negativa che lotta eternamente col bene.
Gli Egiziani credevano in un grande numero di dèi che  hanno creato
l’universo e gli uomini e che li proteggono ogni giorno dalla distruzione.
Ecco perché è molto importante che i sacerdoti unorino le divinità nella loro sacra dimora: il tempio.
Ai riti  che  si svolgevano nei templi  partecipavano solo i sacerdoti: nessuno aveva accesso  oltre il primo cortile del tempio.
In determinate festività i sacerdoti trasportavano la statua del dio in processione dentro una barca cerimoniale, coperta da cortine: in tali occasioni tutti potevano rivolgersi alla divinità.
I templi erano orientati secondo il percorso del sole nel cielo cioè da EST verso OVEST, in onore di uno degli elementi essenziali per la vita: la luce ( il Dio Sole ).
L’altro elemento essenziale era l’acqua onorata nel percorso da SUD a NORD, del sacro fiume NILO.
Gli Egiziani raffiguravano i loro Dèi in forme che possono stupire:
per lo più, essi hanno testa di  animale e corpo umano.
Volevano rappresentare le qualità Divine e allo stesso tempo dare un aspetto reale a esseri soprannaturali.
Per gli Egiziani, gli dèi sono dappertutto: sulla Terra, dove vivono gli uomini, ma anche in un altro mondo invisibile: quello che il dio Sole attraversa ogni notte e che accoglie i defunti dopo la morte.
Per 3.000 anni gli scribi hanno scritto la storia delle divinità grazie ai geroglifici inventati dal dio Thot in persona.
Questi testi non servono solo a trasmettere un documento scritto ma bisogna tener conto del fatto che per gli Egiziani, tutto ciò che veniva scritto era assolutamente vero.  Perciò nelle tombe reali, i racconti dei viaggi nell’ aldilà hanno lo scopo di aiutare il morto a trovare il cammino.

 

RA

Il re degli dèi è anche il dio Sole.
Ogni giorno percorre la volta celeste nella sua barca.
La sua corsa mantiene l’ ordine del mondo.
Amon, è un altro dio solare, venerato dapprima nella città di Tebe e poi nell’ intero Egitto, associato a RA con il nome di Amon-Ra.

 

OSIRIDE

È’ il dio davanti al quale si presentano i defunti nella speranza di beneficiare, come lui, della vita eterna.
Osiride è stato re d’ Egitto prima di essere assassinato dal fratello Seth.

Grazie all’ intervento di Isidee di Anubi, la sua morte non è stata definitiva: rivive nell’ aldilà ma non ha più il diritto di ritornare sulla Terra.

 

ISIDE

È’ la dea maga.
Ha poteri tanto grandi che può dare una seconda vita al suo sposo Osiride.
E’ anche una madre attenta e amorosa: alleva Horus, suo figlio, lontano dal terribile zio Seth e lo salva dai pericoli che lo minacciano senza tregua.

 

ANUBI

 È’  figlio illegittimo di Osiride  e di Nefti, sorella di Iside.
Anubi è il dio protettore  degli  imbalsamatori.
Ha anche un compito importante nell’aldilà: è infatti incaricato di accompagnare i defunti davanti a Osiride.
Viene rappresentato con  la testa di sciacallo.

 

HORUS

È’ l’ unico figlio di Iside e di Osiride.

Passa tutta l’ infanzia nelle paludi del  Nilo, dove la madre lo ha nascosto per proteggerlo dal terribile Seth.

E’ il dio protettore dei bambini  ed è rappresentato con testa di falco.

 

SETH

Ogni notte  questo dio difende la barca del sole  combattendo contro  il terribile serpente Apopis.

È’ un dio geloso che assassina il fratello Osiride, per prenderne il posto.
Seth è dunque al tempo stesso un dio positivo, grazie al quale il sole nasce ogni mattina, e un dio malvagio.

 

KHNUM

Questo dio dalla testa di ariete avrebbe creato gli uomini.
E’ venerato in particolare nella città di Elefantina.

 

HATHOR

E’ una dea maga.
E’ anche la dea della musica e la nutrice  del futuro al quale offre il suo latte.
Ha due corna simili a quelle di una mucca ed è spesso rappresentata con l’ aspetto di questo animale.

 

BES

È’ un dio che assomiglia a nessun altro; è popolarissimo in tutto l’Egitto.
Con le sue smorfie, questo piccolo gnomo brutto e allegro mette in fuga gli animali più pericolosi, serpenti, insetti e scorpioni e gli altri esseri nefasti.
Protegge la vita quotidiana degli  egiziani.

 

HAPY

Rappresenta la piena del Nilo.
E’ perciò adorato dal popolo dell’ intero Egitto come fonte di vita e di abbondanza.
In certi punti del Nilo si sacrificano animali e si offre cibo ad Hapy per implorarlo di concedere una buona inondazione.

 

THOT

Thot detiene tutto il sapere: è lui che ha inventato la scrittura per trasmettere le conoscenze.
Patrono degli scribi, con testa di IBIS, ha l’ incarico di annotare tutte le loro decisioni.
Thot è anche il dio della luna.   Di notte, sostituisce nel cielo Ra.

 

THOUERIS

Questa dea ha il corpo dell’ ippopotamo e del coccodrillo e le zampe  del leone.
E’ la protettrice delle donne incinte e ha il ventre arrotondato.  Le aiuta ha partorire e si preoccupa che abbiano abbastanza latte per nutrire il bebè.
È venerata da tutto il popolo.

 

BASTET E SEKHMET

Bastet, la dea gatto, è figlia di Ra.
E’ una dea pacifica.
Ma, attenzione: quando si trasforma nella leonessa Sekhmet diventa terribile e, in questa veste, ha il compito di distruggere i nemici di Ra.
A causa sua gli uomini hanno rischiato di scomparire dalla faccia della Terra.

 

SOBECK

Questo dio coccodrillo è il sovrano delle acque dolci.
È’ anche il dio della fertilità: secondo gli Egiziani, più coccodrilli ci sono nel fiume, più i raccolti saranno abbondanti dopo la piena.

PTAH

Dio degli artigiani e degli orefici, è sempre rappresentato con un abito bianco.
La sua sposa è la dea Sekhmet.
Ptah è adorato soprattutto nella città di Menfi.

 

SELKIS

È la dea scorpione.  Potrebbe fare paura, dato che ha la puntura temibile.
In realtà è una divinità benevole e guarisce gli uomini dalle ferite avvelenate.

 

Fonte: http://www.scuolerignanoincisa.it/p_librizio/capitoli_librizio/Le%20divinit%C3%A0.doc

Autori: a cura di Lapo I., Mauro H. e  Francesco A.

 

La vita nell’ aldilà

 

LA NASCITA

        Il parto era posto sotto la protezione della dea Hathor, signora del mondo femminile.
La madre era assistita dalle donne di casa o da esperte levatrici.
Il nome del nuovo nato veniva probabilmente scelto al momento della nascita.
Spesso si riprendeva il nome di un parente, in genere quello del nonno.

IL MATRIMONIO

        Sembra che il matrimonio, per il quale si doveva sempre ottenere il consenso del padre, non avvenisse con una vera cerimonia: veniva pronunciata una formula di consenso e la sposa entrava nella famiglia e nella casa del marito.
Il divorzio era ammesso, oltre che nei casi di adulterio, persino per incompatibilità di carattere.

LA LUNGHEZZA  DELLA  VITA

         Gli  Egiziani non potevano contare su una lunga vita terrena.
Per molti, l’ideale di perfezione dei 110 anni, rimaneva una ben lontana speranza .
Alcune analisi fatte sulle mummie hanno dimostrato che, in genere, l’età media era intorno ai 32 anni!!!
Tuttavia, alcuni faraoni regnarono per lunghissimi periodi:
Pepi II per oltre 90 anni e Ramesse II per 67 anni.
Per le donne ,l’età critica era il 25esimo anno, probabilmente a causa della maternità, spesso difficoltosa.
Gli Egiziani avevano un grande rispetto per la vecchiaia,che era paragonata all’età infantile.
L’abbandono del corpo da parte del soffio vitale era il segnale della morte ma,anche l’inizio fiducioso di una nuova esistenza,alla quale erano diretti tutti gli sforzi dell’attività svolta sulla terra.
Gli Egizi credevano  che dopo la morte ogni uomo dovesse attraversare 12 regni sotterranei, dove abitavano vari mostri che temevano e sfuggivano la luce.
Superati questi regni, il morto arrivava davanti al tribunale, il cui capo era Osiride, che teneva le insegne del potere, ossia una frusta, simbolo della punizione ai cattivi, e il bastone di lunga vita, simbolo del premio per i buoni.   
Davanti a Osiride il  defunto doveva affermare di non  avere commesso cattive azioni.
Poi Anubi,a assistito da Horus e da Maat, la dea della verità, ne pesava il cuore su una grande bilancia.
Il cuore era ritenuto la sede dei sentimenti, della volontà e dell’ intelligenza.
Nell’altro piatto della bilancia veniva posta una piuma.
Se il cuore pesava più di una piuma,egli veniva divorato da un mostro con la testa di coccodrillo; in caso contrario, il morto poteva entrare nel campo dei giunchi,dove erano stati creati gli dèi e dove si trovano i beati.
Osiride assegnava al defunto un pezzo del campo dei giunchi, affinché lo coltivasse.
Affinché tutto questo si adempisse c’era un’ unica condizione:
il morto, per potersi recare al campo, doveva conservare intatto il suo corpo.
Da questa esigenza  nacque l’uso di imbalsamare  le salme,  asportando le viscere dei morti  e trattando i  loro corpi con  unguenti  e balsami con un procedimento lungo,
rituale e simbolico.
Vicino al defunto veniva posto il Libro dei morti, una specie di guida, scritta su un rotolo di papiro, con formule che servivano a superare le difficoltà del viaggio verso il regno di Osiride e ad evitare la condanna.

PREPARATIVI  PER L’ALDILA’

        Gli antichi Egizi amavano la vita e desideravano conservare i piaceri terreni nell’oltretomba.
Credevano che ogni uomo fosse in possesso di due principi vitali:
il KA,forza vitale che accompagnava l’ uomo dalla nascita alla morte,e il BA, simile a ciò che noi chiamiamo anima.
Per  vivere in eterno, queste 2 parti dovevano rimanere unite al corpo anche dopo la morte; per ciò era importantissimo conservare i corpi dei morti.
Cibi, utensili e gioielli dovevano accompagnare il defunto nell’aldilà.
I poveri si facevano seppellire nel deserto, dove i loro corpi si essiccavano, mentre i più ricchi si permettevano il lusso di farsi mummificare e seppellire in tombe speciali.
La  bara era racchiusa  in contenitori di pietra, poi chiamati sarcofagi, che servivano a proteggere i corpi dai saccheggiatori di tombe.
Le  bare, di legno o di cartonnage  (una specie di carta pesta fatta di lino o di papiro),
erano dipinte con  disegni  di dèi, parole magiche e geroglifici di elogio al morto.
La  bara interna era inserita in 1 o 2  altre casse.

IL FUNERALE E LA VITA DOPO LA MORTE

         Il defunto veniva trasportato alla tomba su un carro tirato da buoi e i servitori seguivano la processione portando il corredo dei vasi canopi, le statuette e le suppellettili.
Sul luogo di sepoltura, i sacerdoti leggevano il rituale per celebrare l’ “apertura bocca”: questo rito era considerato fondamentale per dare al defunto la possibilità di vivere nell’Aldilà. Dopo un offerta sacrificale il sarcofago veniva chiuso nella cripta in un altro sarcofago di dimensioni maggiori.

IL TRIBUNALE DEI MORTI

       Dagli Egiziani la vita dopo la morte era considerata un premio per la buona condotta sulla terra.
Lo sciacallo Anubi,dio dei morti,accompagnava il defunto nell’Aldilà e lo presentava al giudizio divino.  Alla presenza di 42 divinità e di Osiride, giudice supremo, si procedeva alla “pesatura del cuore”del morto, posto simbolicamente su un piatto di bilancia: sull’altro piatto era collocata una piuma, simbolo della dea Maat               (la Giustizia).  Se il risultato era positivo il defunto entrava nella vita dell’Aldilà; se era negativo,veniva divorato da un mostro terribile.
Tanti oggetti corredavano la tomba come ad esempio nella tomba di Tutankhamon sono stati trovati i suoi giocattoli , 116 cesti di frutta e 40 giare di vino, carne d’ anatra arrostita, pane e torte.
Vi erano sepolte statuette di musicisti con i loro strumenti e di donne con i loro bei vestiti e  gli occhi truccati; imbarcazioni in miniatura che servivano a  viaggiare  fino al Regno dei morti. 
Spesso si trovavano animali imbalsamati come vitelli, coccodrilli e gatti,che erano ritenuti messaggeri degli dèi per questo venivano imbalsamati.

 

Fonte: http://www.scuolerignanoincisa.it/p_librizio/capitoli_librizio/La%20vita%20nell'aldil%C3%A0.doc

Autori:  A cura di Dalia B., Francesca B. e  Emma  B.

 

LA RELIGIONE EGIZIA

Il mondo degli antichi egizi, la loro civiltà, la cultura, la storia, le meravigliose opere artistiche ed architettoniche che ci hanno lasciato, la religione e tutti i miti ad essa connessi hanno sempre affascinato ed ispirato gli uomini di tutti i tempi. Uno degli aspetti più affascinanti dell’antico Egitto è sicuramente quell’alone misterioso e occulto che avvolge quel periodo e che spesso incute quasi timore. Molti monumenti, testi e reperti archeologici riguardano la religione degli antichi egizi, religione che viene descritta negli aspetti diversi che assume in un Paese la cui storia si sviluppò per più di tre millenni.

 La religione egiziana può essere considerata come la fusione di una miriade di culti locali, di antichissima origine tribale. Ogni città, ogni villaggio aveva il suo dio, venerato con una sorta di geloso attaccamento e considerato come l’unico e il più potente. I culti locali erano caratterizzati da un forte zoomorfismo, ossia la tendenza ad immaginare gli dèi sotto sembianze animali o in parte umane  in parte animali. Sekhmet, divinità guerriera e padrona di medici e maghi, aveva testa di leonessa o di gatto; Horo (Horus), il dio dell’aria e il protettore del potere regale, veniva rappresentato con la testa di falco; Anubi, il dio dei cimiteri e dell’imbalsamazione, aveva la testa di sciacallo; Thot, il dio della scrittura, della scienza e della contabilità, era rappresentato con la testa di uccello (di un ibis), o anche come una scimmia con la testa di cane, oppure con l’aspetto della luna; abbiamo poi Osiride (Osiris), il dio della terra fertile e, dopo la sua morte, signore dei defunti; Iside (Isis), moglie di Osiride, maga e dea lunare; Ammone e Ra, signori del sole e quindi spesso considerati come un’unica divinità: Amon-Ra; Sobek, il dio coccodrillo; Api, il dio toro; Hathor, la dea della dolcezza, della musica e della danza; Ben, il dio dell’allegria; Seth, il dio animale, era il signore del deserto arido, delle tempeste e del Male; Ptah, il protettore degli artisti; Maat, la dea della giustizia e della verità; Nut, la dea-cielo; Geb, il dio-terra. Con l’unificazione del paese (1300 a.c. circa) si cercò di stabilire una serie di identità e di corrispondenze tra i vari dei locali e le specifiche caratteristiche animali delle singole divinità furono sostituite, in tutto o in parte, da forme umane: allo zoomorfismo si associò l’antropomorfismo. Gli dei egiziani vennero ritratti in tutto o in parte come uomini e s’immaginò che come uomini essi si comportassero: amavano, odiavano, gioivano, piangevano, s’adiravano, ingannavano. E’ bene ricordare, inoltre, che la mitologia egiziana di per sé non ha un ordine ed è spesso evidente l’assenza di coerenza interna  a molti racconti, al continuo gioco di richiami e di sovrapposizioni di personaggi e di storie; il mito egizio è infatti il risultato di intrecci di vari racconti di provenienza geologica e geografica diversa. Gli Egizi, d’altra parte erano propensi ad accettare le incompatibilità, poco preoccupati di raccontare le loro storie secondo il criterio della verosimiglianza e della consequenzialità. Distinguere in quest’ambito tra religione e mito è difficile. Alle origini di entrambi vi sono l’osservazione dei fenomeni naturali e il confronto con il mistero; gli egizi infatti consideravano umano tutto ciò che rientrava nell’ambito delle loro esperienze e della fisica dei fenomeni naturali. Da qui derivava la tendenza a personificare qualsiasi cosa, parti del corpo come l’occhio e la lingua, concetti astratti come il buio e la morte, ma soprattutto gli animali. Tutto gli animali infatti erano ritenuti sacri in Egitto (ibis, cani, gatti, babbuini, arieti, serpenti, coccodrilli e soprattutto i tori neri ) e dopo la morte veniva data loro degna sepoltura. Addirittura gli animali erano ritenuti responsabili del corso della natura, come gli uomini; quando la siccità si abbatteva sull’Egitto, i sacerdoti erano soliti catturare di notte gli animali, li redarguivano e, se la situazione climatica non migliorava, li uccidevano.Il mondo del mito egizio ci appare sorretto da principi rassicuranti: la ripresa segue la caduta, la vita trionfa sulla morte, la forza dalle tenebre, in un eterno processo ciclico.

 

Fonte:http://old.liceivaldagno.it/ScuoleInRete/trissino_valdagno/mediateca.nsf/9bc8ecf1790d17ffc1256f6f0065149d/eaa77160c84a9861c12570d7003f023c/Body/M20/ENTRATA.doc

Autore del testo: non indicato nel documento di origine

Parola chiave google : Antico Egitto storia riassunti tipo file : doc

 

Antico Egitto storia riassunti

L’esercito egiziano 

 

         I faraoni dell’Antico Regno non avevano un esercito permanente. Arruolavano i soldati quando il nemico era alle frontiere. L’esercito fece la sua comparsa durante il Medio Regno e si sviluppò sotto il Nuovo Regno, quando i faraoni partirono alla conquista di nuovi territori.
Fino al Nuovo Regno combattevano con un’ascia di bronzo ( una lega di rame e di stagno) e una lancia.   Si proteggevano con un grande scudo di legno o di pelle.
Le armi si perfezionarono dopo l’invasione degli Hyksos e le spade di ferro, più resistenti, sostituirono quelle di bronzo.
Il mestiere del soldato era non considerato una  professione nobile e pochi egizi lo esercitavano.  Per poter disporre di un esercito potente, il faraone costringeva i soldati nemici vinti, a combattere.
Chiamava anche i mercanti: soldati stranieri pagati per combattere.
Il carro da guerra in legno ricoperto di cuoio era trainato da due cavalli.
A bordo stavano due soldati : il conduttore, che guida i cavalli, e il combattente, che scocca frecce o lancia corti giavellotti.
Ramsete III fece costruire delle galere a remi e a vela, per proteggere le coste dell’Egitto dai pirati. I migliori soldati ricevevano un pezzo di terra e alcuni capi di bestiame.  Il faraone decorava i suoi ufficiali anche con medaglie: le mosche d’oro .
I soldati  in  tempo di pace vivevano nelle fortezze costruite ai confini dell’impero.
Si esercitavano a usare le armi e a combattere corpo a corpo.
Proteggevano le carovane di commercianti in modo che le merci destinate al faraone, arrivassero al palazzo reale senza inconvenienti.
La disciplina era molto severa: in caso di diserzione ( cioè se un soldato abbandonava l’esercito ), la famiglia del disertore poteva essere imprigionata.
Gli scribi tendevano in genere a dimostrare che la carriera militare era socialmente inferiore alla loro e nelle loro descrizioni non erano teneri né obbiettivi.
Il reclutamento era fatto da un funzionario detto lo “scriba delle reclute”.  I giovani arruolati venivano raccolti in grandi caserme: cominciava così un faticoso periodo di addestramento che poteva durare anche molti anni.
“Erano sottoposti a dure punizioni, messi giù e battuti come il papiro!
Bevevano acqua putrida e si fermavano solo per fare la guardia.
Quando arrivava la battaglia erano come uccelli spennati e non c’era più forza in tutto il corpo.  Quando ritornavano in Egitto erano peggio di un bastone corroso dai vermi: erano malati e dovevano essere trasportati a spalla”.
I soldati dovevano condurre sì una vita piuttosto faticosa e piena di rischi, ma, come testimoniamo numerosi documenti ( per lo più del Nuovo Regno), potevano contare su ricche ricompense e partecipare alla divisione del bottino di guerra: le decorazioni al valore consistevano infatti in collane e bracciali d’oro.
Il mestiere di soldato, poteva rivelarsi una vera e propria fonte di ricchezza.
L’addestramento militare riguardava la conoscenza delle tecniche di attacco e di difesa che venivano simulate con armi di legno, bastoni e aste.
Gli istruttori erano molto esigenti e controllavano personalmente ogni fase della preparazione lasciando poco tempo al riposo.

 

UN ESERCITO “NAZIONALE”

 

         Dopo un periodo di addestramento nelle caserme, le reclute, periodicamente arruolate,venivano impiegate  per il servizio di controllo alle frontiere e per le spedizioni di guerra in altri paesi.
Gli uomini erano organizzati in divisioni che comprendevano fanteria, carristi e arcieri, oltre a veri e propri corpi speciali di assalto.
Incarichi speciali venivano affidati ai portastendardi, che incedevano con l’insegna della divisione, ai trombettieri, alle staffette.
Le battaglie si risolvevano in grandi scontri dove, oltre all’abilità e all’addestramento personale, contava la precisione e la tempestività degli spostamenti decisi dai generali e dal faraone.
Ogni soldato doveva essere in grado, in qualsiasi momento, di provvedersi di frecce, sostituire la corda dell’arco, fabbricarselo addirittura con materiali di recupero.
E armature leggere entrarono in uso nel Nuovo Regno che erano riservate agli ufficiali di grado superiore o al faraone che guidava l’esercito sul suo carro.
Capo supremo dell’esercito era il faraone cui erano gerarchicamente sottoposti un
grande rettore dei soldati” ( generalissimo ), i vari generali, i capitani di compagnia
(“preposti degli arcieri”) e gli arcieri comandanti di plotone.
Gli ufficiali venivano scelti al termine dell’addestramento fra coloro che si erano dimostrati più efficienti e disciplinati.
In guerra l’esito vittorioso dipendeva dalla disciplina e dall’addestramento, perché ogni battaglia si risolveva in grandi scontri in cui lo schieramento e la velocità di manovra potevano avere la meglio anche sul numero delle truppe avversarie.
Durante il Nuovo Regno il governo dei faraoni aveva assunto un’impronta spiccatamente militare.
Durante l’Antico Regno, invece, le truppe, con ogni probabilità arruolate localmente, dovevano svolgere soprattutto un ruolo di forza-lavoro organizzata.
Nel Primo Periodo Intermedio l’instabilità politica provocò la formazione  degli  eserciti privati il ricorso a truppe non egizie.
Col tempo essi costituirono corpi scelti e divennero una sorta di forza di polizia.
Durante il Medio Regno si può parlare di unità militari permanenti ben organizzate ed integrate.  
Durante il secondo periodo Intermedio si verificò un progresso nello sviluppo delle armi ( carro da guerra ), dell’organizzazione militare e della strategia.
L’ armamento, durante l’Antico e Medio regno, fu alquanto povero: contava solo mazze di pietra, archi, frecce e giavellotti a punta di selce o bronzo, pugnale e scure in bronzo e un grande scudo di pelle tesa dalla forma variabile.
Durante il Nuovo Regno, il corredo militare fu arricchito con armi apprese dall’Oriente.
La grande novità di quel periodo fu il carro da guerra a due ruote raggiate.
L’equipaggio, costituito dall’auriga e dal guerriero armato di arco, lancia e scudo, puntava sull’elemento sorpresa legato alla velocità.              

 

Fonte: http://www.scuolerignanoincisa.it/p_librizio/capitoli_librizio/L'esercito.doc

Autori :  A cura di Lapo G.  e  Vincenzo G.

 

I gerolifici

 

        Il 2 luglio 1798 un potente esercito francese sbarcò in Egitto, al comando di Napoleone Bonaparte. L’Egitto era alleato  dell’Inghilterra e l’imperatore francese tentava con questa spedizione di colpire duramente la sua mortale nemica.  Al seguito dell’imperatore viaggiavano 175 scienziati, con l’incarico di scoprire e studiare i resti delle antiche civiltà egiziane.
La spedizione militare fu un vero fallimento, ma quella scientifica invece ebbe un meraviglioso risultato.  Gli studiosi scoprirono una enorme quantità di materiale, che per la prima volta fece conoscere al mondo le meraviglie dell’antico Egitto; ma il ritrovamento più importante fu quello di un blocco di basalto nero su cui era incisa una dedica al faraone Tolomeo V, in tre lingue diverse:

  • in caratteri geroglifici, (14 righe) la prima scrittura usata in Egitto;
  • in caratteri demotici (32 righe) cioè geroglifici progrediti;
  • in lingua greca (54 righe). 

        Così finalmente, confrontando il testo egiziano con quello greco, fu possibile per la prima volta interpretare la scrittura egizia.
Poiché la pietra fu ritrovata presso la città di Rosetta, sul Nilo, passò alla storia col nome  di “Stele di Rosetta”.
Si deve a Jean Francois Champollion (1790-1832) la decifrazione completa della stele nel 1822. Lo studioso francese intuì che alla maggior parte dei geroglifici  corrispondevano dei suoni, che trasformò in lettere del nostro alfabeto.   Scoprì anche che i nomi dei faraoni venivano inscritti in ovali detti “cartigli”.  Attraverso un’analisi comparata dei tre testi della Stele di Rosetta e di due nomi presenti sia sulla Stele sia su un obelisco di File, Champollion  riuscì per primo a  identificare   i nomi di due sovrani:  Tolomeo e Cleopatra.
La primissima scrittura egizia è chiamata geroglifica, dal greco, che significa scultura, incisione sacra ; si cominciò ad usarla pressappoco nel 3100 a.C , al tempo delle grandi piramidi, ed è una  delle più antiche scritture della Terra.   Sotto l’ antico Regno esistevano circa 750 segni diversi.
Con il passare dei secoli, ne furono aggiunti di nuovi.
All’ epoca di Cleopatra ultima regina egizia, i geroglifici raggiunsero il numero di 2500!
Come si formò?
Immaginiamo un uomo di quella lontanissima età che voglia raffigurare su una roccia, un oggetto, una persona o un animale.
Che cosa fa?
Poiché non conosce le lettere dell’alfabeto, non può far altro che DISEGNARE  ciò che desidera rappresentare: disegnerà un disco per rappresentare il sole, una vela rigonfia per rappresentare il vento, una barca per indicare la navigazione e così via. Così fecero, infatti, i primi egiziani.
Questi  disegni sono quindi detti “pittogrammi” o “ideogrammi” (disegni che rappresentano concetti, come nella scrittura Cinese).
Ma ad un certo punto, cominciarono le prime difficoltà; i segni ed i disegni non erano adatti per indicare molte cose astratte, come bontà, pensiero, molti verbi come vivere, aspettare, pensare; tanto meno si poteva indicare se l’azione del pensare avvenne ieri, avviene oggi, avverrà domani, e, in generale, molti concetti erano difficili da esprimere.
Per rimediare a ciò, a poco a poco, attraverso parecchi secoli, gli egiziani modificarono così la loro scrittura:  diedero a ogni figura il valore di un suono, pressappoco  come noi diamo un suono alle lettere.
Per esempio: per indicare “casa” nella lingua egizia geroglifica, si disegnava simbolicamente una casa.  Col trascorrere del tempo, la figura della casa fu semplificata fino a divenire simile ad un quadrato con una piccola apertura.  Esso indicava la pianta della casa e probabilmente si pronunciava “per”.
Il segno diventò una sillaba e cominciò ad essere usato come tale: cioè lo si usava per comporre parole in cui entrava il suono “per”.  Questi segni erano quindi dei “fonogrammi” (disegni che rappresentano suoni).
Un altro problema della scrittura egizia è stato il capire che si scrive o si legge, se da sinistra a destra o da destra a sinistra, dall’ alto in basso o da basso verso l’alto.
Per individuare la direzione della scrittura, si è scoperto che è necessario guardare come sono disegnati i segni: se un animale è girato verso sinistra, si legge da sinistra verso destra; se ci sono  le colonne verticali,  si legge dall’alto in basso.
Secondo gli egiziani è il dio Thot  che ha donato la scrittura agli uomini.
Perciò i geroglifici hanno carattere sacro.
Sono riservati ai testi religiosi che si trovano nelle tombe e nei templi.
Nella vita quotidiana, per l’amministrazione veniva usata una scrittura più semplice, chiamata ieratica, nella quale i geroglifici sono sostituiti da segni più facili e più veloci da tracciare: viene definita il “corsivo geroglifico”.
Con il passare del tempo la scrittura ieratica continuerà a semplificarsi e darà infine origine alla scrittura demotica.
Intorno al 630 a.C., quando i greci si stabilirono in Egitto, vennero a poco a poco adottate le lettere dell’alfabeto greco.
Nascerà così una nuova scrittura derivata sia dai segni egizi che dalle lettere  greche: il copto.
Proprio  la conoscenza del copto aiuterà Champollion  a decifrare i geroglifici.

        Nell’antico Egitto, come in   tutti gli altri stati, erano pochi quelli che sapevano leggere e scrivere .
Per imparare a leggere e scrivere i geroglifici occorrevano da 4 a 5 anni di studio.  Di solito si diventava scriba di padre in figlio.
L’insegnamento cominciava verso l’età di 9 anni.
La scuola più prestigiosa si trovava nel palazzo del faraone e accoglieva i bambini della corte. Gli altri si riunivano nei templi.
Pochissimi bambini avevano diritto a questo insegnamento.
Gli alunni imparavano a leggere e poi a copiare dei testi o dei racconti.
I maestri facevano anche dettati.   Ma attenti agli ERRORI!
Gli insegnanti erano molto severi e, a volte, davano colpi di BACCHETTA.
Per prendere appunti o per imparare a scrivere si usavano pezzi di vasi rotti o schegge di calcare.   Si scriveva anche sul legno ricoperto di gesso.
I fogli di papiro costavano cari ed erano perciò riservati ai testi ufficiali o ai libri sacri.  Un inchiostro nero era ottenuto dal carbone; un inchiostro rosso era ottenuto dall’ocra (terra argillosa).
Prima di iniziare il lavoro, lo scriba diluiva queste sostanze con un po’ d’acqua.
Lo strumento più importante era il calamo, un bastoncino di canna molto sottile e tagliato a punta che veniva intinto nell’acqua.
Per scrivere sulle pareti dei templi o delle tombe, gli scribi usavano spazzole e pennelli fatti con trecce di papiro annodate.
Gli scribi della amministrazione egiziana che annotavano tutto sui loro registri, sapevano misurare il tempo, le lunghezze e i pesi.
Molte civiltà antiche fondavano il proprio calendario sul corso della luna.
In questo modo l’anno era composto da 354 giorni.
Gli egiziani invece stabilirono il loro anno in funzione dei movimenti del sole.  L’anno egiziano che cominciava il19 luglio, e contava 365 giorni.     Era diviso in 12 mesi di 30 giorni, cioè 360 giorni. Gli ultimi 5 erano consacrati a grandi feste in onore di Osiride, Horus, Seth, Iside e Nefti.
Gli egiziani inventarono 2 strumenti per misurare il tempo: il quadrante solare e la clessidra (orologio ad acqua ).
Il primo era costituito da un pezzo di legno fissato ad angolo retto su una tavoletta graduata.  Fino a mezzogiorno l’ombra si allungava, poi si accorciava gradualmente. Per sapere l’ora bastava guardare su quale tacca della tavoletta si trovava l’ombra.
L’orologio ad acqua  aveva la forma di un vaso graduato e forato alla base.
L’acqua scendeva a poco in un altro recipiente e si leggeva l’ora sia di giorno che  di notte.

I numeri si scrivevano con dei segni: un bastoncino per un’unità, un arco per una decina, un ricciolo per un centinaio, un fiore di loto per un migliaio, un pollice per diecimila, ecc.     

Lo zero non esisteva.
Gli Egiziani hanno osservato il cielo con grande interesse.
Hanno individuato un gran numero di stelle, come la stella Polare, e di costellazioni,come l’Orsa Maggiore e l’Orsa Minore.
Hanno anche scoperto i pianeti visibili senza telescopio: Mercurio, Venere, Marte, Giove e Saturno.
Hanno senz’altro visto le eclissi  di Sole e di Luna, ma non sappiamo se siano riusciti a spiegare questi fenomeni né a prevedere in anticipo il momento in cui sarebbero avvenuti.

Fonte: http://www.scuolerignanoincisa.it/p_librizio/capitoli_librizio/I%20geroglifici.doc
A cura di Valentina  C. e  Marta F.

 

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